Corsa.

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<<Ciao.>>mi saluta. Agito una mano. Julian non è con lui.

Mi appoggio al muro stando attenta a non farmi male. Alla fine la crema che mi ha messo Melany ha fatto bene ma brucia ancora un po'.

<<Sentiamo cosa è successo oggi? Perchè non sei venuta?>>chiede scocciato restando in piedi e guardandomi dall'alto.

<<Sei arrabbiato con me. Ti chiedo scusa ma ieri non avrei dovuto lasciarti lì da solo.>>mi scuso.

<<Punto primo. Tu hai l'aria di una che ne ha passate di tutte e delle scuse non risolveranno molto e lo sai bene. Punto due. Non sono arrabbiato con te. Punto tre. Non mi aspetto che tu mi faccia...non lo so. Non mi aspetto nulla da te, e so di essere complesso ma non farlo mai più. Non lasciarmi mai più da solo in un momento di debolezza. Non lo sopporterei. Sembro un insensibile stronzo ma sono un essere umano anch'io, perciò non farlo più. Non sono cattivo, ho fatto del male ma cerco di non ricommettere i miei errori perciò puoi stare tranquilla con me. Punto quattro. Farò un eccezione per te. Ti concedo un'ultima possibilità ma non sprecarla biondina. Sono molto severo in fatto di mantenere gli impegni.>>

Annuisco. Chiudo gli occhi. Ho mentito, non vengo in questi stupidi vicoli sporchi solo oer cercare pericolo ma anche perchè c'è pace e a parte lui, non c'è nessuno e mi sembra di trovare la calma stando qui, come quando dopo un lungo viaggio scendi dall'auto e inizi a correre per sgranchirti le gambe.

<<Domani ti verrò a cercare se non verrai. D'accordo?>>dice sedendosi vicino a me. <<D'accordo.>>sussurro.

No. Oggi non va. No. Non va per niente.

Scappa. Ti conviene scappare.

Scappare da cosa?

Da te stessa.

Da me stessa?

Mi alzo e lo guardo io dall'alto. <<Ci sei?>>chiede. Scuoto la testa.

Cos'ho intenzione di fare?

<<Ho paura. Voglio andare a casa.>>dico con la voce che trema. <<Non ho una casa, però. Sono solo macerie. Non l'ho mai avuta.>>indietreggio ancora. <<Voglio cercarne una. Voglio cercare una casa, la casa.>>sto parlando a vanvera. Si alza e prende le mie mani, mi fa di nuovo sedere. Lo guardo negli occhi.

Questi occhi non mi fanno galleggiare. Anzi, al contrario, mi fanno affogare, mi spingono sott'acqua, mi fanno bere ma vanno bene. Sono okay in questi occhi. Non mi dicono quello che vorrei farmi sentir dire ma tutto il contrario. Mi dicono cose che non si pronunciano ad alta voce, parlano nel rumore delle mie urla silenziose, sussurrando o gridando a loro volta e va bene, va bene così. Sono occhi nuovi.

<<Sei troppo agiatata. Non sai apprezzare i momenti di calma ed entri nel panico. Cerca di chiudere gli occhi e focalizzare un punto.>>sussurra ancora.

Focalizzo il mare. Il mio mare. Le onde che spingono l'acqua sulla riva. Il sole che si specchia su di esse. E poi come nel mio sogno, tutto diventa scuro.

Apro gli occhi di scatto. <<Scusa ma devo andare.>>farfuglio alzandomi. Mi tiene stretta per un polso e non mi fa muovere. Sento una stretta allo stomaco e sento la testa scossa da leggeri brividi. <<Non toccarmi...lasciami.>>mi sembra di essere tornata a praticamente l'anno scorso quando combattevo ancora con Carlos, o meglio quando prendevo botte da lui.

Sono l'incoerenza in persona, prima volevo che mi tenesse per mano e adesso voglio che stacchi subito la sua mano dal mio polso.

<<No. Non lo farò. Non ti sto facendo male e non ce ne sarebbe motivo. Sei troppo agitata e andrà a finire male per te se non ti calmerai.>>mi dice con il suo solito tono freddo. Lo guardo con una supplica negli occhi ma sembra non vederla perchè mi fa sedere di nuovo. <<Farti del male non è nei miei piani ma non voglio che tu te ne vada perchè credi di fare un favore a me.>>dice ancora con quel suo parlare in modo ghiacciato. Parla come se ti volesse congelare. Il vetro si spezzerebbe con il ghiaccio? Non voglio però uscire dalla mia gabbia di vetro. Starò lì ancora tanto, non è vero? Farà male, eh?

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