48 - don't join the dark side

353 20 8
                                    

Draco's POV

— Comincerò dal principio, perché voglio che tu abbia tutti gli elementi necessari per farti un quadro preciso della situazione, per quanto possibile. Ma ti prego di non interrompermi, perché altrimenti perderò tutto il coraggio che ho raccolto per venire fin qui.
— Sono tutta orecchi.
Feci un respiro profondo e cominciai a raccontare.
— Mio padre era un Mangiamorte ai tempi in cui Colui-che-non-deve-essere-nominato era al culmine dei suoi poteri e per giustificarsi col Ministero, dopo la caduta del Signore Oscuro, disse che era sotto maledizione Imperius. — ridacchiai, — Ovviamente non è assolutamente vero e penso che lo sappia anche tu. In ogni caso, mi ha cresciuto a sua immagine e somiglianza perché ha sempre voluto che diventassi come lui. Che diventassi un Mangiamorte anch'io.
Lo sguardo di Georgia non trasmetteva alcuna emozione e l'unico segno di una reazione fu il guizzo involontario tra le sue sopracciglia.
— Io volevo diventarlo. Maledizione, lo desideravo con tutto il cuore perché era mio padre a volerlo, a volerlo era la persona che avevo sempre idolatrato, la persona che da me si era sempre aspettata il meglio. E non volevo deluderlo.
Sto per arrivare al fulcro del discorso, non devo esitare.
— Il Signore Oscuro era riluttante a inserirmi tra le sue file, perché mi considerava, e forse mi considera ancora, come un bambino. Ma io ero determinato e mio padre ancora più di me. Allora il Signore Oscuro mi ha dato una possibilità. Potevo diventare uno dei suoi seguaci a una sola condizione: che portassi dalla sua parte anche un'altra persona. Inutile specificare che quella persona sei tu.

Georgia's POV

Il mondo mi stava letteralmente crollando addosso.
Negli ultimi mesi mi ero aggrappata a un unico piccolo barlume di speranza. La speranza che, se mai fosse arrivato il fatidico giorno in cui avrei dovuto affrontare questa conversazione con Draco, lui avrebbe negato tutto, se ne sarebbe chiamato fuori, mi avrebbe sostenuto.
Adesso che il momento era giunto, vedevo quella scintilla spegnersi lentamente, lasciandomi completamente al buio.
— Così, — continuò, — ho cominciato a... provarci con te. Perché ho pensato "Oh beh, se lei si innamorasse di me a tal punto da supportarmi in tutto e per tutto, potrebbe...
— Draco...
— ...perfino arrivare a cambiare schieramento e...
— Draco.
— ...a unirsi ai Mangiamorte. Quindi...
— Draco!
Saltai in piedi, sbattendo la testa contro la trave di legno del letto superiore.
— Georgia? Stai bene?
Non gli risposi. In fondo una botta in testa era molto meno spiacevole rispetto a ciò che stava accadendo nel mio cuore.
— Draco. — feci un passo avanti e lo guardai dritto negli occhi, cercando di cacciare indietro le lacrime, che MAI avrei lasciato cadere davanti a lui.
— Non mi interessa. Cioè, mi interessava, ma fino a un certo punto. L'unica cosa di cui mi importa davvero è... — sospirai, — Quanto c'era di vero nelle tue parole dolci e frasi romantiche? Nei tuoi baci, nei tuoi abbracci, nei tuoi sorrisi? Erano tutte bugie?
— No, Georgia, no! È proprio dove volevo arrivare. All'inizio ti trovavo insopportabile, anche carina, molto carina, ma soprattutto insopportabile. L'attrazione c'era, ma non mi sarei mai sognato di intraprendere con te una storia. Poi ho cominciato a conoscerti e, per quanto rimanessi insopportabile, ho cominciato a vederti con occhi diversi. E improvvisamente sei diventata interessante, intelligente, simpatica e cazzuta. Non eri più carina, eri bellissima.
Non sapevo cosa rispondere, perché le sue parole mi stavano spiazzando.
Draco era una di quelle persone che o odiavi o amavi, e questi due sentimenti contrastanti nei suoi confronti adesso si stavano alternando ripetutamente e mi stavano facendo perdere la testa.
— Georgia, comprendo che tu non riesca a fidarti di me, ma devi cercare di capire questo.
Draco mi mise le mani sulle spalle e io sussultai. I nostri corpi non entravano in contatto da tanto, troppo tempo.
— Come ti ho già detto prima, ti amo. E per me non è facile dirlo a qualcuno che non sia la mia immagina riflessa in uno specchio. Forse mi perdonerai, forse no, o forse semplicemente ti servirà del tempo. Ma voglio che tu sappia che non rimpiango nulla di ciò che è accaduto tra noi. Avrei solo voluto durasse più a lungo.
Rimanemmo in silenzio per lunghi istanti, con gli sguardi rivolti verso il pavimento e le parole bloccate in gola.
— Le cose non torneranno mai come prima, vero?
Alzai lo sguardo, mordendomi il labbro inferiore che aveva preso a tremare convulsamente, mentre le mie gambe sembravano improvvisamente incapaci di mantenere il peso del mio corpo.
Le sue mani erano strette sulle mie spalle, ancorate al tessuto del mio pigiama come se non lo volessero lasciare.
— Non lo so, Draco. Sta succedendo tutto troppo velocemente.
Draco annuì. — Capisco.
Quando allontanò le mani dalle spalle, sentii il gelo riempirmi le ossa e una sensazione di vuoto farsi strada nel petto.
— Tra due giorni alle undici e mezza esatte di sera ci sarà una riunione dei Mangiamorte.
Frugò nelle tasche della giacca nera e mi porse un bigliettino giallo su cui c'era scritto un indirizzo.
— Non so perché ma mi sentivo in dovere di dirtelo. Nonostante tutto, vorrei che non ti presentassi. Non so cosa vogliano davvero da te e ho paura che possa succederti qualcosa di brutto. Quindi... solo... abbi cura di te. Non fare come me.
Draco mi prese il volto tra le mani con una delicatezza tutta nuova e chinò il viso per premere le labbra sulla mia fronte.
Rimasi, con gli occhi chiusi, mentre tutti i bei momenti che avevamo passato insieme mi scorrevano nella mente come la pellicola di un film.
Solo quando aprii gli occhi, mi accorsi che lui non c'era più.
Una lacrima che tanto aveva insistito per scendere, finalmente si sentì libera di cadere e mi solleticò la guancia. Il nodo, che mi aveva stretto la gola fino a quel momento, si sciolse e scoppiai in un pianto liberatorio nel quale sfogai tutta la rabbia, la frustrazione e la nostalgia che avevo represso in quei due mesi.
Mi gettai sul letto e soffocai i singhiozzi premendo il volto sul cuscino.
Mia madre entrò in camera e si sedette sul materasso, senza dire nulla. Si limitò ad accarezzarmi la schiena rassicurante, cercando di farmi stare meglio, ma le sue carezze non potevano cancellare tutto quello che era successo, non potevano fare assolutamente niente.
C'era un un'unica cosa da fare che mi sarebbe stata utile, che avrebbe finalmente colmato le mie lacune, che mi avrebbe fornito l'ultimo pezzo del puzzle.
Signore Oscuro, arrivo.

n/a:
Pronti per scoprire la verità?

mudblood - the descendant  [d.m.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora