Pieno.

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Mi sveglio con un mal di testa insopportabile. Stanotte non ho dormito. Continuavo a immaginarmi cosa sarebbe successo il giorno dopo, quando Kyle mi avrebbe vista. Mi sono immaginata lui che mi rifiuta. Lui che cambia scuola per non vedermi...in pratica, io finivo in lacrime.
Scendo a fare colazione con un croissant appena sfornato. 《Buongiorno, Amy.》la saluto.
《Buongiorno. Hey! Quello era mio, c'è sopra più zucchero a velo.》Si lamenta. 《Lo so.》dico divertita. Ridacchia e poi ne prende un altro.
Faccio colazione e poi vado a prepararmi. Mi metto dei jeans e un felpa nera. Mi faccio la coda e prendo lo zaino. Esco di casa e vado a scuola. Passo vicino a una panetteria e prendo un pezzo di crescente.
Entro a scuola e aspetto che la lezione  inizi. Ho paura di quello che mi possa dire Kyle.
Appena entro in classe abbasso la testa. Mi concentro sul mio figlio e poi si siede. Mi saluta e io lo saluto con la mano. Non diciamo nulla per tutta la lezione. Alla seconda ora Kyle non ha il libro di biologia perciò lo metto in mezzo. Alla terza ora invece gli ho offerto un pezzo della mia crescente. L'ha accettato e abbiamo mangiato in silenzio. Alla quarta ora c'è stata l'ora di palestra e io con una scusa sono rimasta in classe. Adesso a maggior ragione, non posso farla.
Rimango in classe a fare alcuni compiti e a scarabbocchiare un foglio.
Poco dopo sento una porta sbattere.
Poi questa si apre di schianto. Carlos entra velocemente e mi prende per i capelli. 《Ora. Perché non hai ballato con me, ieri quando te l'ho chiesto?》sussurra minaccioso. Non rispondo.
《Perché tu e il tuo amichetto non vi parlate più? Si è già stancato di te?》dice. Tremo e poi incomincio a piangere. 《Lasciami.》sussurro.
《Povera illusa. Credi davvero che io ti lasci dopo che me lo hai detto tu. Ma non farmi ridere. Ieri sono stato buono, non ti ho toccata. Ma oggi, dobbiamo recuperare ieri. Ti conviene andare dietro la scuola oggi se non vuoi che un altro tuo video imbarazzante venga pubblicato sul sito della scuola...》Mi minaccia. Scuoto la testa. 《Errore. Ti conviene venire.》dice e mi molla uno schiaffo. Cado sulla sedia e mi tiro le gambe al petto. Continuo a piangere.
Non so cosa pensare. Non so cosa fare. Non so come devo muovermi. Non so più nulla. Non sento più nulla. Non sono più nulla. Mi hanno spremuta fino al midollo, corrodendomi, schiacciandomi, chiudo gli occhi. Mi lascio trasportare dalla mia immaginazione. Mi abbandono a me stessa. Vedo i miei genitori. Vedo la mia casa. Il mio piccolo Paco. Il piccolo ciondolo che mamma portava sempre con sé. Le foto di tutti noi. La nonna e il nonno.
Mi guardo intorno. Non vedo nessuno. Poi vedo una foglia che cade. Ecco io sono così. Una figlia che cade lentamente. Fragile. Con una folata di vento, vola via. Sola. Senza l'albero che la protegga. Sofferente. Calpestata da tutto. Ritenuta inutile e insignificante. Il mio telefono squilla ma lo spengo. Prendo fuori un foglio.
Mamma, papà.
Tornate da me. Vi prego. Vi scongiuro. Tornate da me. Non dovevate abbandonarmi. Mi avete lasciata sola. Non ho più nessuno. Non sono più nessuno. Non ho più nulla. Non sono più nulla. Non sento più nulla. Sono stanca di tutto questo dolore. Io voglio solo tornare a casa nostra e giocare a Monopoli. Fare quelle follia avventure. Ridere e scherzare con voi. Voglio farvi arrabbiare per poi farmi perdonare. Voglio farvi sorridere, voglio essere contenta della mia vita. Non voglio questo. Non riesco a cambiarlo! Sono troppo debole per farlo! Non ho più nulla di concreto nelle mani!
Non riesco più a stare dietro al tempo, lui va troppo veloce. Io sono lenta.
Non ce la faccio. Non ce la faccio più. Io vi voglio raggiungere. Riabbracciare. Non voglio più stare qui.
Fanculo. Io vi detesto. Sono arrabbiata con voi. Mi avete lasciata da sola! Non sono potuta salire su quella fottuta barca. È colpa mia. Io dovevo venire con voi! Non sarei qui se su quel fottuto foglio ci fosse stato un 14 anziché un 13.
Dovevo morire con voi. Dovevamo essere uniti e adesso io sono più separata che mai. Il mio cuore non lo sento più, la mia mente è andata a farsi fottere. Il mio cervello è andato con tutte quelle botte e quelle delusioni. Non so come cazzo faccia a camminare! Mi massacrano tutti i giorni. Fisicamente e mentalmente. Tutti i santi giorni. Uno. Uno, solo. Uno solo, cazzo. Un solo cazzo di giorno. Un solo giorno chiedo di pace. Me ne basta uno. Un minuto. Un minuto, dove posso riabbracciarvi. Un minuto dove posso comunicarvi tutto il mio amore per voi senza parlare da sola!
Mi mancate! Mi mancate! Mi mancate, da morire!
Non voglio più stare qui.
Voglio andare via. Tanto a chi importerebbe di me?
Nessuno. Chi mi vuole. Chi vuole una che ha ancora i segni della guerra passata. Chi vuole una nana che sa solo piangere. Chi vuole una che non ha il coraggio né di dire quello che vuole, né di esprimere quello che pensa, di uccidersi, di tendere la testa alta. Chi mi vuole?
Chi vuole una come me?
Una che ha paura della sua stessa ombra?!
Una fifona del cazzo!
Un'idiota.
Un'orfana.
Un errore.
Una delusione.
Uno sbaglio.
Uno schifo.
Un ripudio della natura.
Una pezzente.
Una nullità.
Una sfigata.
Una brutta.
Una sfigurata.
Una mentalmente instabile.
Una anormale.
Una piagnucolona.
Una che si lamenta sempre.
Una frignona.
Chi vuole Haley Jonson?! Nessuno! Nessuno, cazzo.
E allora io...a questo mondo, cosa cazzo ci sto a fare?!
Smetto di scrivere perché mi fa male la mano. Ho scritto un foglio. Wow. I miei pensieri, in un foglio. Figo.
Tutta una vita, in un fottuto foglio.
Bello. Fantastico. Meraviglioso.
Mi guardo le braccia. I miei binari sono venuti bene. Dovrei fare l'artista...magari nella mia prossima vita sarò una pittrice...
Sento gli occhi pesanti. La vista mi si annebbia. Ops. È tutto buio. Era questa la pace che cercavo. Questo silenzio che mi avvolge. Questa pace interiore che mi occupa la mente. Questo canto che mi entra nelle orecchie.
Sento due braccia forti sollevarmi.

Apro gli occhi e vedo tutto bianco. Sneto una mano che stringe la mia. Vedo Kyle appoggiato al lettino bianco. Ha gli occhi chiusi. Gli accarezzo i capelli. Sono morbidi. 《Haley.》sussurra alzando la testa di scatto. Sorrido. Mi fa male la gola. 《Tieni bevi.》dice portandomi un bicchiere d'acqua.
《Grazie. Sono qui da tanto?》chiedo a vice bassa.
《Due giorni. A scuola sentono tutti la tua mancanza.》scherza.
Non c'è nulla da scherzare...nessuno sente la mia mancanza.
Poco dopo entra tutta la mia "famiglia". Beck mi corre incontro.
《Haley!》dice abbracciandomi.
Le sorrido. 《Ci hai fatto prendere un colpo!》urla Beatrice.
Bevo dell'altra acqua e mi metto a sedere. Sono un po' indolenzita e mi sento debole. 《Cosa è successo?》chiedo. Tutti si rabbuiano.
Abbasso la testa. 《Devo parlarle. Uscite.》ordina Logan a tutti.
Annuiscono ed escono. Kyle prima di uscire mi sorride.
《Cosa ti è successo?》chiede. Non rispondo perciò continua.
《Chi ti ha fatto così male da tagliarti? Haley ti sei disegnata qualcosa sulle braccia! Sei piena di tagli sulle braccia! Sei svenuta per hai perso non so quanto sangue. Sei pallida! Haley se non ci dici nulla, nessuno ti può aiutare. Haley, qui ti vogliamo tutti bene. Non puoi...Non devi farti del male!》Mi rimprovera.
Non riesco a parlare. Ho gli occhi pieni di lacrime.
《Haley perché l'hai fatto?》chiede.
Perché nessuno lo capisce?
《Haley, vogliamo solo aiutarti. Ti prego. Parla con noi. Parla con Amy, con Joe, con Beck, con Jake, con Kyle...Parla con chi vuoi ma parla. Non puoi tenerci all'oscuro di questo! Siamo tutti in pensiero per te. Hai rischiato di farti molto male. 》
Annuisco, a testa bassa. 《Sei importante per me, chioma bionda.》dice e mi abbraccia.
Una lacrima scende sul mio viso e lui la raccoglie. Anche lui ha gli occhi lucidi. 《Mi dispiace. Mi dispiace così tanto.》Mi scuso, per poi scoppiare a piangere. Logan mi consola un po' poi entra Kyle. Mi abbraccia forte.
《Dio, Haley. Non...puoi capire la paura che ho provato prendendoti in braccio. Eri in un bagno di sangue...io...io avevo paura di perderti e...》dice e io lo abbraccio di nuovo. Sto piangendo. 《Ora basta, okay?》dice. Scuoto la testa. Mi abbraccia di nuovo.
Ho fatto il pieno. Sono stanca. Sono stanca, forse troppo.
Ho accumulato troppo. È il momento di fare una pazzia.

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