27.

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Passato novembre, era arrivato dicembre. Ciò significava Natale. Ciò significava felicità al quadrato. Avevo sempre amato il Natale, fin da piccola. Non avrei mai potuto dimenticare quando mio padre si vestiva da Babbo Natale e entrava con un sacco enorme dove c'erano tutti i miei regali. E io ci credevo davvero. Poi, all'età di dieci anni, capii che era lui, ma continuai a non dirglielo, perché mi piaceva da morire il fatto di renderlo felice vedendo la mia felicità.

Tra una settimana sarebbe stato Natale, e io avevo già programmato la mia partenza. Sarei partita il ventidue mattina e sarei arrivata a casa per Natale e Vigilia. Poi, il vent'otto sarei ritornata a Seattle per passare il capodanno con i miei amici. I ragazzi avevano addirittura pensato di passare il capodanno a Time Square, New York, prendendo un'aereo. Io avevo detto che erano pazzi, ma loro avevano alzato le spalle dicendo che ci avrebbero pensato. Io di sicuro non volevo allontanarmi, nonostante l'idea di un capodanno a Time Square mi emozzionasse.

Tra me e Travis andava tutto più che bene. C'erano ovviamente stati i litigi inutili, ma duravano davvero poi, e a me non dispiaceva. Insomma, se non litigavamo, prima o poi si sarebbe fatto annoiante.

« Allora? Preso i biglietti? » chiese Thomas sedendosi accanto a me sul divano. Mi aveva aiutato a prendere i biglietti tramite computer, dato che ci aveva sempre pensato mio fratello a farmeli. Io non ero brava in queste cose.

« Si, finalmente. E grazie, senza di te, probabilmente non c'è l'avrei fatta. » dissi ringraziandolo. Lui sorrise facendo un cenno con il capo.

« Hai visto Travis? » chiese guardandosi intorno.

Io annuì. « È uscito un'attimo. Credo sia andato dai suoi genitori, ma non ne sono sicura. » 

« Ah, okay. Appena lo vedi, puoi dirgli di venire da me? Devo parlargli un po'. » disse e io annuì. 

« Tutto bene? O qualcosa di grave? » chiesi cercando di essere utile. 

Lui annuì distrattamente. « Oh,si. Devo solo parlargli di alcune cose. Una bella chiacchierata tra uomini non ci farà male. È da molto che non la facciamo. » io annuì. 

Il pomeriggio, Travis e Thomas erano nella camera di quest'ultimo per parlare di non so che cosa, ma non mi sarei messa in mezzo, dopotutto non riguardava Travis. 

Iniziai a pensare ad Alex, non c'eravamo più sentiti, e mi dispiaceva davvero molto. Lui era stato il mio primo vero amico a Seattle, e solo perché io gli interessavo, tutto questo non doveva finire, mi dava i nervi. 

Decisa a mettere a posto quella situazione, gli scrissi un messaggio. 

Ehi, perché non ci incontriamo per parlare un po'? 

La sua risposta fu quasi immediata. 

Okay. Starbucks ? 

Okay. Ci vediamo lì tra dieci minuti. 

Mi diressi verso camera mia per vestirmi. Mi misi dei jeans e una felpa abbastanza pesante, dato che faceva davvero freddo. Misi i miei stivali al piede e poi il giubbotto. Decisi di non truccarmi, mi scocciavo, e poi non stavo molto male senza trucco. O almeno, non me ne importava niente. 

Andai in camera di Thomas, dove c'era anche Travis. Bussai e loro mi dissero che potevo aprire. 

« Ehi, Trav, io vado da Starbucks. Devo incontrarmi con Alex. Voglio chiarire quella dannata questione. » avevo raccontato a Travis quello che era successo, e lui la pensava nel mio stesso modo. 

Lui sembrò esitare. « Vuoi che ti accompagna? Sai, fa freddo oggi. Davvero freddo. » 

Io sorrisi. Voleva palesemente venire con me. « Non ti fidi? » 

Lui sgranò gli occhi. « Scherzi? Non mi fido di lui, di te mi fido, Ab. » disse, e capii che era sincero. 

Sorrisi. « Beh, non preoccuparti. Torno presto. Il tempo di prendere un cappuccino e chiarire e poi torno. Nel frattempo continuate a fare la vostra conversazione tra uomini. » dissi sorridendo. Mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulla guancia. Sorrisi a Thomas e poi uscii dalla camera. 

« Sei davvero cotto, fratello. Oh mio Dio, sei cotto a puntino. » sentii dire da Thomas prima di svoltare l'angolo per scendere le scale. Sorrisi e mi diressi fuori la casa. 

Il tragitto fu reso meno ansioso grazie alle canzoni degli Imagine Dragons. Amavo quel gruppo musicale. Il significato delle loro canzoni era davvero forte e significativo. Amavo gli Imagine Deagons, come amavo i Coldplay. Sky full of stars, era una delle mie preferite. 

Arrivai da Starbucks in un secondo e mi sedetti ad un tavolo a caso. Poco dopo il campanello dell'entrata suonó e vidi Alex entrare. Portava dei jeans grigi con una felpa nera oversize. Mi sembrava in ottima forma.

« Ab. » disse facendomi un cenno.

« Alex. » sorrisi sinceramente.

Si sedette difronte a me e ordinammo subito.

Appena la cameriera andò via lui inizió a parlare. « Mi dispiace essermi comportato in quel modo. La mia vita non è sempre stata perfetta. I rapporti con i miei non sono dei migliori, in questo periodo molto di più. Appena mi sono reso conto che mi piacevi, io sono andato nel panico, Ab. Non volevo perderti assolutamente.  » fa una sospiro.
« Ma... ti ho perso comunque comportandomi da ambiguo del cazzo. Ti ho allontanata quando tu volevi aiutarmi, e ti ho persa comunque. » mi guarda con occhi tristi.

Faccio un sorriso triste. « Tu non mi hai mica persa. Io ci sarò sempre per te. » gli prendo la mano. « Anche se sarò fidanzata con qualcuno, tu sarai sempre il mio migliore amico. Sei stato il mio primo amico qui, non ti dimenticherò mai. » dissi e lui sorrise.

« Ti voglio bene, Ab. »

La cameriera arrivó con i nostri muffin e i nostri cappuccini.

« Anch'io te ne voglio. » sorridemmo e iniziammo a mangiare mentre parlavamo. Gli raccontai di Travis, e ne fu felice. Davvero.

MY EYES IN YOURSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora