Capitolo 27

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Minho si svegliò accarezzato sul volto pallidi da dei caldi raggi di sole.
Non si ricordava molto di quello che era appena successo, ma circondato dalle coperte e dalle piume del suo cuscino non se ne curava. Sentiva dei borbottii sommessi e faticava a capire cosa stessero dicendo quelle voci. Ogni tanto percepiva qualche parola, ma non riusciva a seguire il discorso fra quelle due voci che era sicuro di conoscere. Una era di donna, lenta e un po' strascicata, nella quale sentiva una nota di preoccupazione e la seconda era dolce e veloce, talmente veloce che chi stava parlando si mangiava le parole, tale era la sua agitazione.

Minho dopo aver capito poco e niente alzò le spalle e ritornò a dormire...non riusciva a fare nulla, nemmeno a pensare.

Mentre Minho scivolava nel mondo dei sogni, Jisung si stava intrattenendo con una signora Bae, leggermente preoccupata. Quella donna conosceva Minho da quando era nato e lo trattava un po' come il nipotino che sua figlia non le aveva mai donato, forse però era un po' troppo apprensiva nei suoi confronti, e Jisung se ne stava accorgendo in quell'esatto momento.

《Come sarebbe a dire che è svenuto in mezzo alla radura?》

《Senta signora, lo dica come le pare, tanto il concetto e sempre quello. Se vuole posso dire che ha avuto un mancamento, che ha perso i sensi oppure che è caduto con stile, fatto sta che Minho non stava bene, aveva la febbre alta e io l'ho portato sulle spalle fino a qu-"

"Il mio povero Minho, svenuto e nelle mani inesperte di un adolescente. Oh santi numi...fate in modo che guarisca in fretta."

"Signora Bae, non so cosa avrebbe fatto se si fosse ritrovata al mio posto, ma le posso assicurare che per quanto magro e muscoloso, i suoi chili li pesa pure lui e da svenuto non credo che avrebbe potuto fare altro che lasciarlo nel bosco, solo, e sottolineo solo, per andare a chiamare aiuto. Al momento è al caldo, a casa propria e sotto le sue cure amorevol-"

"Avrà caldo? Avrà freddo? Devo andare a controllare."

"NO! COSA FA? NON- ehm, non vede che sta riposando? Meglio tornare più tardi...che ne direbbe di mostrarmi dove rinfrescarmi e se possibile anche dei vestiti puliti. Ho sudato parecchio e mentre tornavamo ha iniziato anche a piover-"

"CHE COOOOOSA? IL MIO MINHO HA PRESO L'ACQUA!?".

"Ehm...sì? Ma solo poche gocce, perché quando ha iniziato a diluviare io ero in giardino e lui veniva lavato da lei e dagli altri domestic-"

"Scusi signorino, ma IO non sono una domestica. IO sono la madrina di corte del principe Lee Minho, figlio adottivo e unico erede del re di Zhilink: Yuta Nakamoto III. Veda di non mancarmi di rispetto, screanzato."

E io cosa dovrei dire? Mica sono un principe pure io. Figuriamoci...

Jisung roteò gli occhi poggiando gli indici alla radice del naso, dopo aver respirato profondamente riprese.
"Ha ragione signora Bae. Sono stato un vero maleducato e me ne scuso profondamente. Ora mi duole rubarle del tempo prezioso, ma potrebbe gentilmente accompagnarmi in una stanza da bagno nella quale io possa mettermi un poco a mio agio? La prego, le mie vesti bagnate non mi lasciano pace."

La donna lo squadrò dalla testa ai piedi, fissandolo attraverso gli occhiali dalle lenti sottilissime e con la montatura d'ottone. Poi spostando un ciuffo di capelli castani dalle guance gli sorrise. Quel ragazzo era proprio carino. E anche educato, se voleva. Poi si accorse che stava gocciolando e battendo i denti per il freddo e si sentì tremendamente in colpa.

Girò i tacchi e aprendo la prima porta sulla destra, trascinò un piccolo Jisung infreddolito nel bagno e dopo avergli,  preparato la vasca e i vestiti puliti lo costrinse a immergersi nella vasca.

Questo bagno era ancora più bello di quello del giorno prima. Era tappezzato da lastre di marmo rosa e grigio scuro, la vasca al centro era di uno splendido grigio perla sfumato che rifletteva la luce soffusa dei faretti incastonati nel soffitto. Era proprio un bel bagno, già. Jisung si tuffò nella vasca lasciandosi inebriare dai vapori e dal profumo dello shampoo alla lavanda che aleggiava nell'aria. Era proprio identico a quello che aveva a casa. Era il preferito di Jimin...
Yah, Jiminie. Chissà cosa sta combinando quel puffo. Sono già due giorni che non la vedo...
Piano piano, sopraffatto dalla stanchezza e dai pensieri Jisung sprofondò fra le braccia di Morfeo.
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Jimin non poteva già più. Era circondata da piume d'oca, da ochette in calore che sbavavano dietro a qualunque essere di sesso maschile, e la portata principale  in quel college schifoso era proprio l'oca. Se l'era trovata già in tre portate. Pazzesco.

Sbuffò buttandosi sul letto. "Che palle!" Ringhiò poi soffocando uno strillo con il cuscino.
"Jimin-shi? Non mi sembra una posizione molto consona..." la sua compagna di stanza Kim Rina entrò con fare aggraziato nella camera che condividevano. Inutile dire che Jimin non la sopportava. Era una principessina viziata, che sarebbe dovuta rimanere nella sua stanza singola, se non fosse arrivata lei. "Ti si vede la biancheria." Continuò non ottenendo risposta.

Jimin non si alzò per sistemarsi la divisa. Anzi, se la tolse scalciando e si mise un paio di pantaloni color cachi, senza guardare in faccia la nuova compagna, che la guardava scioccata. Come osava accostare quei colori! Ma non aveva tutti i torti, infatti, la divisa era di un color turchese acceso e la cravatta era rosa magenta, con i pantaloncini cachi poi l'abbinamento era alquanto osceno.
Rina alzò un labbro con fare disgustato mentre si spazzolava la lunga chioma castana. Che buzzurra. E quella era una principessa? Ma non scherziamo...

"Alle 15 in punto, abbiamo etichetta, poi alle 16.30 c'è danza, fino alle 18 con gli allievi della Bluewest-warriors...sono molto carini ed educati vedi di non farci fare brutta figura. Dopodiché ceneremo, e dalle 21 alle 22.30 potrai usare il telefono per chiamare i tuoi genitori o il tuo ehm...ragazzo. Sempre se lo hai." Soffocò una risata la ragazza che si rimirava alla specchiera mettendosi il mascara.

A Jimin prudevano le mani, avrebbe tanto voluto tirarle uno schiaffo o perlomeno mandarla a fare in cu-

Afferrò una matita e se la strinse fra le labbra, altrimenti non avrebbe risposto delle sue azioni.

Accecati con quello schifo.

|Without The Crown| MinSungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora