Capitolo 1

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Anche quel giorno Jisung poteva dirsi soddisfatto della sua giornata. Mentre si infilava fra le calde coperte del suo letto candido, non poté fare a meno di girarsi per osservare sua sorella gemella che dormiva di fianco a lui.

Fin da quando erano piccoli erano abituati a dormire nello stesso grande letto. Poteva sembrare un comportamento infantile ma avevano giurato che non si sarebbero mai lasciati, e con la vita frenetica che dovevano sopportare, la notte era l'unico momento che potevano passare assieme.

Si avvicinò a Jimin, spostandole una ciocca di capelli neri dalle labbra a cuore. Sembrava così innocente mentre dormiva. Solo mentre dormiva però. Jimin non era la classica principessina tutta rose e fiori anzi, però aveva quest'abitudine adorabile di dormire a pancia in giù o di lato, abbracciando un cuscino o nel migliore dei casi, abbracciando suo fratello.

Jisung, avendo appena fatto la doccia, aveva i capelli ancora umidi e il pigiama di cotone azzurro che profumava di lavanda appiccicato addosso. Si sdraiò guardando il soffitto che avevano fatto dipingere apposta per quella camera dal grande letto a baldacchino bianco.

Un cielo stellato con tante piccole lucine che richiamavano il bagliore delle stelle. Era piuttosto orgoglioso della sua camera da letto. Al contrario il suo salottino privato, anche detto più comunemente camera sua, era un disastro. Tutto fuori posto, fumetti mescolati a libri scolastici, vestiti borghesi buttati sulla sedia e appallottolati sul divanetto, completi ufficiali spaiati, scarpe eleganti buttate sopra a quelle da ginnastica. Un disastro. La servitù aveva tentato più volte di metterla in ordine, ma non avevano avuto molti risultati. Che poi lì praticamente si cambiava soltanto d'abito.

Lui e Jimin condividevano quella grande sala affrescata, con il grande balcone che dava sul roseto della regina, ma avevano due camere singole, se mai avessero avuto bisogno di un po' di privacy e avessero avuto voglia di interrompere quella loro personalissima abitudine, quella camera sarebbe diventata una delle tante camere degli ospiti.

Ma né uno né l'altra aveva voglia di perdere questa tradizione. Erano quasi diciassette anni che dormivano insieme, non osava nemmeno pensare a quando uno dei due si sarebbe fidanzato.
Lui quasi sicuramente avrebbe dovuto sposare una principessa dei regni vicini e invece Jimin sarebbe stata obbligata a sposarsi con il principe ereditario di Zhilink, di cui non ricordava nemmeno il nome. Suo fratello maggiore Jinyoung sarebbe diventato il re di Jjianz, sperava solo che si sarebbe sposato per amore e non per una scelta di pace, un po' come avevano fatto i suoi genitori.

Sospirò, quando il discorso di sua madre fattogli solo pochi giorni fa, lo colpì in faccia come uno schiaffo.

Già peccato che a lui non piacessero le ragazze, anzi le trovava abbastanza superficiali, per lo meno tutte quelle che gli avevano presentato. Dame, duchesse, contesse, principesse e tante altre tipologie di reali. Ad una sola aveva confessato il suo sogno, diventare un re buono per aiutare la gente o meglio, diventare parte della gente guadagnandosi da vivere magari facendo del bene, e quella lo aveva guardato con gli occhi sbarrati per poi ridergli in faccia. Mai più.

Preferiva i ragazzi e sì, poteva dire di essersi innamorato più volte di ragazzi come lui e non di ragazze, i primi erano di gran lunga più comprensibili. Questo Jimin lo sapeva, anche il suo migliore amico Felix, il figlio del giardiniere lo sapeva, era stato lui a fargli aprire gli occhi; ma non aveva il coraggio di dirlo ai suoi genitori o peggio a suo fratello, credeva di deluderlo. E forse dopo avergli confessato che non voleva diventare un nobile altolocato, ma preferiva guadagnarsi da vivere con le proprie mani, lo aveva deluso davvero. Ma non poteva farsene una colpa, se era fatto così cosa poteva farci?

Iniziò a rotolarsi nelle coperte leggere, pensando al principe che avrebbe dovuto incontrare fra poche ore. Già immaginava sua madre che correva in giro per cercare abiti cordinati per i suoi due gemelli, e Jimin seduta dalla parrucchiera mentre le acconciavano i capellii in elaborate pettinature che non avrebbero retto che per poche ore,  masticando una gomma e leggendo fumetti.

Le corse in paese prima di essere braccato dall'estetista e dalle cameriere, per portare il pane fresco ai mendicanti del villaggio.

Il lunghissimo viaggio in limousine, anche perché con la carrozza ci avrebbero messo giorni, dove Jimin si sarebbe addormentata contro di lui e viceversa, suo fratello impegnato a chattare con i suoi amici di scherma e il re e la regina che discutevano di cose noiosissime da reali.

Il castello di marmo bianco con gli stendardi azzurri e neri, che svettava al di sopra della collina rocciosa. Con il roseto di rose esotiche dai petali viola scuro che accoglieva gli ospiti appena varcato il grande cancello di bronzo.

E poi lui. Il principe del regno di Zhilink. Con i capelli neri come l'ossidiana, screanziati di viola scuro che mettevano in risalto le labbra rosse e carnose. Il naso perfettamente squadrato. Le ciglia lunghe e folte, che lo facevamo sembrare un cerbiatto. E gli occhi, che begli occhi che aveva quel ragazzo, due perle al posto delle iridi.

"Hai finito di fare la pentola di fagioli? Ho sonno e voglio dormire. Comprendi"

Disse una voce roca accanto a lui, seguita poi da due o forse tre calci.

Avrebbe fatto meglio a stare zitto.

|Without The Crown| MinSungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora