Capitolo 26

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Spero solo di non perdermi.

Jisung aveva assistito a tante cose nel corso della sua vita, ma alla veneranda età di sedici anni e otto mesi, quello che stava vivendo era senza dubbio la cosa meno normale di tutte.

Per prima cosa stava correndo, e già qua la situazione diventava particolarmente strana, in quanto lui correva in pochissimi casi:
A) era inseguito da un orso o un essere potenzialmente pericoloso;
B) era stato punto nell'orgoglio dalla definizione di persona pigra e era stato appena messo alla prova;
C) era ora di colazione, pranzo, merenda o cena e lui era affamato;
D) rischiava di perdersi e/o di rimanere solo in un luogo sconosciuto.

Quindi vederlo correre per un bosco che non aveva mai visto prima era un evento più unico che raro, ma il fatto che stesse anche rischiando la vita non faceva altro che rendere più comica la situazione.

Si sa, il nostro Hannie, aveva il talento di inciampare sul nulla, per le vie del suo regno -tutte perfettamente lastricate- quindi, non osava nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto succedere se avesse perso la concentrazione, ma al momento aveva altro a cui pensare.

In secondo luogo la sua guida, nonché unico "amico" e pilastro in quel regno a lui sconosciuto era scomparso, urlando "I'm so hot" delle Momoland e agitandosi come un matto, pur essendo malato. Mentre lui al momento era solo, affannato, proccupato e molto, molto confuso.

In terzo luogo due scoiattoli avevano avuto la brillante idea di lanciargli delle ghiande addosso mentre lottava tra vita e la morte per scavalcare un tronco rovesciato.

E in quarto luogo non essendo un atleta, gli sembrava che i suoi polmoni stessero collassando, il che non era assolutamente una bella sensazione, anche perché stava iniziando a vedere gli alberi un po' sfocati.

Basta! Sto morendo... e io che quest'estate sarei dovuto andare a correre tutti i giorni. Ma chi me lo fa fare.

Jisung non ne poteva più, aveva il fiatone, era sudato e rischiava di vomitare l'enorme quantità di cibo che aveva appena ingurgitato, e tutto per colpa di un certo ragazzo che aveva avuto la brillante idea di scappare urlando da D.O solo sa cosa. Si accasciò nuovamente vicino ad un albero e chiuse gli occhi per regolare il respiro.

《Na na na naega. I'm so hooot...》 un sussurro da dietro le foglie.

《Minho?》Bisbigliò Jisung riprendendosi di colpo.

《Biccina biccina, narina narina...I'm...sooooo. ho-》

《HYUNG? OH ANDIAMO. COSA TI PRENDE!》 Urlò esasperato il principe di Jjanz trovando Minho, accoccolato in posizione fetale dietro un cespuglio di more.

《Io...male...caldo. che schifo. Vomito.》Disse Minho sempre meno cosciente. La febbre che lo aveva colpito tutto a tratto lo stava facendo dannare. Non sapeva nemmeno cosa stesse dicendo. Né dove fosse.

《Hyung. Ti prego alzati...dobbiamo tornare al castello.》

《Non... ce la faccio.》 Mormorò Minho aprendo gli occhi e fissando Jisung con sguardo vacuo. Era stupendo. E anche se la febbre lo stava facendo sgorillare, non poteva non notare quanto belli fossero gli occhi velati dalla proccupazione del ragazzo. E sentiva che quella preoccupazione non era rivolta ad altri che a lui.

《No,Hyung! Non mi lasciare così!》

Urlò Jisung disperato, afferrandolo per la camicia e scuotendolo come nei film d'amore, quando il protagonista sta per morire. Minho sorrise, sentendosi stranamente meglio.

《Jisung-ah, lasciami andare...è giunta la mia ora. Ma non disperare ci rivederemo un giorno ed allora sarò solo tuo...》 articolò con fare altolocato mentre appoggiava il dorso della mano sulla fronte. Gli stava venendo da ridere.

《Ugh...drammatico.》 ridacchiò il minore aiutandolo ad alzarsi in piedi, arrossendo fino alla punta dei capelli.

《Nah, melenso e sdolcinato. Come tutte quelle idiozie dei film...》 borbottò Minho con gran fatica, barcollando un poco e attaccandosi al castano.
《Andiamo?...Il castello non è lontano.》

Quasi quasi avrebbe potuto svenire e farsi portare da Han. In soli due giorni che lo conosceva lo aveva cambiato parecchio quel dolce ragazzo dal cuore gentile.
Ma si sa il lupo perde il pelo e non il vizio, e quindi la tendenza di Minho a farsi "venerare" era ancora ben presente.
《Oh cielo. Vedo le stelle. Sto andando in paradiso?》 Si sforzò di dire Minho mentre si accasciava di peso sul ragazzo che, pur andando in palestra e avendo un fisico abbastanza atletico, faticava a sostenerlo in quel modo.

《Tu in paradiso? Ma non scherziamo.》 Pensò Jisung trattenendo il fiato. Avrebbe potuto evitare di attaccarglisi addosso come un koala. Almeno lo avesse fatto sulla schiena...ma no! Niente. Figuriamoci... Appeso alla spalla doveva stare. Che grande aiuto.

《Non azzardarti a svenire o a far finta di farlo.》 Ringhiò Jisung fra i denti mentre si sforzava di non farlo cadere. Lo guardò male, e gli fece cenno di salire sulle sue spalle. 《Mi serve il navigatore.》

"Ma cos..? Pure nel pensiero mi leggi?" Pensò il maggiore ringraziando il cielo per l'animo caritatevole del ragazzo. Avrebbe potuto chiederglielo gentilmente, ma lui non era gentile. E poi ne andava del suo orgoglio.
《Mh. Grazie...》salì a cavalcioni sulle sue spalle, e strinse le cosce attorno ai suoi fianchi.

Ad un tratto sentì un tuono. Fantastico, anche la pioggia ora.

Una goccia d'acqua colpì Jisung sul naso e questo lo convinse ad accelerare il passo. Il principe di Zhilink invece si sentiva mancare. Di nuovo. Così si strinse ancora più forte al ragazzo, infilando il respiro fra i capelli profumati di Jisung. Lui, d'altra parte nel sentire Minho così vulnerabile venne pervaso da una forza sconosciuta e riuscì a trovare il castello in pochi minuti.

I suoi muscoli erano indolenziti e la sua schiena implorava pietà, così non appena vide in lontananza il sentiero che conduceva al castello esultò dalla gioia. Fece un ultimo scatto fino alla porta mentre Minho perdeva definitivamentei sensi e accorrevano orde di servitori dalla porta appena aperta.

In prima fila la signora Bae con sguardo preoccupato lanciava ordini alle sentinelle strepitando "di togliere il preziosissimo nipote dalle spalle del minore. Le serve invece erano riunite in piccoli gruppi e starnazza-litigavano per decidere chi dovesse avere l'onore di lavare il principe.

Jisung le guardò male, si voltò e andò in giardino, non voleva sentire altro.

《È IL MIO BAMBINO! LO FACCIO RINFRESCARE IO!》Un urlo rimbombò per il salone. Jisung sorrise sotto i baffi andando a sedersi sotto il roseto,
《Così imparate, stronzette...》




|Without The Crown| MinSungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora