Epilogo.

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Scusate se l'epilogo è molto lungo ma in molti momenti si rivive la relazione tra Travis e Abigail e leggerete la fine che hanno fatto gli altri personaggi.

                              Travis

Sedici anni dopo.                   

« Noah, su, devi andare a scuola. » urlo dalla cucina. Poco dopo lo vedo scendere le scale per poi venire accanto a me. 

« Papà mi si è rotta la moto, posso prendere in prestito la tua macchina? La villa non è lontana da casa, potresti andare anche a piedi. » faccio un sorriso sghembo. Mi giro verso di lui e lascio lo sguardo dai pancakes. 

« Quindi... fammi capire... io dovrei andare dai bambini a piedi, mentre tu vai a scuola con l'auto. » lui fa un sorriso divertito e incrocia le braccia al petto. 

Sbuffo e annuisco. « Va bene, ma vai piano e non fare danni che la macchina è nuova. » lui annuisce mentre prende una mela dal cesto in mezzo al tavolo. 

Appena finisco con i pancakes vado di sopra e mi vesto per andare a lavoro. Il mio sogno si è realizzato, sono riuscito ad aprire una struttura dove bambini che vengono abbandonati stiano bene e non come sono stato io a mio tempo. Però gestisco anche l'azienda di mio padre, che essendosi fatto vecchio, è andato in pensione.  Riesco a fare tutte e due le cose. Con i bambini ci sono due governanti che ho scelto. Sono due persone affidabili e che amano i bambini. Purtroppo ci sono molti bimbi, ma faccio sempre di tutto per rendere le loro giornate meno tristi. Mia mamma adottiva ci va spesso e porta sempre qualche schifezza. Anche se sono molto permissivo, i bambini devono imparare il rispetto finché si troveranno nella villa. 

Metto la cravatta e la giacca sopra la camicia bianca. Dopo aver messo le scarpe esco dalla camera e vado verso la camera di Jenny. 

« Jenny, tesoro, devi andare a scuola. » entro dentro e la vedo ancora nel letto. 

Alzo gli occhi al cielo e le vado vicino. « Tesoro... svegliati. » 

Lei mugola qualcosa per poi girarsi dall'altro lato dandomi le spalle. « Dai papà, oggi non mi va. » 

Faccio un sorriso divertito. « Non ti va mai. » mormoro. Lei fa un sorrisetto per poi girarsi verso di me. « Ti prego, oggi posso non andare. È successa una cosa e non voglio vedere una persona. » 

Mi allarmo subito. « Che è successo? Chi devo ammazzare? Già iniziamo con i ragazzi? Oh mio Dio. » 

Lei sbuffa per poi mettersi a sedere. « Ho litigato con una persona... » dice e io la guardo nei suoi occhi verdi come i miei ma con la forma della madre. 

« Chi sarebbe questa persona ? » chiedo. 

« Dai papà! » poi sbuffa mettendosi il cuscino in faccia. « Zia Katie mi aveva detto di non dirtelo! Anche mamma! Perché non le ascolto mai? » 

Rido e poi faccio un sorriso orgoglioso. « Perché sei mia figlia, e non stai mai a sentire. » 

« Comunque... se me lo dici... oggi non vai a scuola. » lei apre del tutto gli occhi e sputa il rospo subito. 

« Lucas, è il ragazzo con cui mi frequentavo. » la guardo con sospetto. 

« Perché parli al passato? » lei alza le spalle e guarda ovunque ma non me. 

« Ieri l'ho visto con un'altra. » stringo i pugni alla visione della mia bambina ferita. 

« Hai litigato con lui? » chiedo e lei arrossisce. 

« Gli ho dato un calcio nelle palle. » appena si rende conto della volgarità si copre la bocca con le mani. Io scoppio a ridere divertito dalla sua spontaneità. 

MY EYES IN YOURSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora