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« Tu hai fatto cosa? » urlai. Lui mi guardò e alzò le spalle. 

« Ho letto la storia, e dire che è un cliché, beh, sei un po' stupida, raggio di sole. » lo stavo guardando attentamente. « Sono un ragazzo, e sai che, le storie d'amore non sono il mio genere preferito, ma la tua, beh, la tua è fantastica. Affascinerebbe anche un'uomo scorbutico che non crede nell'amore. » sorrisi e la rabbia iniziò ad affievolirsi un po'. 

« A chi l'hai fatta leggere? » chiesi ancora. 

« Mio cugino, Mark, ha una casa editrice. Appena ho finito di leggere il tuo libro, gliel'ho portato. Non ho detto che tu sei la mia ragazza, lui non sa che io e te stiamo insieme. Sa, che sei una mia coinquilina, ma non sa che tengo a te. » quando stavo per chiedere un'altra cosa lui mi anticipò. « E...no. Non sei stata raccomandata in nessun modo. Martedì vorrebbe vederti, vederci, e ci dirà le sue opinioni. » 

Non ci credevo. Una persona che gestiva una casa editrice aveva letto il mio libro, e martedì avrei saputo cosa ne pensava. Oh mio Dio.

« Beh, sono comunque arrabbiata con te. » lo guardai severamente. « Avresti dovuto dirmelo. » 

Lui si alzò dalla sedia e si sgranchì le braccia. Nel compiere quel gesto, la maglietta si alzò leggermente mettendo in mostra la V e gli addominali. Lo guardai soltanto e lui sorrise malizioso. 

                                                ***

Il martedì arrivò in fretta. Mi ero messa uno skinny jeans nero e una camicia bianca sopra. Ero super in ansia. Non sapevo cosa aspettarmi. Insomma, se tutto era andato per il verso giusto, io avrei pubblicato un libro. Oh mio Dio. Il solo pensiero mi metteva i brividi. Il sogno che avevo sempre desiderato si avverasse probabilmente si stava per avverare. Tutto dipendeva solo ed unicamente da quel romanzo e da Friedrich e Ester, i protagonisti immaginari. La storia della Seconda Guerra Mondiale per me, era sempre stata molto affascinante. Ero davvero curiosa di sapere tutti i complotti, magagne e orribili cose che avevano fatto i tedeschi a quella popolazione che non meritava tutto quello. Perché poi? Solo perché erano ebrei. 

« Allora? Sei pronta? » mi chiese entrando in camera mia. Io lo guardai e annuì. 

« Sei in ansia? » mi chiese cingendomi la vita. Io sorrisi cercando di non farlo notare. 

« Oh, no. Certo che no. » sorrisi. Lui mi guardò meglio con sguardo penetrante. 

« Okay, okay, forse giusto un po'. » Travis fece una mezza risata. « Andrà tutto bene, e se non gli piacerà, andremo da un'altra persona. » 

Lo guardai. « Stai decidendo tutto tu. » gli feci notare.

Lui alzò le spalle. « Non vuoi pubblicare il tuo libro? » 

Io ci riflettei. Cosa stavo combinando? Travis mi stava aiutando, e io dovevo cogliere al volo quell'offerta. Tuttavia, da un po' di tempo, stavo pensando di incominciare l'università. Avevo diciannove anni, potevo ancora frequentarla. Ovviamente. Ma, volevo farlo? Mi ero diplomata, e a me bastava, perché il mio unico sogno da piccola era sempre stato scrivere un libro e pubblicarlo in un immediato futuro. E quando potevo farlo, mi stavo tirando indietro. Al diavolo l'età. 

« Si. » risposi decisa. « Certo che lo voglio. » aggiunsi con grinta. Lui mi sorrise raggiante e io lo baciai cercando di trasmettergli quanto amore serbavo verso di lui. 

Mezz'ora dopo...

« Allora... » Mark era un bel ragazzo. Alto, muscoloso al punto giusto, occhi grigi e capelli biondi. In quell'azienda credevo che tutte le ragazze gli sbavavano dietro. Aveva trent'anni e se li portava alla grande. Era fidanzato e stavano per sposarsi. Lui non sapeva ancora che io ero la ragazza di Travis. Sapeva che io e lui eravamo semplici conoscenti che non provano nessun affetto glorioso. Niente raccomandazioni, anche se, di sicuro, un tipo come lui, forte, deciso, non si sarebbe fatto di certo fatto scrupoli a buttarmi fuori e dirmi che il mio romanzo faceva schifo. 

Mi guardò mettendo una suspense. « ...Mi piace. Davvero. Mi piace e anche molto. Sarei disposto a pubblicarlo a nome della casa editrice. Credo che le persone impazziranno. C'è tutto in questo libro. Storia, amore, narrativa, e chi più ne ha più ne metta. Davvero, mi è piaciuto molto. » stavo per avere un'infarto. Travis mi guardò sorridendo e poi mi prese la mano stringendomela. 

« Oh mio Dio. Sul serio? Mi stai prendendo in giro o cosa? » mi sfuggì dalla bocca. 

Lui rise debolmente. « Affatto. Amo il tuo romanzo, Abigail. Potrei darti la possibilità di pubblicarlo, che ne di- » mi lo feci finire che urlai dalla gioia e stupore. 

« Oh Dio si! Certo che si! » esclamai ad alta voce e lui sorrise. Travis mi guardava attentamente con un sorriso sulle labbra. 

Mark prese dei fogli ed iniziò a scrivere sopra qualcosa. Probabilmente stava appuntando qualcosa. 

« Allora, adesso ho delle cose da sbrigare. Che ne dici se ci sentiamo domani? » chiese e io annuì. Lasciai il mio numero e lui il suo. 

Quando stavo per uscire dall'ufficio sentì Travis mormorare.  « Lei non deve saperlo, Mark. » 

Cosa non dovevo sapere? Uscì e mi nascosi dietro il muro.

« Non saprà che so che state insieme, Trav. Non hi scelto il suo romanzo per te, non lo farei mai. L'ho scelto perché è un buon romanzo. È farà scalpore. » disse Mark. 

« Okay, allora ci sentiamo. » Travis uscì e mi trovò fuori. Lo guardai. Scossi la testa e mi diressi fuori l'ufficio. 

« Aspetta Ab! » urlò mentre io camminavo velocemente per uscire. 

Quando arrivai all'auto lo guardai aspettando che aprisse l'auto. « Apri, oppure me ne vado a piedi o predo un autobus. » 

« Hai capito male. » scoppiai a ridere. « Stai scherzando? » risposi io. « Ho capito male? Oh no, ho capito benissimo, invece. » 

« Tu, mi aveva detto che non avevi per nulla accennato il fatto che io sono la tua ragazza, mi avevi detto che lui sapeva che io ero una semplice coinquilina, e che non tieni a me! Perché mi hai mentito, Travis? » lui sospirò. 

« Perché non volevo ti arrabbiassi. » lo guardai non capendo. « Ho detto a mio cugino che noi stiamo insieme, perché volevo evitare che dicesse cose che mi mettessero in imbarazzo. Tu non lo conosci, Ab, potrebbe metterti in imbarazzo in meno di un secondo. » lo guardai soltanto. 

« Questo però non giustifica il fatto che mi hai mentito. » dissi osservando il volto rammaricato. 

« Lo so, e mi dispiace tanto. » gli feci un cenno con il capo verso l'auto. 

« Andiamo a casa. » dissi soltando non sapendo cosa dire.

MY EYES IN YOURSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora