35 - dumbledore's army and wandless magic

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— Georgia, ti prego.
— Harry, non lo so... Difesa contro le arti oscure è la mia materia preferita e con la Umbridge non migliorerò mai, certo, ma... — gli diedi una pacca sulla spalla, — ...non penso che migliorerei nemmeno con te, Harry.
— Infatti non ti sto pregando di entrare perché voglio farti da insegnante. So di non servirti: sei tu che servi a me.
Alzai le sopracciglia, accennando un sorriso compiaciuto.
— Sono onorata, Potter, ma potresti spiegarti meglio?
— Semplice, Sheve. Mi serve qualcuno alla mia altezza per allenarmi. Oltre a far migliorare gli altri, non dovrei migliorare anche io?
— Direi che la tua motivazione ha abbastanza senso. Ci sto.
Gli allenamenti dell'Esercito di Silente si tenevano nella Stanza Necessità, idea che, straordinariamente, era venuta a Neville Paciock.
Non mi aspettavo che partecipasse tanta gente, dato che in quel periodo, a causa delle dicerie del Ministero, Harry era considerato dalla maggior parte degli studenti uno spara-cazzate.
La prima lezione di Harry era abbastanza semplice, si basava su un incantesimo che la stragrande maggioranza di noi (a parte Neville) sapeva usare dal primo anno: Expelliarmus.
Le lezioni di Harry si alternavano a quelle della Umbridge, durante le quali i più temerari cercavano di esercitarsi con la bacchetta mentre la professoressa era distratta (io preferivo sonnecchiare a occhi aperti, se mai era possibile).
La lezione sugli Stupeficium fu alquanto divertente, perché scoprimmo che Nigel, il più piccolo membro dell'Esercito, aveva una particolare propensione per quell'incantesimo.
La parte più bella fu, però, quando Hermione, con fierezza, fece spiaccicare Ron a terra.
— L'ho fatta vincere! — aveva detto il rosso. — Sono un galantuomo.
— Ah davvero? — scherzò Fred, — Anche Gilderoy Allock diceva sempre così.
In quei giorni mi chiesi perché mai avessi deciso di unirmi all'Esercito, dato che continuavano a esercitarci su incantesimi di livello medio-basso, quando avrei voluto aumentare notevolmente le mie capacità se dovevo andare a combattere contro il Signore Oscuro. Se non a livello di incantesimi, che potevo tranquillamente studiare per conto mio, mi sarebbe piaciuto lavorare sul... modo di lanciargli. La magia senza bacchetta mi aveva sempre colpita, ma non ero mai riuscita a canalizzare abbastanza forza da lanciare un incantesimo col solo uso delle dita.
Ma a Harry probabilmente non interessava, fu proprio per questo che non fu con lui che ne parlai, ma con Raven.
— Aspetta aspetta aspetta. Vorresti che ti aiutassi con la magia senza bacchetta?
— Pensavo di avertelo detto esplicitamente, Ravy.
Lui sbatté le palpebre. — Quindi?
Alzai gli occhi al cielo.
— Quindi sì!
— Ma Georgia... dovresti sapere che è un tipo di magia che solo maghi e streghe molto potenti riescono a usare. Per un allenamento del genere dovresti chiedere aiuto a Silente, non certo a me.
— Non mi serve un mentore, Raven. Mi serve sostegno psicologico, dato che per praticare la magia senza bacchetta ci vuole molta concentrazione. E voglio provare anche incantesimi che Harry non si sognerebbe mai.
— Non vorrai mica lanciare su di me la maledizione cruciatus.
Ridacchiai. — Non quel tipo di incantesimi, genio. Intendo quelli più potenti, che Harry non può mica insegnare a chi a malapena riesce a eseguire un Expelliarmus.
Raven sospirò.
— Va bene.
— Ne ero certa.
— Ma dove dovresti esercitarti?
— Nella Stanza delle Necessità, ovviamente. Dopo che mi sarò allenata con Harry, chiamerò te e cominceremo con le cose serie.
Gli incontri dell'Esercito variavano in base alle decisioni di Harry. A lui erano collegati tutti i membri da dei galeoni sui quali, dopo essersi surriscaldati, comparivano data e orario dell'incontro.
Le lezioni divennero più interessanti quando cominciammo a sfruttare incantesimi come Reducto.
Avevo sempre avuto un debole per le esplosioni.
Intanto, tra Esercito di Silente e incontri con Raven, arrivarono le vacanze di Natale, che decisi di passare a Hogwarts a esercitarmi.
Passavo cinque ore al giorno nella Stanza delle Necessità, che dividevo equamente in due ore e mezzo con l'uso della bacchetta e due ore e mezza senza.
Expelliarmus! — esclamai, puntando la mano verso il manichino, ma la bacchetta rimase al suo posto.
Chiusi gli occhi per qualche istante e ripetei la formula urlando frustrata, certa che, ormai, non ce l'avrei mai fatta.
— Sei troppo impaziente.
Sussultai e mi voltai di scatto.
— Da quando ti alleni senza di me?
— Raven, — sospirai, — mi hai fatto prendere un infarto.
— Ho visto un tremolio, dove sta la bacchetta.
Alzai le sopracciglia, — Dici sul serio?
Raven annuì. — Non basta pretendere di essere calma, devi calmarti sul serio. Si vede lontano un miglio che sei tesa come una corda di violino.
Mi sedetti su un divanetto e mi misi le mani sul viso.
— Non riesco a rilassarmi, Ravy. Se non riesco a fare uno stupido Expelliarmus come posso pretendere di diventare una strega abbastanza capace da non usare più la sua bacchetta?
Raven mi sedette accanto, avvolgendomi le spalle col braccio e stringendomi a sé.
— So che puoi farcela, Geo. Sei testarda e determinata. Devi solo avere un po' più di pazienza, i risultati arrivano col tempo. Ti alleni da a malapena un mese.
Gli sorrisi e mi asciugai gli occhi prima che le lacrime che si erano formate potessero cadere.
— Penso che prima di fare magie senza bacchetta dovresti provare incantesimi con la bacchetta che richiedono alta concentrazione mentale.
Annuii e mi misi in piedi.
— Hai ragione.
Raccolsi la bacchetta che, in un impeto di rabbia, avevo scaraventato sul pavimento e pensai.
— Quale incantesimo potrei provare?
— Prova con Expecto Patronus.
Quello è un incantesimo a livello M.A.G.O., Raven.
— La maggior parte degli incantesimi che stai prendendo in considerazione adesso sono di livello M.A.G.O., Georgia.
— Proverò con questo che richiede più o meno la metà di concentrazione mentale di un patronus.
Chiusi gli occhi e strinsi la bacchetta con forza, fino a quando non sentii quasi più la presa sul legno di abete.
È la bacchetta che sceglie il mago, non il contrario. Lo ricordi sempre.
Lacarnum Inflamare!
Nonostante avessi le palpebre chiuse potei vedere la luce delle fiamme che avevo appiccato contro il manichino.
Quando aprì gli occhi, vidi il sacco a forma umana bruciare lentamente e una strana frenesia si fece largo dentro di me, una sensazione che urlava: puoi farcela!
Dopo aver spento il fuoco con l'incantesimo Aqua Eructo, chiusi nuovamente gli occhi per ritrovare la concentrazione.
Dovevo pensare a qualcosa di felice, o il Patronus non si sarebbe mai sviluppato.
Avevo tanti ricordi nella mente, tante cose che avrei voluto pensare, cose che magari erano accadute solo nei sogni.
Forse la nascita di mio fratello o il mio primo anno a Hogwarts, o forse quando la McGranitt mi aveva dato il permesso di fare lezione coi più grandi.
Expecto Pa- Patronum!
Esitai. E fu proprio quell'esitazione che mi fece fallire.
— Oh beh, vedila così. — disse Raven, — non era un Patronus completo, direi... un Feto Patronus, ma sempre meglio di niente, no?
Annuii, nonostante non fossi pienamente soddisfatta.
— Ora prova con Expelliarmus. Senza bacchetta.
Consegnai l'arma a Raven e tesi la mano, mentre lui si metteva in posizione al posto del manichino mezzo bruciacchiato.
Fissai la bacchetta che Raven teneva stretta in pugno e pensai al mio obiettivo. Volevo che quel bastoncino volasse via. Volevo che dalla mia mano si sprigionasse un sottile raggio bianco che avrebbe colpito l'arma del nemico.
Perché quello non era Raven, non più, perché non si impara a combattere contro gli amici, ma contro i nemici.
Immaginai che tutto il mio corpo fosse attraversato da energia luminosa che scorreva al posto del sangue e che, lentamente, affluiva verso il braccio destro. Cominciai a sentire un pizzicore alla mano, non come quello che mi aveva causato la cicatrice (Umbridge puttana), perché questo era piacevole, era come uno sfrigolare di luce.
Expelliarmus!
La mia voce era ferma, decisa e io ero sicura, determinata.
L'attimo dopo, la mano di Raven era vuota, ma il sorriso che aveva sul volto era dieci volte più appagante.
La bacchetta, invece, giaceva a un paio di metri di distanza, sul freddo pavimento di marmo.
Ce l'ho fatta.

mudblood - the descendant  [d.m.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora