9 - the worst day ever!

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— Georgia. Ho una brutta notizia. Anzi, pessima.
Harry che piagnucolava, quando solitamente era Ron a farlo, era davvero preoccupante.
— Cosa riguarda, Harry?
— Il diario.
Accidenti.
Vuoi che lo consultiamo? Magari oggi Tom Riddle è di buonumore e ci fornisce qualche informazione in più.
— Pensavo che quel quaderno non ti convincesse.
— Infatti non mi convince, sono convinta che Hagrid non abbia nulla a che fare con tutto ciò.
— Hai avvisato Hermione?
— Sono la sua portavoce personale, anche se si è appena ripresa passa tutto il suo tempo sui libri. Anche da convalescente cercava di dare una mano.
— Capisco... comunque... non possiamo consultare il diario.
Aggrottai le sopracciglia. — Perché?
— Ecco la brutta notizia... — fece un respiro profondo, — L'hanno rubato.

Non avevo saputo esattamente come reagire, in fondo me l'aspettavo, Harry non era un granché a nascondere le cose, probabilmente l'aveva lasciato sopra la scrivania in bella vista.
Ma la prima domanda che mi sorgeva spontanea era chi l'avesse preso.
Solo io, Ron e Hermione sapevamo che il diario era nelle mani di Harry e nessuno di noi avrebbe mai osato compiere un atto simile.
Tutto ciò collegava pericolosamente Tom Riddle alla Camera dei Segreti e in un modo molto più oscuro di quello che il diario aveva voluto farci credere.
— Georgia! Georgia, mio Dio!
— Ron, che c'è? Per oggi ne ho abbastanza di cattive notizie!
— Questa è pessima, Georgia, davvero pessima! 
— Sputa il rospo Ron!
— Hermione è stata pietrificata.
Restai immobile, con un mare di pensieri che rimbombavano nella mia testa facendola quasi scoppiare, onde anomale nel cervello che mi offuscavano la vista.
— Portami da lei.
Ron mi portò dove giaceva il corpo di Hermione, di nuovo in infermeria; sembrava una statua di cera, il che la rendeva ancora più inquietante di un cadavere.
— Hermione potrebbe aver visto la creatura. Potrebbe descrivercela e... potremmo cercare di capire cosa sia.
— Potrebbe averlo già capito, Harry. — lanciai uno sguardo a entrambi. — Penso dovreste andare a parlare con Hagrid.

— È stato arrestato.
— Cosa?!
Ringraziai il cielo che non ci fosse nessuno in quel corridoio, altrimenti sarei stata sentita.
Mi guardai intorno per accertarmene e abbassai il tono della voce.
— Pensano che sia stato di nuovo lui ad aprire la camera dei segreti? Aspetta, quindi Hagrid sarebbe l'erede di Serpeverde? — Mi misi una mano trai capelli. — È impossibile. Quel Tom Riddle ci sta solo confondendo ancora di più le idee.
— Però Hagrid ci ha detto una cosa. — intervenì Ron.
— Ovvero?
Seguite i ragni. — rispose il rosso, rabbrividendo.
Aggrottai le sopracciglia.
— Non capisco, ha qualcosa a che fare col suo... ragno da compagnia?
— A quanto pare sì. — Harry alzò le spalle, — Stanotte io e Ron seguiremo i ragni. Ti faremo sapere tutto il prima possibile.
— Va bene. Fate attenzione.

Mi ero appena seduta su un divanetto della Sala Comune dei Serpeverde, quando il professor Piton venne a chiamarmi.
Pensai che avesse scoperto qualcosa del diario di Tom Riddle, pensasse che fossi l'erede di Salazar o, peggio, volesse darmi qualche sanzione disciplinare, ma per fortuna doveva solo consegnarmi della posta, o meglio, dei pacchi.
Quasi avevo dimenticato che il giorno di Natale era passato e ci avvicinavamo sempre più all'anno nuovo.
Se avessi concluso l'anno senza rivolgere la parola a Draco Malfoy, come mi ero promessa di fare per il resto della nostra frequenza a Hogwarts, sarebbe stato il capodanno migliore della mia vita.
Sempre se fossi rimasta viva.
Aprii i pacchi con la gioia di una bambina e quasi mi vennero le lacrime agli occhi quando lessi sulla carta regalo "da mamma e papà".
Era della mia dimensione preferita, perché solo una tipologia di oggetti poteva essere di quella dimensione, ovvero i libri.
Scartai in tutta fretta il regalo e mi ritrovai tra le mani uno dei libri che avevo sempre pregato i miei di comprarmi, roba babbana che probabilmente gli altri Serpeverde avrebbero snobbato, ma che a me faceva sognare come nient'altro: Orgoglio e pregiudizio.
Strinsi il libro al petto per qualche secondo, per poi riporlo accanto a me.
Da parte di Raven e Rebeka ricevetti solo una cartolina dalla Bulgaria, ma a me andava bene lo stesso, anzi, le loro parole d'amicizia sincera sul retro mi resero felice come non mai.
Tanto ero presa nel leggere e rileggere la splendida calligrafia di Rebeka, che mi accorsi troppo tardi che il mio libro era sparito, o meglio, era finito in mani sbagliate.
— Malfoy, molla quel libro.
Ecco che i miei propositi vanno a...
— Vediamo un po'... Orgoglio e pregiudizio? Che roba è? Roba da babbani, ecco cos'è. — rise e lo lanciò a Goyle.
— Che stupidaggini i libri dei babbani. Seriamente perdete tempo con queste cose?
— Non sono affari tuoi Malfoy, ora ridammelo. — mi morsi il labbro e spostai lo sguardo su Goyle. — Goyle. Per favore.
Goyle lanciò nuovamente il libro a Draco che, posizionatosi davanti al camino, indicava il pavimento.
— Non capisco. — dissi, aggrottando le sopracciglia.
— Inchinati.
L'espressione sul mio viso era di letterale sconvolgimento, cioè...
— Cosa? — scoppiai a ridere — Spero sia uno scherzo.
Draco scosse la testa. — No affatto. Voglio che ti inchini — fece un passo verso di me — e ammetti di essere una lurida sangue marcio, la feccia della feccia. Allora ti sarà ridato il libro.
Per fortuna nella Sala comune c'eravamo solo noi quattro, perciò, se si fosse scatenata una rissa, sarebbe stata la loro parola contro la mia.
— No.
Malfoy alzò un sopracciglio. — Come hai detto?
— Non ti bacerò i piedi solo per sanare il tuo povero orgoglio ferito da un libro in testa e da qualche parola poco carina; perché andiamo... — questa volta fui io a fare un passo avanti, trovandomi faccia a faccia con lui, — ...era solo la verità.
Fu un istante.
Un attimo prima il libro era tra le sue mani e l'attimo dopo era caduto tra le fiamme.
— NO!
Caddi in ginocchio, avvicinando le mani al fuoco per poi ritrarle, guardando impotente il regalo di Natale dei miei genitori bruciare e diventare cenere.
— Bastava questo per farti cadere ai miei piedi?
— Tu... — scattai in piedi e, con le lacrime che minacciavano di scendere da un momento all'altro, gli puntai la bacchetta alla gola, — Come ti sei permesso...?
Mi morsi il labbro, incapace di comprendere il motivo per cui l'avesse fatto; vendetta sarebbe stato troppo stupido, perfino per lui. Non era solamente viziato, come avevo sempre pensato, forse nel suo cuore in realtà non c'era altro che un abisso nero di crudeltà.
— Mi ero ripromessa di non rivolgerti più la parola, ma ora ho capito che la decisione dovrà essere più drastica. — ricacciai indietro le lacrime e abbassai la bacchetta.
Indietreggiai, incapace di guardarlo negli occhi.
— Da oggi io non esisto per te e tu per me. Penso sia meglio per entrambi.
Rinfoderai la bacchetta e mi rifugiai nella mia camera.
Buttatami sul letto, non avevo più neanche la forza di aprire il libro per le ricerche nelle quali mi stavo buttando a capofitto, volevo solo chiudere gli occhi e piangere; piangere perché ero una sangue marcio, piangere perché rischiavo ogni giorno la morte, piangere perché mi mancava la mia famiglia, piangere perché la cosa più recente che mi legava a loro non era diventata altro che un mucchietto di cenere. Volevo piangere per i miei migliori amici che erano in Bulgaria e che non avrei rivisto prima di gennaio, piangere per tutto quel casino che quattro bambini stavano cercando di risolvere da soli, piangere perché Ginny mi ignorava, così come ignorava tutti gli altri, ma soprattutto, piangere perché mai avevo conosciuto persona più cattiva di Draco Malfoy.

n/a:
Sono particolarmente fiera di questo capitolo daje.

mudblood - the descendant  [d.m.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora