Capitolo 16 |New job|

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Canzoni per il capitolo :

can't stop = red hot chili peppers.

moneygrabber = Tantrums.

la la la = naughty boy.
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Lo scricchiolio assordante finì.

Sentì un respiro freddo sul collo.

Ero troppo cogliona per girarmi, troppa paura di vedere cos'era.

-Non ti lascerò mai da sola, te lo prometto.

-C-chi s-sei? Chiesi balbettando.

Nessuno rispose, il respiro freddo sparì dal mio collo.

Anche i rumori non c'erano più.

Cazzo.

Dovevo incominciare a credere di non essere sola in quella casa?

Chi era alle mie spalle?

Tutte domande senza risposte.

Avevo molta paura.

Non ricordavo di essere così fifona.

Avevo paura di andare al piano di sopra.

Paura di andare nel seminterrato.

Paura, di muovermi in quella casa.

Presi da terra, un'asse di legno caduta per portarmela dietro e riuscire a difendermi.

Non potevo fermarmi solo perché in casa non ero sola, in qualche modo dovevo farmi forza.

Strinzi così tanto i miei pugni, che le nocche diventarono bianche.

Non piangevo, assolutamente no.

In quel momento, piangere era una cosa pessima.

In realtà questo, fu un periodo con un susseguirsi di strani avvenimenti.

Andai a cercare lavoro subito dopo il trasferimento di casa.

A New York le strade erano affollate, i locali sempre pieni e la gente, era decisamente strana.

Prima di uscire feci una doccia veloce, lavai i denti e mi vestii, con un jeans stretto di colore nero, una canottiera bianca e una giacca azzurra, con le mie All Star bianche.

Mi diressi in città a cercare lavoro.

Arrivai davanti a un grattacielo altissimo e dovetti salire con l'ascensore.

Provai tutti i piani, fino ad arrivare all'ultimo.

Uscii dall'ascensore e mi diressi in giro all'ultimo piano.

Era deserto. Così entrai nell'ascensore, ero un po' delusa.

-Ciao. La voce di una ragazzina arrivò alle mie orecchie.

Era dietro di me.

-Ciao. Risposi girandomi per guardarla. Aveva i capelli neri come il carbone.

La pelle bianca e gli occhi verde smeraldo. Era un po' inquietante.

Scendemmo al primo piano.

Non mi salutò nemmeno, scompari' nel buio.

Qualcuno mi toccò la spalla e io d'istinto mi girai.

Era un signore al quanto strano.

-Mi dica signorina.

Mi disse con aria angosciata.

-Io stavo cercando lavoro. Dissi mostrando il mio diploma nei Servizi Sociali avuto nella scuola con le suore.

-Possiamo assumerla nella Clinica Psichiatrica di Lorak Bersif. Disse leggendo il diploma.

Pensai tra me e me : un ospedale di pazzi? Forse dovrei farmi forza e accettare questo lavoro.

Anche perché dovevo pur guadagnare qualcosa per vivere.

-Va bene, accetto. Dissi un po' ansiosa.

-Perfetto. Domani vada alla All Street, giri alla sua sinistra e si troverà un edificio di fronte.

È quella la clinica.

Mi raccomando non faccia tardi.

-Certo. Risposi un po' inquetata.

Dopotutto avevo accettato di lavorare in un manicomio? Si.

Mi diressi fuori da quel grattacielo quasi correndo.

Tornai a casa aprendo con cautela la porta.

-Ciao Natalia. Di nuovo il respiro gelido.

Di nuovo quella presenza.

Scappai al piano di sopra e mi andai a nascondere nella mia vecchia cameretta.

Mi nascosi sotto le coperte sperando che tutto finisse.

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Allora lettrici, questo capitolo é un po' piccolo, ma quello di domani sarà pieno di colpi di scena...Preparate i defibrillatori per un'avventura in manicomio O.O
A domani, baci!

"See you later" -In Revisione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora