36 - first day as a slytherin female prefect

369 27 0
                                    

Era il primo giorno dopo le vacanze di Natale e il preside Silente mandò il professor Piton a chiamarmi dalla Sala Comune.
Ero perplessa riguardo il motivo dell'incontro: non avevo fatto di nulla male (a parte l'allenamento segreto con Raven, ma se non avevano ancora scoperto nulla riguardo l'Esercito di Silente...).
— Signorina Sheve! — sorrise il preside quando mi fui chiusa la porta alle spalle.
— Salve professore. C'è qualche problema?
— Oh, direi di sì.
Merda.
Un problema che riguarda la signorina Parkinson.
Aggrottai le sopracciglia confusa.
— E io cosa centro con lei?
— Come lei sa bene, la signorina Parkinson è stata eletta prefetto dei Serpeverde del quinto anno, assieme al signor Malfoy. Nessuno del corpo docenti approvava la scelta, ma, dato che era stata una richiesta della diretta interessata, abbiamo deciso di concederle un periodo di prova nel quale avrebbe potuto dimostrare la sua idoneità al ruolo di prefetto. Questo periodo di prova è terminato l'ultimo giorno precedente le vacanze di Natale.
— Se me lo sta dicendo — ipotizzai, a braccia conserte, — immagino che non l'abbia superato.
— Esattamente. Dunque, noi professori ci siamo sentiti liberi di eleggere un nuovo prefetto. La scelta si è rivelata piuttosto semplice, perché tra gli studenti Serpeverde del quinto anno, sia ragazzi che ragazze, lei è quella coi migliori risultati dal punto di vista accademico. Perciò abbiamo ritenuto che lei, signorina Sheve, fosse la persona più adatta a svolgere questo ruolo.
Probabilmente aveva altre cose da dire, ma si fermò, dandomi il tempo necessario per metabolizzare la notizia.
Il cuore mi batteva forte nel petto.
Dal primo anno che avevo messo piede a Hogwarts, diventare prefetto era il mio sogno nascosto. Non pretendevo di di diventare Caposcuola, ma ero quasi certa di diventare prefetto, contando sulle mie capacità di dialettica.
Inoltre, godendo della simpatia della McGranitt, di Silente e perfino, per quanto possibile, di Piton, pensavo di non avere rivali. Poi era stata scelta Pansy ed è inutile descrivere la delusione che avevo provato quando avevo ricevuto la notizia. Mi ero tormentata per un po', ma mi ero presto rassegnata, dato che avevo altre cose per la testa e non c'era bisogno di farne una questione di stato.
Adesso Silente mi stava dando l'occasione che aspettavo e l'avrei colta senza farmelo ripetere due volte.
— Non la deluderò, signore.
Il sorriso di Silente mi scaldò il cuore.
— Ne sono certo. E sono anche certo che non sprecherete le ronde notturne ad ammirare il signor Malfoy senza combinare nulla.
Mi scappò una risatina e annuii.
— Non lo farò, signore.
— Bene. Può andare adesso, signorina Sheve. Congratulazioni.
Indietreggiai, senza cercare di mascherare l'enorme sorriso che mi era comparso sul volto.
— Grazie mille! Davvero!
Aprii la porta e uscii.

Ero nella Sala Comune dei Serpeverde, con Cime Tempestose aperto a pagina 142 tra le mani, quando Pansy Parkinson fece il suo ingresso nel sotterraneo insieme alla sua schiera di stronzette.
— Mi hanno appena tolto il posto da prefetto, ma penso che tu lo sappia.
Sospirai, staccando di malavoglia gli occhi dal libro
— Non ho voglia di litigare Pansy.
— È colpa tua!
Pansy era davanti a me e il fatto che fossi seduta mi metteva in netto svantaggio, oltre che a disagio, dato che ero notevolmente più bassa.
Chiusi il libro e lo strinsi al petto, poiché non volevo facesse la stessa fine di Orgoglio e Pregiudizio, qualche anno prima.
— Pansy, io non ho niente a che fare con tutto ciò. Non sono andata io a lamentarmi con Silente.
— Eppure il fatto che abbia scelto proprio te non è strano?
— No! — aggrottai le sopracciglia, mettendomi in piedi per fronteggiarla, — Non è strano per niente, Pansy.
Lasciai il libro sul divano e feci qualche passo in avanti, facendola indietreggiare.
— È stata una scelta consapevole degli insegnanti. Perché loro sanno che tipo di studentessa sono io, così come sanno che tipo di studentessa sei tu, Pansy.
— Cosa vorresti insinuare?
Mi grattai la fronte. Che casino stavo combinando?
— Non insinuo niente, Parkinson. Semplicemente dico la verità. È un dato di fatto che i miei risultati accademici siano migliori dei tuoi. È inutile farne un dramma.
— Quindi stai dicendo che sei meglio di me?
In effetti... SÌ!
— No! Stai fraintendendo, Pansy!
La Parkinson mi guardò in cagnesco per qualche istante, spostò lo sguardo prima su Millicent Bustrode, poi sul mio libro.
Sarei riuscita a salvare il romanzo se Pansy non mi avesse tirata dai capelli.
Trattenni un gemito e cercai di divincolarmi, senza successo.
— Mi spieghi per quale motivo stai facendo tutta questa scenata?
— Perché ti odio, Sheve.
— Sono contenta che tu lo abbia detto, perché questo tuo sentimento è pienamente reciproco e non vedevo l'ora di fartelo sapere.
Sfoderai la bacchetta, ma Tracy Davis agì con notevole prontezza, disarmandomi con un Expelliarmus, mentre Pansy continuava a tenermi per i capelli e Millicent si avvicinava pericolosamente al camino col mio libro in mano.
Avrei potuto usare la magia senza mani, sapevo che avrei potuto farlo e, al 70% delle possibilità, ci sarei anche riuscita. Ma finché quel 70 non sarebbe diventato un 100, non ci avrei provato (non in presenza degli altri studenti, almeno).
Le risate provenienti dall'esterno della Sala Comune non sembrarono disturbare Pansy e la sua gang, che continuarono a bullizzarmi come se niente fosse.
— Forza Millicent! Che aspetti! Getta quel stupido libro babbano nel fuoco, è quello il suo posto!
— Hey!
A quella voce, Millicent voltò lo sguardo verso l'ingresso della Sala Comune.
A passi rapidi il mio salvatore si avvicinò al camino e quando entrò nel mio campo visivo trattenni il respiro.
— In quattro contro una?
— Ma io...
— Sì, Daphne, anche se non l'hai aggredita sei comunque stata lì immobile tutto il tempo senza fare alcunché. Lo stesso vale per te, Tracy.
Draco Malfoy tese la mano verso Millicent, che guardò Pansy indecisa sul da farsi.
— Se osi farlo cadere nel camino la prossima cosa a prender fuoco sarà la tua uniforme, Millicent.
Alle parole di Malfoy, la diretta interessata gli porse il libro, abbassando lo sguardo e ritirandosi nella sua stanza, in silenzio, seguita da Daphne e Tracy.
Pansy alzò gli occhi al cielo e allentò la presa sui miei capelli, permettendomi finalmente di raddrizzare la postura.
— E tu... — si avvicinò alla Parkinson, chinandosi quel che bastava per trovarsi con lei faccia a faccia, — ...sei patetica.
Vidi il petto di Pansy gonfiarsi e i suoi denti mordere il labbro inferiore.
Se non avesse avuto l'orgoglio di un cammello, probabilmente a quelle parole, provenienti per giunta dal ragazzo per cui aveva una cotta spaventosa, sarebbe scoppiata a piangere. Invece non disse nulla e, dopo aver superato Draco, anche lei si rintanò nella sua stanza.
Io e Draco rimanemmo soli, senza considerare qualche altro studente che si faceva i fatti suoi.
Tenni lo sguardo basso per qualche istante, imbarazzata, poi lo alzai, incrociando gli occhi color ghiaccio di Draco che, da quando Pansy se n'era andata, non avevano smesso di fissarmi.
— Grazie. — mormorai, accennando un sorriso, che lui, stranamente, ricambiò con una certa dolcezza.
— Già, è strano sentirselo dire. Soprattutto da te.
Rimanemmo in silenzio per qualche altro breve istante, indecisi sul da farsi (e il da dirsi).
— Oh, — disse lui, — questo è tuo. Mi spiace per l'ultima volta.
Afferrai il libro che mi stava porgendo e scossi la testa.
— Oh, non importa più ormai. L'ho ricomprato e letto comunque.
— Me l'aspettavo. — ridacchiò lui.
— Piuttosto... perché sei intervenuto? Mi aspettavo che ti unissi a loro, invece di difendermi.
— Oh, beh. L'avrei fatto, sì. Diciamo che... — alzò le spalle, — ...non ne avevo voglia.
Alzai le sopracciglia.
— Non ne avevi voglia? E menomale.
— Facciamo che... mi devi un favore.
E se ne andò.
Quella era stata una delle conversazioni più strane che avessi mai intrapreso con qualcuno in quei quattro anni che avevo passato a Hogwarts (senza considerare le cose strane tipo Voldemort e roba del genere).
Ma perché il mio cuore sta battendo così forte?

n/a:
Finalmente stiamo arrivando alla storia d'amore. DAJE.

mudblood - the descendant  [d.m.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora