Capitolo 44

491 44 8
                                    

Minho non poteva smettere di ridere. Era sdraiato a pancia in su sul prato della collinetta dietro al suo castello e era ricoperto di fili d'erba da capo a piedi. Si voltò di lato per vedere il proprio fidanzato sputare un fiorellino, per essere precisi una piccola margherita con le sfumature rosa, e una risata ancora più fragorosa esplose dalle sue labbra.

"Puah, che schifo. Bleah, bleah, bleah e tu cosa ridi, maledetto."

Minho però non riusciva davvero a formulare una frase di senso compiuto, di conseguenza cercò di abbracciare Jisung per farsi perdonare, sempre tentando di smettere di singhiozzare per le risate. Fortunatamente dopo aver trattenuto il respiro per una decina di secondi la ridarella gli era passata, ma anche questa volta il silenzio non sarebbe durato molto.

"Ah, ora hai finito?"

"sì-hihihihi-no. Puahahah"

"Ah, bon, bon, allora."

Dopo aver detto queste parole Jisung, che si ostinava a fare finta di essersi offeso, si allontanò rotolando giù per il pendio della collinetta, sporcandosi così tutta la felpa rosa pallido di verde.

Il ragazzo, però, non conosceva alla perfezione il parco del castello, e non sapeva nemmeno che ci fosse un muretto al termine della discesa, quindi non possedendo nemmeno la facoltà di volare, quando arrivò al muretto lanciò un urlo degno di una Banshee, scomparendo rovinosamente alla vista di Minho. Ma prima di andare avanti con il nostro racconto analizziamo la scena dalla prospettiva del maggiore.

Quest'ultimo non sentendo più la presenza del più piccolo smise di ridere, si alzò a sedere di scatto solo per vedere il proprio fidanzato fermarsi per un quarto di secondo in bilico con i bulbi oculari sbarrati, tirare un sospiro di sollievo e subito dopo iniziare a rotolare lentamente, molto lentamente, fino a perdere del tutto l'equilibrio, terminando cosí la propria corsa al di là del muro.

Dopo pochi secondi si vide la mano di Jisung sbucare da sotto con il pollice sollevato. Ma era troppo tardi, Minho stava già correndo a tutta velocità verso di lui. Lui però non commise l'errore del fidanzato e si sdraiò a pancia in giú appena prima del muro per riprendere un po' di fiato.

"Sungie? Uff.. stai bene? sei vivo?"

"Si, sì, grazie. Comunque se non ti fosse venuta la ridarella questa situazione non sarebbe mai avvenuta."

"Quindi adesso la colpa sarebbe mia?"

Il maggiore alzò le sopracciglia interdetto. Se non fosse stato in quella posizione probabilmente avrebbe addirittura incrociato le braccia al petto, ma in quel momento era complicato pure respirare.

"Precisamente."

"Ma...ehi!"

"Toh, guarda, è tardissimo, credo sia meglio andare a farci una doccia."
Jisung si rialzò un po' dolorante, ma integro. Il volo non era stato poi cosí tremendo, e pensare che  aveva sfoderato le sue doti canore per un salto di appena due metri quando sua sorella, come minimo gli avrebbe fatto fare un salto sulla terrazza dal balcone di camera loro con la bocca tappata.

"Farci? Insieme?"

"Ah-ah-ah. No. Ma tu pensi solo a "quello"?" Jisung gesticolò per far intendere a Minho che "quello" si riferiva a delle pratiche non propriamente caste.

"No...Io penso solo a te, e ciò comporta anche "quello". "
Gli rispose lui con un sorrisone innocente e un occhiolino.

Le guance di Jisung diventarono immediatamente bordeaux per l'imbarazzo. Questo flirt così spudorato non se lo aspettava, e per di più non su queste note.

"Ah-ehm... Ooookay... Ora però dobbiamo veramente andare, tra mezz'ora dobbiamo essere in viaggio per raggiungere i miei e Jimin."

"Come vuoi piccolo."

"Se mi chiami ancora così hai cessato di vivere."

"Addirittura? Vuol dire che correrò il rischio...piccolo."

"Cos...gn. Aaaaaaah. Ti odio."

"Non é vero."

Cantilenò il piú grande abbracciandolo da dietro e lasciandogli un bacio sulla nuca. In questa scomodissimo posizione i due tornarono al castello, consapevoli che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui sarebbero potuti stare insieme.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Il sole entrava curioso da una finestra sul soffitto, ignorando il lavoro di una tenda grigio perla, accarezzando il volto paffuto dei due ragazzi. Certo quella finestra avrebbe potuto benissimo essere chiamata abbaino, se solo non avesse occupato più di metà soffitto.

Hyunjin stava dormendo beatamente con lo sguardo rivolto alla finestra, abbracciando con un braccio il corpo del rosso. La luce non gli aveva mai dato troppo fastidio, le sue labbra a cuore erano leggermente aperte e la fascetta rosa gli stava tenendo i capelli corvini in posa. Al contrario Seungmin era una pallina disordinata, che stava soffrendo pure il caldo. I suoi capelli rossi sembravano aver vita propria, infatti, andavano da tutte le parti, e la maglietta del suo pigiama (che non era nemmeno suo) era alzata sul suo stomaco. Anche lui era abbracciato a Hyunjin ma era raggomitolato su se stesso, lasciando solo la testa poggiata sul petto del più alto. Un piede sbucava dalle lenzuola mentre della parte superiore del corpo si vedevano solo alcune ciocche di capelli.

Non si sa come, ma un raggio di sole colpì le palpebre chiuse del più piccolo, e lui, al contrario del principe, non poteva dormire con la luce accesa. Seungmin ringhiò piano, affondando ancora di più il viso nel petto profumato di Hyunjin, un po' come faceva con il suo cuscino morbidoso. La consistenza del cuscino però era leggermente diversa da quella del corpo di Hyunijn, infatti, il cervello di Seungmin, seppur ancora parecchio addormentato, stava iniziando ad elaborare i dati a sua disposizione. Osserviamo i risultati di questa analisi.

"Profumo di borotalco: non appartiene al tuo dominio.

Consistenza poco morbida: non appartiene al tuo cuscino.

Si muove ritmicamente: non è il tuo cuscino.

Ergo non sei nella tua camera.

Dove caspita sei finito? Ommidio Seungmin ti hanno rapito. Ripigliati e scapp-aaaaah ti hanno intrappolato. Cos'è questa cosa che ti tiene fermo? Aaaaah, un braccio. Un braccioooooo."

"si ma stai calmo, non fare il drammatico. non sei mica Hyunjin. Aspetta...Hyunjin!"

Seungmin si mise a sedere di scatto annaspando in cerca di aria. Perché sono in camera con Hyunjin? Perché siamo nel letto insieme? Perché... Perché... Perché...

Questa era l'unica parola che gli ronzava in testa: PERCHÉ?

Hyunjin, tuttavia, ai movimenti improvvisi del rosso non fece troppo caso. Era domenica e la domenica era fatta per dormire fino a tardi, indipendentemente dal rumore che faceva il tuo compagno di stanza.

Quest'ultimo era già pronto ad urlare come una sirena dei vigili del fuoco, ma decise, per non svegliare tutto il castello e gli abitanti di Syung, di tapparsi la bocca con una mano, alzarsi e andare in bagno con cuscino. Avrebbe urlato lí, soffocando le grida con le piume.

|Without The Crown| MinSungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora