What a mess!

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Io e Maya abbiamo girato tutti i negozi presenti all'interno del centro commerciale.

I miei piedi implorano pietà.

Siamo appena rientrate a casa sua, e mi sono letteralmente buttata a peso morto sul divano.

Non ho intenzione di alzarmi per nessun motivo al mondo.

Maya si avvicina al frigo estraendo  due lattine di redbull, e me ne lancia una.

"Grazie, ne avevo davvero bisogno."

Lei fa un cenno del capo e si siede accanto a me.

"Hai qualcosa da fare sta sera?"

poltrire sul divano.
Vorrei rispondere.

Ma no, non ho assolutamente nulla da fare.

Ho intenzione di passare più tempo possibile con lei, per recuperare tutto quel tempo perduto a causa della distanza.

Le sono davvero molto grata, anche se spesso non dimostro il mio affetto, le voglio un mondo di bene, e lei lo sa.

È la sorella che non ho mai avuto.

"No baby, proponi qualcosa?" le domando facendo una faccia pervertita.

"Perfetto allora, prepariamo qualcosa per cena e poi ti porto in un posto."

"Dove andiamo?"
"Sorpresa."

"Uffa, sai quanto odio le sorprese Maya."
"Ma dai, non fare la guastafeste, ti fidi di me?"

"Ciecamente, ma so anche quanto tu possa essere pericolosa in queste cose."

Sì Maya è proprio un pericolo pubblico.

Una volta mi ha portata a sorpresa in un centro commerciale sperduto per il mio compleanno, mi ha fatto salire in uno dei carrelli per la spesa, e mi ha spinta giù per la discesa.

Stavo morendo dalla paura, ma mi sono dannatamente divertita.

Lei è uno spirito libero.

Con Maya ed Andrew le giornate non sono mai monotone.

Tutt'altro.
Sono imprevedibili e divertenti.

"Mi offendi così." dice facendo una faccia da finta offesa, non riesco a non ridere, quindi le lancio un cuscino addosso.

Dopo una lotta agguerrita tra cuscini, finalmente ci sediamo da persone normali sul divano, ridendo a crepapelle.

"Maya, ti voglio bene."

Forse è la prima volta che glielo dico ad alta voce, infatti sono sorpresa di me stessa.

Maya sgrana gli occhi e successivamente allarga le labbra in un sorriso vero, di pura felicità.

"Anche io patata, anche io."

Mi abbraccia.

Ma non uno di quegli abbracci insignificanti che si danno a chiunque solo per conforto.

No.
Uno di quegli abbracci che ti scalda il cuore e che ti fa sentire estremamente felice.

Come se stessi per toccare il cielo con un dito.

La stringo a mia volta, mentre assaporo il suo profumo.

Ci stacchiamo e iniziamo di nuovo a ridere.

Dopo cena, siamo corse a prepararci.

Ho messo un paio di pantaloncini corti di jeans a vita alta, un top bianco e una camicetta a quadri, mentre ai piedi le mie Dr.Martens nere.

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