Capitolo 4

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Minho aprì gli occhi quando sentì il suono della sua sveglia. Aveva impostato il suono di tanti campanellini d'argento che si avvicinavano lentamente. Gli ricordavano uno dei pochi momenti felici che aveva passato con i suoi genitori, quelli veri, la vigilia di Natale di più di dieci anni fa.

Quel suono gli era rimasto impresso per molti anni, leggiadro e squillante come la risata di sua madre, con cui passava le ore più belle della giornata, ma che ora non vedeva che di rado. Sempre con i capelli neri raccolti in chinon strettissimi e con un sorriso falso e triste, gli occhi blu un tempo vivaci e intensi erano diventati chiari e sfocati, distrutti dallo stress a cui era sottoposta.

Natale era la festa che preferiva, anche quando suo padre era diventato il re e il suo vero padre era volato assieme a tutti gli altri angeli in paradiso, anche quando lo passava solo con sua madre, la regina. Ai tempi saliva in grembo agli adulti per farsi per raccontare quelle insulse favolette sulle renne, i folletti e i campanelli, avrebbe giurato di essere il bambino più fortunato del mondo. Allora avendo solo quattro, o forse cinque anni, non poteva capire che quella leggenda narratagli dai suoi genitori non era vera, che quella era solo una delle tante bugie che gli avevano detto per calmarlo e rassicurarlo. Non poteva capire eppure sapeva ricordare. Ricordava fin troppo bene le cose che accadevano, e non gli sfuggiva mai nulla. E quella delusione era solo una delle tante.

Odiava ricordare quei momenti perché gli facevano notare quanto fosse stato legato ai suoi genitori, che lo amavano anche se a volte si dimenticavano di dimostrarlo. E a quanto fosse incapace di odiarli, e di escluderli dalla sua vita, apparentemente perfetta.

Odiava veramente tanto ricordare il sorriso sulle foto che aveva da bambino, odiava anche il fatto che ormai sul suo viso quel sorriso non riuscisse più a spuntare. A volte, quando meno se lo aspettava, nasceva un ghigno leggero, che di quel sorriso spensierato aveva ben poco. Supplice dell'abbandono, della solitudine e della tristezza che doveva mascherare con la rabbia e con la freddezza, quel piccolo sorriso a volte si faceva spazio fra le sue labbra carnose ma non resisteva a lungo. Mai.

Era da troppo tempo che non era veramente felice. Era da troppo tempo che non rideva con il cuore, sempre che si potesse considerare cuore quel pezzo di ghiaccio che aveva nel petto.

Era vero, con Hyunjin stava bene, era in grado di lasciarsi andare, non temeva di essere tradito anche da lui.
Lui non lo avrebbe lasciato, come era successo con tutti gli altri.

Minho strinse forte le coperte che lo avvolgevano, fino a farsi diventare le nocche bianche, quel giorno non avrebbe dovuto affrontare uno stupidissimo pranzo con degli sconosciuti, (completamente solo) ma avrebbe dovuto anche conversare amabilmente con i suoi per fare sembrare perfetta la sua famiglia.

Si alzò a malavoglia guardando fuori dalla finestra che dava sulle cascate. Quello era il momento che preferiva in assoluto.

Il sole tiepido della mattina che riscaldava l'ambiente con una flemma senza eguali, la leggera brezza che scuoteva le chiome degli alberi e asciugava la rugiada dalle foglie ed infine, il profumo della lavanda che si innalzava dalla pianta nel vaso posto in quel balcone.

Non riuscì a trattenersi dall'aprire con forza le tende di raso blu e dall'uscire sul balcone di marmo bianco per respirare quell'aria così frizzante. Era certo che sarebbe successo qualcosa, ma non sapeva ancora cosa.

Quel giorno l'aria era umida e piuttosto fredda, completamente diversa da quella afosa e secca del giorno precedente, a dirla tutta non sentiva un'atmosfera così unica da anni, l'ultima volta era stata quando aveva circa quindici anni e gli arrivò l'email che gli avrebbe dato il libero accesso al college di Zefira uno dei più rinomati della regione, non appena avesse avuto l'età giusta per accedervi, ovvero i diciannove anni.

Sospirò sereno, con le sue ciabatte ai piedi e la vestaglia di seta azzurra sul corpo. Lasciò che il vento gli scompigliasse i capelli per un paio di minuti, poi si voltò e ritornò nella sua camera.

Aveva deciso che avrebbe chiesto a Hyunjin di partecipare al pranzo. Sperava solo che non fosse impegnato, dopotutto lui era il primogenito maschio dei sovrani di Syung, anche se il regno sarebe toccato alla sorella, lui doveva essere sempre presente, o quasi, a tutte le cerimonie che sua madre organizzava, e non erano per niente poche.

Prese il cellulare dal comodino ed iniziò a cercare il numero del cugino. Non che avesse tanti contatti per carità, ma tutti i numeri delle tizie con cui sarebbe dovuto uscire senza averlo fatto sul serio, gli intasavano la rubrica.

Mandò subito il messaggio per poi andare in bagno per farsi una doccia.

Quando ritornò in camera trovò la risposta di Hyunjin che recitava: "Lo sapevo che avresti avuto bisogno di me! >w< Comunque certo che ci sono, anzi vienimi ad aprire. Forza!"

Sorrise leggermente, muovendo impercettibilmente il labbro superiore e si voltò per cambiarsi. Suo cugino non cambiava proprio mai.

Si mise dei pantaloni di jeans chiari e una camicia blu sopra la T-shirt bianca, per poi scendere e trovare il cugino, elegante come sempre.

Hyunjin era poco più alto del moro, aveva anche lui degli occhi scuri ma erano leggermente più piccoli dei suoi, sotto l'occhio sinistro aveva un piccolo neo e le sue labbra era carnose e allo stesso tempo molto virili. Nella sua famiglia erano tutti bellissimi non poteva negarlo, ma lui era sicuramente il più bello.

Accolse il cugino invitandolo a fare colazione insieme, Hyunjin era uno delle poche persone per cui Minho si scomodava ad aprire la porta, diciamo pure che era l'unico, solitamente le cameriere accoglievano gli ospiti, non lui. Ma Hyunjin era un amico sincero e soprattutto, era uno di famiglia, almeno questo glielo doveva.

Hyunjin sgusciò via dalla sua presa ed iniziò a correre per il lungo corridoio con il pavimento di marmo rosa.

《Hyung! Muoviti! Ci sono i Pancakeee!》Urlò poi dalla porta della sala da pranzo.

|Without The Crown| MinSungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora