Capitolo 24

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《 Ora basta. Vieni che andiamo in giardino...se no va a finire che tra un mese di devo riportare a Jjianz rotolando.》Sbottò Minho prendendogli un braccio mentre Jisung tentava (inutilmente) di afferrare un ultimo dolcetto.

Jisung fece il broncio lasciandosi trascinare via dal maggiore mentre Hyunjin li seguiva alquanto incazzato. Non voleva ritornare a casa, si trovava così bene con Minho e Jisung lontano dalle grinfie di quelle pazze psicopatiche di EumJi e Rina, sua sorella maggiore e la sua migliore amica, non che sua "spasimante" da tempo immemore.

Lui non chiedeva tanto. Una ragazza (o ragazzo, non si faceva troppi problemi) normale, con cui potesse parlare e scherzare un po' su tutto, passando dalla biologia alla botanica, dal fumettismo al gelato.
Insomma una persona curiosa, aperta, semplice e vera. Non di quelle persone che indossano maschere su maschere, che si considerano superiori in tutto e per tutto, che parlano alle spalle, ipocrite e false. E purtroppo dal suo punto di vista Rina faceva parte proprio della seconda categoria.

Carina era carina, doveva ammetterlo (anche perché sua sorella non si faceva vedere in giro con persone che non raggiungevano il suo calibro di bellezza che era alto, molto alto), ma dopo aver passato 55 minuti con lei, senza poter aprire bocca, perché "madmoiselle" doveva  parlare della nuovissima collezione di scarpe e di vestiti di Gucci, la voglia di frequentarla ti passava anche.

Sospirò rassegnato. Grazie a D.O non era l'unico uomo in casa, a dargli man forte c'era anche Jeongin che però essendo più piccolo di lui veniva trattato da tutti come se fosse ancora un bambino, pur avendo quasi sedici anni. Erano una famiglia numerosa, tre figli, due cuginette esagitate che scorrazzavano felicemente da Syung a Zefira e viceversa a cavallo facendo dannare il loro povero supervisore Bang Chan che doveva correre loro dietro e troppi, troppi ospiti a sorpresa.

Prima di passare così tanto tempo con Minho, Chan era il suo unico amico completamente estraneo all'ipocrisia della nobiltà, e lo era ancora adesso dopo tutti quegli anni passati a fare avanti e indietro da Syung. Lo adorava.

Pensandoci bene, Chan, pur essendo più grande di lui di ben tre anni gli era stato sempre accanto da buon amico qual era, quasi come il grillo parlante di Pinocchio. Lui, a differenza di sua sorella -che non faceva altro che urlargli contro- non gli aveva mai fatto notare  il fatto di essere un semplice ragazzo pagato solo per badare a quelle due piccole pesti di Yeji e Lia, e Chan lo aveva ricambiato nel miglior dei modi. Era stato suo amico. Lo aveva fatto ridere anche nei momenti più difficili, lo aveva sempre aiutato quando era in difficoltà, consigliato qualunque cosa facesse e se avesse fatto qualcosa di sbagliato lo faceva riflettere sull'accaduto.

Ora che era a Mirz a fare il servizio per difendere il suo paese natale, quel ragazzo biondo e sorridente gli mancava. E purtroppo sapeva di non poterlo rivedere molto presto...

Sbuffò contrariato mentre i ricordi del suo migliore amico d'infanzia lo affliggevano. E il pensiero di tornare a "casa" gli stava facendo venire un'emicrania.

Quale grandissima gioia.

Hyunjin chiuse gli occhi e se li strofinò con i pugni. Pure i pollini adesso? Quella neve di ieri non poteva congelarli tutti? Noooo, si era già sciolta e anzi, grazie a lei erano sbocciati una quantità immane di denti di leone. Perché sì, Hyunjin era allergico pure a loro. Maledettissime allergie.
Non riusciva nemmeno a vedere dove stesse andando... Sperava solo di non finire contro un albero o in un ruscello. In ogni caso avrebbe fatto meglio a tornare al castello e prepararsi per ritornare a "casa". Borbottò un "ciao, ci vediamo tra un po'" seguito da una parolaccia completamente inventata "porcobolognino" e si avviò per ritornare al castello. Sperava lo avessero sentito, altrimenti pazienza.

《 Hyunjin-ya dove stai andando?》 Gli chiese Jisung dopo aver sclerato internamente perché Minho gli aveva afferrato la mano e non voleva lasciarlo andare.

Non ottenendo risposta, e anzi vedendolo allontanarsi, il più piccolo scrollò le spalle e si guardò un attimo in giro, ammirando il panorama che si vedeva da quella collinetta che si affacciava proprio dietro le cascate di Zhilink. Sentiva l'acqua gorgogliare e alcuni passerotti cinguettare, così senza accorgersene, Jisung, si mise a canticchiare una vecchia canzoncina della sua infanzia.

Minho si voltò a guardarlo. Non aveva mai sentito una voce come la sua. Era...era...stupenda. Anche se stava cantando una canzoncina idiota sulle farfalle -D.O se odiava quelle canzoni per i bambini dell'asilo- la sua voce angelica lo aveva stregato. E non solo la voce.

I capelli scuri del più piccolo ondeggiavano delicatamente nel vento, il suo profilo incorniciato dal cappuccio azzurro del cappotto enorme che gli aveva rifilato lo rendeva adorabile, gli occhi era chiusi e le lunghe ciglia scure sembravano dipinte da un pittore. Non poteva credere di stare guardando una tale bellezza. E lasciatemi dire che questa cosa era straordinaria. Minho non si era mai soffermato a guardare qualcuno -all'infuori di sé- per più di cinque secondi, figuriamoci per più tempo. Ma Jisung era speciale, e ogni secondo che passava in sua compagnia lo faceva sembrare ancora più unico. Mentre lo osservava cantare tranquillo, un pensiero attraversò la sua mente.

Papà mi cantava la stessa canzone quando andavamo a cavallo insieme...

Minho si avvicinò ulteriormente a Jisung, le sue mani finirono nei  capelli di quest'ultimo mentre lo sguardo scattava sugli occhi scuri del maggiore, cosa voleva fare?

《 Cosa vuoi fare?》

《 Niente, stai tranquillo...posso...posso abbracciarti?》 Chiese esitante, non poteva lasciare andare il ricordo di suo padre. Sentì una fitta alle tempie osservando, Jisung aveva gli stessi capelli lunghi e un po' ribelli, e la stessa voce. Si avvicinò ancora un po' mentre gli occhi si annacquavano.

《 C-certo. Ma per-》 la voce gli morì in gola quando lo sentì singhiozzare silenziosamente.

《 Quando vuoi...》 sussurrò il minore mentre Minho lo stringeva ancora più forte.

Papà...mi manchi tantissimo. Sei stato tu a mandarmi Jisung vero? Ti facevo troppa pena, ammettilo...

Sorrise fra le lacrime.

Comunque hai fatto una buona scelta... Grazie ancora Pa'.

|Without The Crown| MinSungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora