46 - it's too late, he's gone

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Preparatevi a 2438 parole di sofferenza ;)

— Dammi la profezia e nessuno si farà del male. — disse Malfoy glaciale, provocando in Harry una risata ironica.
— Certo! Io ti consegno questa profezia e voi ci lasciate tornare a casa come niente fosse?
Prima che potesse continuare, una mangiamorte dai crespi e ricci capelli corvini sfoderò la bacchetta ricurva e fece per lanciare accio verso la sfera.
In lei riconobbi Bellatrix Lestrange, cugina di Sirius Black e pazza omicida fuggita da Azkaban quando i dissennatori erano passati dalla parte del Signore Oscuro.
Prontamente, Harry esclamò,
Protego!
— Hai bisogno di farti convincere? Benissimo... prendete la più piccola. — ordinò ai Mangiamorte accanto a lei, — Che guardi mentre la torturiamo. Ci penso io.
Harry digrignò i denti e si parò davanti a Ginny.
— Se vuoi attaccare uno qualunque di noi, prima dovrai spaccare questa. E non credo che il tuo capo farà salti di gioia se torni da lui a mani vuote, vero?
Bellatrix strinse le labbra sottili e serrò i pugni, mentre l'angolo del labbro superiore guizzava nervosamente verso l'alto.
— Allora, — proseguì Harry, — di che profezia si tratta? Perché Voldemort ci tiene tanto?
Trai mangiamorte si diffusero occhiatine sorprese e mormorii.
— Tu osi pronunciare il suo nome? — sussurrò Bellatrix sconvolta.
— Certo. — rispose Harry, — Non ho problemi a dire Vol...
— Chiudi la bocca! Osi pronunciare il suo nome con le tue labbra indegne, osi profanarlo con la tua lingua da Mezzosangue, osi...
— Non lo sapevi che è un Mezzosangue anche lui? — ribatté Harry, —Voldemort? Sì, sua madre era una strega, ma il suo papà era un babbano... o vi ha raccontato d'essere un purosangue?
Malfoy bloccò il getto rosso fuoriuscito dalla bacchetta della mangiamorte e glielo rispedì contro, mandandola a sbattere contro uno scaffale, dal quale caddero numerose sfere.
— NON ATTACCATE! — esclamò Lucius con durezza, — ABBIAMO BISOGNO DELLA PROFEZIA!
— Non mi avete ancora spiegato che cos'ha di tanto speciale questa profezia.
Non sapevo esattamente cosa Harry avesse in mente, ma sembrava che stesse tramando qualcosa, perché quasi impercettibilmente si stava muovendo verso me e Hermione, che ci trovavamo poco più dietro di lui.
Quando mi pestò il piede destro, trattenni il fiato e mi morsi il labbro inferiore.
Non feci in tempo a rispondere al suo tentativo di richiamo, che Lucius riuscì a catturare l'attenzione del prescelto.
— Silente non ti ha mai detto che il motivo per cui hai quella cicatrice era nascosto nelle viscere dell'Ufficio Misteri?
— Che cosa c'entra la mia cicatrice?
— Harry? — sussurrai flebilmente col respiro mozzato, — Che c'è?
— Possibile? —commentò Lucius, sogghignando, mentre alcuni Mangiamorte scoppiarono a ridere, come se Malfoy avesse fatto una battuta divertentissima.
— Spacca gli scaffali... — mi rispose Harry, approfittandosi del momento di chiasso e distrazione dei mangiamorte, ben attento a non farsi vedere,— ...quando dico "ora"...
— Silente non te l'ha mai detto? — proseguì Lucius, sadicamente divertito, — Allora è per questo che non sei arrivato prima, Potter! L'Oscuro Signore si chiedeva perché non ti sei precipitato qui non appena ti ha mostrato il posto dov'era nascosta. Pensava che la curiosità ti avrebbe spinto a volerla ascoltare con le tue stesse orecchie...
— Ma davvero? — chiese Harry, mentre trasmettevo il messaggio a Hermione, che a sua volta, come nel gioco del telefono senza fili, lo passava agli altri.
— Voleva che venissi a prenderla? E perché?
— Perché, Potter, le uniche persone alle quali è permesso ritirare una profezia dall'Ufficio Misteri sono coloro che ne sono l'oggetto...
— E perché voleva rubare una profezia su di me?
— Su entrambi, Potter, su di te e su di lui... Non ti sei mai chiesto perché ha tentato di ucciderti quando eri solo un bambinetto?
— Qualcuno ha fatto una profezia su Voldemort e me? E mi ha fatto venire a prenderla per lui? Perché non l'ha presa lui stesso?
Bellatrix scoppiò a ridere.
— Prenderla lui stesso? L'Oscuro Signore... che entra nel Ministero della Magia, quando loro continuano così gentilmente a ignorarne il ritorno? L'Oscuro Signore... mostrarsi agli Auror che insistono a sprecare il loro tempo dando la caccia al mio caro cugino?
— Perciò ha mandato voi a fare il lavoro sporco, eh? — disse Harry.
— Molto bene, Potter... — disse Malfoy. — L'Oscuro Signore sa che non sei uno scioc...
— ORA! — urlò Harry.
Io e Ginny ci scambiammo uno sguardo complice e sei fasci di luce azzurrina saettarono in tutte le direzioni mentre sei voci diverse urlavano l'incantesimo reducto.
I scaffali crollarono insieme alle sfere su di essi poggiate, che si ruppero in mille pezzi, lasciando che sagome bianche simili a fantasmi ne uscissero fuori e sussurrassero parole di profezie che nessuno avrebbe mai più ascoltato.
— CORRETE! — urlò Harry.
E noi ci provammo, ma non era per niente facile.
Mentre cercavamo di proteggerci dagli scaffali e dalle sfere che cadevano in mille pezzi su di noi e di farci strada tra la nebbia biancastra che si era andata a creare, dovevamo anche tentare di evitare gli attacchi dei mangiamorte. Fu una lotta all'ultimo sangue, tanto che oltre a lampi rossi, argentei e azzurri, scattarono anche pugni, calci e violenze di ogni tipo. Odiavo quel tipo di combattimento, dato che ero poco dotata di forza fisica.
A un tratto un mangiamorte emerse dalla nebbia e mi afferrò la caviglia, facendomi cadere di faccia terra. Per fortuna fui abbastanza veloce da parare la caduta con le mani e riuscii a tenere stretta la presa sulla bacchetta, che usai per respingere il mio aggressore con uno stupeficium.
Inaspettatamente, la mano che mi sollevò da terra con forza e mi spinse via era quella candida e curata di un uomo adulto, dal quale mi aspettavo tutto ormai tranne che aiuto.
Quando i miei occhi incontrarono quelli di Lucius Malfoy, sentii un nodo stringermi la gola e dovetti trattenere le lacrime prima che scorressero come fiumi in piena lungo le mie guance.
Ha gli stessi occhi di Draco.
Avrei voluto chiedergli perché mi stesse aiutando, invece di lasciarmi in balia dei suoi compagni, o di lottare con me lui stesso, ma non domandai nulla, mi limitai a boccheggiare, mentre indietreggiavo, incapace di proferire parola.
Mi aggregai a Ron, Ginny e Luna, che correvano coprendosi la testa con le braccia; la porta da dove eravamo entrati era aperta e riuscivo vedere da lontano, anche senza gli occhiali che giacevano rotti da qualche parte, la campana di vetro e la luce dorata che rifletteva.
Non facemmo in tempo.
Non sapevo esattamente cosa stesse accadendo, perché improvvisamente un paio di forti braccia mi avevano circondato le spalle e due mani mi avevano coperto gli occhi, probabilmente per non farmi vedere quello che stava accadendo, per non farmi vedere il motivo di quelle urla che mi avevano fatto venire la pelle d'oca.
— Nott, lascialo, ho detto... — fece la voce dietro di me, che si rivelò essere ancora una volta quella di Lucius Malfoy. — Le sue ferite sono nulla per l'Oscuro Signore; nulla, in confronto a perdere quella profezia. Jugson, vieni qui, dobbiamo organizzarci! Ci divideremo in coppie e frugheremo questo posto da cima a fondo, e non dimenticate: siate gentili con Potter fino a che ha in mano la profezia e con questa ragazza.
Lucius mi strattonò, togliendomi le mani dagli occhi, e ci misi lunghi istanti per realizzare che con "questa ragazza" lui intendesse proprio me.
Ma perché?
Una marea di pensieri mi attraversarono la testa: forse Lucius sapeva che ero la ragazza di suo figlio, quindi non voleva che mi accadesse nulla che potesse ferire Draco; oppure il Signore Oscuro era, per qualche motivo, interessato a me.
In ogni caso, speravo che Draco non fosse coinvolto, nonostante il suo comportamento negli ultimi giorni sembrasse affermare l'esatto contrario. La preoccupazione, la paura ingiustificata di perdermi... sembrava che sapesse qualcosa che io non sapevo, che volesse tenermi lontana da qualcosa... ma da cosa?
Che Draco fosse effettivamente a conoscenza dei piani malvagi del padre e non me ne avesse mai parlato?
Il cuore prese a battermi più forte e la testa comincio a pulsare violentemente. Tutti quei pensieri mi avevano ovattato le orecchie e distratta dalla situazione che si era andata a creare, tanto che non avevo idea di cosa si fossero detti fino a quel momento.
Tornai in me quando venni trascinata verso una porta e rotolai fuori insieme ad altre tre persone.
— Ragazzi! state tutti...? — fece Harry, ma prima che potesse terminare la frase venne interrotto dalla risata di Ron, che gli afferrò i vestiti e lo fissò con uno sguardo da fattone, — Eccoti qua... ah ah ah... come sei buffo, Harry... tutto in disordine...
Lo guardai perplessa, tanto ero presa dai miei pensieri, che mi ero persa tutto. Non avevo la più pallida idea di cosa gli fosse successo.
Ron cadde sulle ginocchia, trascinandosi Harry appresso, che dovette piegarsi e poggiare le mani a terra per non finire addosso all'amico.
Harry si guardò intorno con aria persa e spaventata, mentre Ginny si sedette per terra appoggiata al muro tenendosi stretta la caviglia.
— Se l'è rotta, credo. — disse Luna, —Erano in quattro... ci hanno inseguiti dentro una stanza buia piena di pianeti; un posto stranissimo... ci siamo ritrovati a galleggiare nel buio... poi uno ha afferrato Ginny per un piede.
— E Ron? — chiese Harry con voce flebile.
— Non so con che cosa l'hanno colpito, ma è diventato un po' strano, e ho fatto fatica a portarmelo dietro.
— Dobbiamo andar via di qui. — decise Harry, mentre Luna aiutava Ginny ad alzarsi e a camminare.
Eravamo quasi arrivati a una porta che sarebbe potuta essere l'uscita, quando i Mangiamorte, guidati da Bellatrix, fecero il loro ingresso.
Evitammo agilmente gli schiantasimi e corremmo verso la porta, che io stessa sigillai appena in tempo per vederla chiudersi in faccia a Bellatrix.
Eravamo tornati nella stanza dei cervelli, nella quale vi erano una dozzina di porte che si aprivano e chiudevano e dalle quali sarebbero potuti entrare i nostri nemici. In fretta e furia, presi dal panico, provammo a sigillarle tutte, ma, ancora una volta, non facemmo in tempo. 
Cinque Mangiamorte avevano fatto irruzione dalla porta che Luna stava per sigillare.
Pochi attimi dopo, erano quasi tutti KO ed eravamo rimasti soltanto Neville, che non riusciva a lanciare neanche uno schiantesimo, Harry e io contro i cinque nemici.
Harry prese a correre per la sala, con la sfera alta sopra la testa, al fine di allontanare da noi i nemici e fare in modo che non gli lanciassero alcun incantesimo, troppo impauriti di distruggere la profezia.
Mentre io e Neville cercavamo di liberare Ron dai tentacoli di uno dei cervelli che lo avevano legato come un salame, Harry si tuffò oltre la porta da dov'erano entrati i Mangiamorte.
Stavamo per completare il lavoro quando Neville decise di mettersi in piedi.
Di impulso, feci lo stesso e gli afferrai il braccio, lanciandogli uno sguardo eloquente. Harry non avrebbe voluto che Neville lo seguisse se ciò avesse significato rischiare di farlo morire. Ma lui non se ne fregò nulla e si divincolò dalla mia stretta con estrema facilità, per poi correre determinato verso la porta.
Io intanto liberai Ron, attendendo qualche segnale dalla stanza vicina.
Erano passati pochi minuti ma l'attesa sembrava infinita e parve prolungarsi ulteriormente quando vidi lampi rossi e argentei provenire dalla porta, così vicina che con tre falcate l'avrei raggiunta e con quattro superata.
Deglutendo, misi da parte la paura che mi stava divorando il fegato, tirai su Ron e lo condussi vicino agli altri, per poi fare un respiro profondo, attraversare la porta e chiuderla.
Ero nella stanza con l'arco di pietra e tutto quel caos mi fece congelare sul posto. Arrivai appena in tempo per vedere Harry che cercava di tirare su Neville, la sua veste rompersi e la sfera rotolare giù.
Allungai un braccio, ma prima che potessi recuperarla con accio, Neville la colpì con un piede. La sfera si schiantò su un gradino e la guardammo tutti impotenti frantumarsi sotto i nostri occhi sgranati.
Un rumore mi fece sussultare.
Quando mi voltai notai sorpresa che Albus Silente era comparso dietro di me e sembrava davvero incazzato.
Improvvisamente i miei muscoli si rilassarono e feci un respiro sollevato. Siamo salvi.
Quando i mangiamorte si accorsero della sua presenza, tra loro si diffuse un'incredibile irrequietezza.
Con un incantesimo Silente riacchiappò tutti coloro che, terrorizzati, cercavano di sfuggire alla sua collera, mentre altre due persone a me sconosciute, insieme a Sirius, Lupin e Malocchio Moody (quello vero), combattevano al nostro fianco.
Presa dall'eccitazione, davanti all'ormai scontata vittoria, decisi di gettarmi nella mischia.
La bacchetta era stretta nella mia mano destra, spezzata a causa di una delle tante cadute che avevo preso. La lasciai cadere per terra, sotto lo sguardo allibito di Harry, che si era appena accorto della mia presenza.
— Georgia?! — esclamò lui, lasciando Neville per terra. — Che cosa hai in mente?! Ti ammazzeranno là giù, senza bacchetta!
Io accennai un sorriso e lo superai.
— Bacchetta? Chi ha detto che abbia bisogno della bacchetta?
Corsi verso un mangiamorte che stava combattendo contro a una ragazza piuttosto giovane dai capelli rosa elettrico.
Tesi il braccio e con un gesto della mano feci schiantare l'uomo contro la parete opposta della stanza.
Mentre mi preparavo per disarmare un mangiamorte che stava per assalire la stessa ragazza alle spalle, sentii la risata di qualcuno echeggiare nella sala.
— Avanti, puoi fare di meglio!
Era Sirius, impegnato in in tête-à-tête con Bellatrix Lestrange.
Il getto luminoso proveniente dalla bacchetta della donna lo colpì in pieno petto.
Non sapevo che incantesimo fosse, ma il volto dell'uomo divenne improvvisamente pallido, non quel pallore grazioso delle bambole di porcellana, ma un pallore con una sfumatura di giallo, un pallore cadaverico; gli occhi erano sgranati e sul volto c'era ancora l'ombra dell'ultima risata.
Il mio sguardo corse subito a Harry, che scese le gradinate e corse verso l'arco. Lo guardava speranzoso, come se Sirius fosse solo caduto attraverso il velo e tra qualche secondo si sarebbe rialzato come niente fosse. E per un attimo ci credetti anch'io. Ma non successe nulla.
La mandibola sembrò staccarsi dalla mascella, perché senza accorgermene mi trovai con la bocca spalancata, le mani vicino al petto, come per proteggere il cuore da tutto quel dolore.
Le urla di Harry erano strazianti.
Tra le braccia del professor Lupin, Harry chiamava il padrino con tutta la voce che aveva in gola, e continuò a chiamarlo finché l'aria nei polmoni non gli sembrò esaurita e la gola non prese a fargli male.
Fece per lanciarsi verso la piattaforma in pietra, determinato ad attraversare l'arco, agguantare Sirius e portarlo indietro, ma Lupin lo bloccò ancora una volta, mentre una lacrima gli scendeva lungo la guancia solcata da una profonda cicatrice.
— Fermalo... salvalo... è appena passato...!
— È troppo tardi, Harry. Non puoi fare più niente... se n'è andato.

n/a:
I'm crying.

mudblood - the descendant  [d.m.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora