44 - dumbledore's secret weapon

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Draco mi puntava la bacchetta alla gola mentre con una mano mi accarezzava con delicatezza e discrezione il fianco sinistro, provocandomi brividi lungo tutta la schiena.
— Ti avevo esplicitamente detto di stare alla larga dai guai. — sibilò.
Alzai gli occhi al cielo, — Sono i guai che vengono da me.
— No, sei tu che te li vai a cercare.
Probabilmente vi starete chiedendo cosa fosse accaduto e trovo inutile specificare che la colpa fosse di Harry.
Potter aveva avuto la straordinaria idea di andare a salvare Sirius e di metterci in mezzo. Sì, Sirius Black, il suo padrino, di cui abbiamo tanto parlato quando frequentavo il secondo anno.
Comunque, non avevo ben capito come esattamente avesse saputo del rapimento di Sirius. Pensavo che avesse avuto delle visioni, dato che, prima di chiedermi aiuto, Hermione e Ron mi avevano detto che Harry non era stato bene quella notte.
Così mi ero ritrovata a cercare un diversivo mentre Potter tentava in non so che modo di raggiungere il Ministero, dove doveva essere stato portato il suo padrino.
Ovviamente eravamo stati scoperti ancora prima di attuare il piano ed eravamo stati portai nell'Ufficio degli incubi, dove la Umbridge sembrava morire dalla voglia di prendere Harry a schiaffi.
— Voglio sapere perché è entrato nel mio ufficio!
— Volevo... prendere la mia Firebolt!
— Bugiardo! Sa benissimo che la sua Firebolt è sotto chiave nei sotterranei. Aveva la testa nel camino. Con chi cercava di mettersi in contatto?
— Con nessuno... — Harry tentò di liberarsi dalla stretta della Umbridge, i cui pugni grassottelli stavano strappando parecchi capelli dal suo cranio.
— Bugiardo! — urlò di nuovo la Umbridge, scaraventando il povero Harry contro la scrivania.
Hermione era stata inchiodata al muro da Millicent Bulstrode, mentre una marmaglia di Serpeverde entrò trascinandosi dietro Ron, Ginny, Luna e Neville, tutti e quattro imbavagliati.
— Bene bene. A quanto pare fra poco a Hogwarts non resterà nemmeno un Weasley.
Draco scoppiò in una fragorosa risata, a causa della quale ricevette da parte della mia testa un violento cozzo sul mento.
Con un gran sorriso soddisfatto, la Umbridge guardò i suoi prigionieri.
— Allora, Potter. — disse, — A quanto pare, aveva fretta di parlare con qualcuno. Con Albus Silente, forse? O con quell'ibrido... Hagrid? Dubito che si trattasse di Minerva McGranitt... ho sentito che sta troppo male per parlare con chiunque.
Harry era così incollerito da tremare inarrestabilmente.
— Non è affar suo, con chi parlo.
I muscoli del volto della Umbrdige si irrigidirono notevolmente e la sua voce assunse un tono infido e preoccupante.
— Molto bene, signor Potter... le ho offerto la possibilità di confessare spontaneamente. Ha rifiutato. Non ho altra scelta. Draco... chiami il professor Piton.
— E che faccio con lei?
La Umbridge portò i suoi enormi occhi da ranocchio su di me e accennò un sorriso finto come quello di una Barbie.
— Sono certa che la signorina è abbastanza intelligente da capire che è meglio per lei rimanere immobile.
Malfoy s'infilò la bacchetta nella veste, dove aveva già risposto quella di Harry, e uscì.
Harry, però, non ci aveva nemmeno fatto caso. Stava pensando a qualcosa, qualcosa che io non riuscii a comprendere fin quando Piton non fece il suo ingresso nell'ufficio.
— Voleva vedermi, signora Preside?— chiese Piton.
— Ah, professore. — La Umbridge si alzò sorridendo. — Sì, gradirei avere al più presto un'altra bottiglia di Veritaserum.
— Ha usato l'ultima che avevo. Non l'avrà consumato tutto? Le avevo spiegato che tre gocce sarebbero bastate.
— Ma può prepararne dell'altro, no?
— Certo. — rispose Piton, — Dato che serve un intero ciclo lunare perché sia pronto, dovrei poterglielo consegnare più o meno fra un mese.
— Un mese? A me serve adesso! Ho appena sorpreso Potter che usava il mio camino per comunicare con una o più persone sconosciute!
— Ma davvero? Be', non mi stupisce. Potter non ha mai avuto un'eccessiva inclinazione a seguire le regole della scuola.
— Voglio interrogarlo ora! — urlò la Umbridge.
— Gliel'ho già spiegato. La mia provvista di Veritaserum è finita.
Quasi mi dispiaceva per Piton che doveva sprecare il suo tempo nel cercare di fare ragionare il cervello grande quanto una nocciolina della Umbridge.
— A meno che non voglia avvelenare Potter, e le assicuro che in tal caso avrebbe tutta la mia simpatia, non posso aiutarla. Purtroppo la maggior parte dei veleni agisce troppo in fretta e non lascia alla vittima il tempo di dire la verità.
— Mi sta ostacolando deliberatamente! Mi aspettavo di meglio: Lucius Malfoy parla sempre così bene di lei! Ora esca dal mio ufficio!
Piton le rivolse un inchino ironico e fece per andarsene. Guardai Harry, che, proteso in avanti, sembrava essere in procinto di dire qualcosa fin da quando Piton era entrato nella stanza.
— Ha preso Felpato! — finalmente urlò, — Ha portato Felpato e l'ha portato nel posto dov'è nascosta!
Non sapevo perché Harry stesse dicendo ciò al professor Piton. Che anche lui facesse parte dell'Ordine della fenice di cui Harry mi aveva più volte parlato?
Ne ebbi la conferma solo quando Piton si bloccò, le dita già sulla maniglia della porta, una strana luce negli occhi scuri.
— Che cos'è un Felpato? — gracchiò la Umbridge, — Dov'è nascosta che cosa? Che cosa significa, Piton?
Piton si voltò.
— Non ne ho la minima idea. — rispose gelido. — Potter, se mai mi venisse voglia di sentirmi urlare delle assurdità, ti somministrerò una Pozione Tartagliante. Tiger, per favore, allenta quella presa. Se Paciock soffoca, ci toccherà riempire una montagna di noiose scartoffie e temo che dovrei farne cenno nelle tue referenze, se mai tu cercassi lavoro.
E Piton uscì, mentre Harry sembrava essersi lasciato andare all'angoscia. Piton doveva essere la sua ultima speranza.
— Benissimo... — disse la Umbridge, —Non ho scelta... non è una mera questione di disciplina scolastica... qui è in gioco la sicurezza del Ministero... sì... sì...
Sembrava che si volesse convincere a fare qualcosa. Passò nervosamente il peso da un piede all'altro, fissando Harry e picchiettando la bacchetta contro il palmo vuoto.
— È lei che mi costringe, Potter... io non vorrei, ma a volte le circostanze giustificano i mezzi... Il Ministro capirà che non avevo scelta...
Avevo un pessimo presentimento.
— La Maledizione Cruciatus dovrebbe scioglierle la lingua.
— No! — gridò Hermione, mentre Draco avvolgeva le braccia intorno alle mie spalle per impedirmi di lanciarmi contro quella stronza psicopatica.
— Professoressa Umbridge... è illegale!
Ma la professoressa sembrava addirittura esaltata e nei suoi occhi vi era una scintilla di sadismo che mi fece venire il voltastomaco.
— Professoressa! — gridò ancora Hermione. — Il Ministro non vuole che lei infranga la legge!
— Se Cornelius non saprà, non soffrirà. — rispose la Umbridge, puntando la bacchetta contro diversi punti del corpo di Harry, come per decidere dove gli avrebbe fatto più male. — Per esempio, non ha mai saputo che avevo ordinato ai Dissennatori di attaccare Potter l'estate scorsa, ma è stato ben felice di cogliere al volo l'opportunità di espellerlo.
— È stata lei? — esclamò Harry. — Lei ha mandato i Dissennatori contro di me?
— Qualcuno doveva agire. Continuavano a belare che bisognava chiudere la bocca a Harry Potter... screditarlo... ma io sono stata l'unica a fare qualcosa... quella volta è riuscito a scamparla, vero, Potter? Ma non oggi, non ora...
Prese fiato e gridò, — Cru...
— No! — urlò Hermione, ancora bloccata da Millicent Bulstrode. — Harry... dobbiamo dirglielo!
Harry guardava Hermione sconcertato, io stessa ero parecchio confusa. Che diamine aveva in mente?
— Te lo tirerà fuori comunque! A... a che cosa serve resistere?
Hermione scoppiò a piangere sulle spalle di Millicent Bulstrode, che si allontanò disgustata.
— Bene, bene, bene! La nostra Saputella ci darà qualche risposta! Su, ragazza, parli!
— Mi... mi dispiace tanto! — disse, — Ma proprio... non posso sopportarlo...
Allora capii. Non ci avrebbe tradito, non se lo sarebbe mai permesso. Nonostante singhiozzasse disperatamente, tra le fessure delle dita non c'era alcuna traccia di lacrime.
— Va bene, va bene, ragazza! Allora... con chi parlava Potter poco fa?
— Be'... — balbettava, coprendo con le mani il volto asciutto, — tentava di parlare col professor Silente.
Ron si immobilizzò e sgranò gli occhi, mentre Ginny smise di calpestare i piedi della Serpeverde del sesto anno che prima aveva quasi perso a calci e perfino Luna Lovegood, che fino a quel momento sembrava essere persa nel suo mondo, parve stupita. Per fortuna la Umbridge e la squadra degli idioti erano troppo concentrati su Hermione per notare qualunque cosa.
— Silente? Sapete dove si trova?
— No! Abbiamo provato al Paiolo Magico e ai Tre Manici di Scopa e anche alla Testa di Porco...
— Piccola idiota... Silente non può stare in un locale pubblico con tutto il Ministero sulle sue tracce! — urlò delusa la Umbridge.
— Ma dovevamo dirgli una cosa importante!
— Che cosa? — chiese la Umbridge, improvvisamente interessata.
— Volevamo dirgli che è pronta!.
— Che cosa? Cos'è che è pronto, ragazza?
— La... l'arma segreta!
Che cosa?
— Arma? Avete costruito un'arma? Da usare contro il Ministero? Su ordine di Silente, giusto?
— S-s-sì, — ansimò Hermione, — ma lui se n'è andato prima che fosse pronta e o-o-ora che l'abbiamo finita n-n-non riusciamo a trovarlo!
— Che arma è?
— No-non capiamo bene come funziona — rispose Hermione, — Abbiamo... abbiamo solo fatto quello che il professore ci ha d-d-detto.
— Accompagnami subito nel posto dov'è nascosta quest'arma.
— A loro non la faccio vedere! — strillò Hermione, riferendosi ai Serpeverde della Squadra di inquisizione.
— Non sta a lei fissare le condizioni!
— Va bene... li lasci venire... Spero che la usino contro di lei! Anzi, porti pure tutti a vederla! Le... le starebbe bene... sì, vorrei proprio che tutta... tutta la scuola sapesse dov'è, e come u-usarla, così se lei dà fastidio a qualcuno, la sistemeranno a dovere!
La Umbridge venne colpita da quelle parole e rivolse uno sguardo pieno di sospetto alla sua stessa squadra.
— Va bene, mia cara, andremo soltanto lei e io... e anche Potter, eh? In piedi!
— Professoressa — intervenne Malfoy, — Qualcuno della Squadra dovrebbe venire con lei, per sorvegliare...
— È un funzionario abilitato dal Ministero... credi che la professoressa non sappia badare da sola a due ragazzini privi di bacchetta? — dissi stizzita, dopo aver schiacciato il piede sinistro di Draco.
La Umbridge reagì alle mie parole gonfiandosi di orgoglio.
— Esattamente. E per giunta non mi pare consigliabile che quest'arma sia vista da semplici studenti. — aggiunse — Restate qui fino al mio ritorno, e assicuratevi che nessuno di loro riesca a svignarsela.
— Va bene.— annuì incerto Draco.
— Voi due, andate avanti e fatemi strada. — ordinò la Umbridge, puntando la bacchetta contro Harry e Hermione. — Muovetevi.
Mezz'ora dopo, mentre l'Ufficio di Difesa contro le arti oscure era pieno di spettri fluttuanti che terrorizzavano e distraevano i nostri aguzzini, io, Ginny, Ron, Neville e Luna ce l'eravamo svignata.
Prossima direzione? Ufficio Misteri.

n/a:
Raga mio Dio, solo per l'Ordine della Fenice un botto di capitoli aiut. Ho paura per i Doni della Morte...

mudblood - the descendant  [d.m.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora