Incubi.

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Carlos ha un coltello in mano. Me lo punta addosso.
Fumo. Vedo fumo.
Polvere. La polvere si dissolve. Si alza.
Vedo sangue.
Sento dolore. Percepisco ansia. Tensione.
Kyle. Vedo Kyle correre. Sta correndo sempre più forte. Mi raggiunge e si butta a terra.
Piange. Non deve piangere. Non è bello quando lo fa. 《Non piangere, Kyle. Non sei più bello.》sussurro.
Fa male. Vedo sempre più sangue.
《Va tutto bene. Va tutto bene. Adesso Beck ha chiamato un'ambulanza. Hai capito? Va tutto bene.》dice tra i singhiozzi.
Non va tutto bene. Il coltello è lì.
Nonostante ciò sono felice. Sono sollevata. Niente più dolore.
《Kyle, va' via. Non voglio che mi veda messa così. Scappa e innamorati. Vivi e sii felice. Tu te lo meriti più di chiunque altro. Non hai mai mollato nemmeno quando io ero la prima a mollare. Vattene e dimenticarmi come faranno presto tutti. Ce la farai, Kyle. Lasciami andare dai miei genitori, fammi annegare. Smettila di farmi restare a galla. Lasciami andare via. Sono troppo stanca per tenere gli occhi aperti.》sussurro.
Stai farneticando. Va tutto bene.》
《Ti amo, Kyle.》
Sento un colpo forte alla testa. Vengo sbattuta. Calciata.

Mi sveglio di soprassalto. Che cazzo è successo?
Incubo. Incubo.
Sono tutta sudata e respiro in modo affannoso. Mi guardo intorno immersa nel buio.
Sono in camera mia. Mi alzo e guardo che ore sono. 4.32 di mattina. È da quando è andata via Beatrice che faccio questo genere di incubo. Il libro che mi ha dato la bibliotecaria non mi aiuta, anzi.
Vado in bagno. Mi lavo la faccia poi vado sotto la doccia. Ho fame. Mi scaldo velocemente.
Mi asciugo e scendo a mangiare qualcosa. Vado in cucina e vedo Jake. Tra tutti l'atmosfera è fredda. 《Hai urlato anche stanotte. È una settimana che va avanti. Non puoi continuare.》dice lui.
Abbasso la testa. 《Dimmi cosa hai sognato.》dice.
Ho dei flash. Non ricordo bene.
《Mi pugnala. Non Kyle. Kyle corre. Amo Kyle. Vado via in modo violento. Vengo strappata da tutto e tutti senza uno scopo. Ma sono felice, sollevata. Se me ne vado lo faccio sul serio. Non mi guardo indietro.》gli racconto distaccata, fredda.
Mi abbraccia forte. 《Sai ho fatto anch'io un incubo.》dice. 《Un po' diverso. Correvo per raggiungere qualcosa ma senza toccarla e raggiungerla mai. Il vuoto era immenso, io ero un puntino in tutta quell'immensità. Mi sono sentito inutile. Cazzo, era orribile. Dovevo correre per prendere quella qualsiasi cosa fosse ma non ce la facevo. Braccia mi impedivano di raggiungere tutto ciò. Quella era la felicità. O forse ľennesima illusione su di essa.》racconta. Rimango estrefatta. Non facevo Jake un tipo così poetico.
《Oggi saltiamo la scuola e andiamo a divertirci. Devo staccare. Scuola. Beatrice. Incubi del cazzo. Ho bisogno di non pensare a nulla e anche tu.》dice deciso. Ridacchio ma ha ragione.
《Andiamo al cinema?》propongo.
《No. Ho bisogno di stare all'aria aperta.》dice.
《Andiamo in campagna e corriamo.》butto lì. Ora sarebbe perfetto.
Il vento tra i capelli. La testa che si svuota da tutti i pensieri.
L'anima che si libera di un po' di dolore accumulato. La gioia che invade il corpo quando ti lasci andare. Le urla di gioia e di sollievo che si fanno quando finalmente ci si lascia andare e ci si sente liberi. Liberi di tutto. Liberi dal dolore. Dalla sofferenza. Dalla tristezza e dal rimpianto di tutto ciò che si è detto. Come macigno quei pezzi di storia che siamo, ci assalgono ma vengono liberati dalla forza del vento. Ci solleviamo in aria come palloncini. Come nuvole. Come respiri di persone che sia amano.
Voliamo tra le stelle della notte nera. Balliamo sulle note di una canzone triste. Ridiamo in faccia alla vita e al dolore. Buttiamo fuori la rabbia che abbiamo represso e voliamo via, leggeri come un soffio di vento che cerca di spostare querce di dolore.
Via come la polvere che si posa delicatamente su un oggetto. Via come il respiro di un bambino che sorride. Via come il dolore che ci viene tolto per lasciare spazio alla gioia e alla felicità di poter raccontare e semplicemente pensare che abbiamo acquistato quel poco di libertà per respirare come una volta. Via tra le stelle di una notte nera.
Via tra le luci di finti lampioni.
Via tra i suoni del dolore.
Via tra i pianti inutili.
Via dalla sofferenza che ci invade.
Via dalla sensazione di vuoto che ci assale.
Via dell'acido che ci corrode.
Nessuno è forte abbastanza da volare. Nessuno se lo merita fino in fondo.
Nessuno ma possiamo semplicemente andare via. Lontano da tutto.
《Ci sto.》acconsente. Annuisco.
《Ora ci vorrebbe un sorriso di incoraggiamento di Beatrice.》costata. Annuisco triste. Manca anche a me.
Quando se n'è andata era rilassata. Era felice. Adesso è in una vera famiglia. Non abbiamo visto i suoi nuovi genitori ma Amy e Joe ci hanno assicurato che sono due persone meravigliose.
Sorrido felice e poi prendo una merendina dal mobile e la mangia.
《Jake. Tu hai mai pensato di andartene?》chiedo di punto in bianco.
《Sai perché sono qui?》chiede invece di rispondere. Scuoto la testa.
《Abbandonato. A cinque anni. Ho girato orfanotrofi, case famiglie, ho abitato anche in strada insieme a una ragazza. Di tutto. Se ho pensato di andarmene? Ogni giorno della mia vita. Desideravo così tanto un posto che avrei potuto chiamare casa. Una bella ragazza da baciare quando mi vedeva. Una mamma che quando tornavo a casa mi sorrideva. Non chiedevo molto. Ero stupido. Non sapevo che il mondo là fuori fosse così crudele da farmi desiderare di andarmene. Ma in ogni nuovo posto che andavo era sempre peggio. Finché non incontrai quei bulli di cui ti ho parlato l'altra volta, ne avevo talmente le palle piene che ho deciso che andarsene non sarebbe servito a nulla. Il dolore c'era in ogni caso. Ho deciso di combattere e far vedere al mondo che io ero in piedi. Sono caduto. Mi sono rialzato e ora sono stabile. Ma nonostante ciò ho bisogno di staccare. E poi ho una verifica di trigonometria e non ho studiato perciò, se non voglio prendere 2 meglio che andiamo in campagna per metà giornata.》Mi racconta. Quando dice della verifica ridacchio ma tutto il tempo avevo gli occhi lucidi.
《Non essere triste. Non lo sono io. Anzi penso di essere apatico. Non sento più il peso dell'abbandono. Nemmeno vuoto. Sono solo ok. La situazione l'ho accettata.》dice. Annuisco.
《Haley. Abbracciami forte, ti prego.》dice. Mi alzo e lo stringo forte. Lascio che qualche lacrima calda righi il mio viso. Jake si stacca e mi sorride.
《Come stanno tutti?》chiedo. Ultimamente non sono stata molto presente, lo riconosco ma ero piena di lividi. Se mi avessero visto così sarebbe andata male. Mi sono tagliata di nuovo. Stavolta tutto il braccio sinistro. Tutto, da spalla a polso.
《Beck è distrutta. Sta sempre da Drew. Logan è incazzato nero con Amy. Non gli permette di andare a vedere suo nonno. Mentre lei è Joe sono strani. Sembra che abbiano le palle piene di tutti noi.》Mi spiega.
Annuisco. Inclino la testa e guardo un punto a caso. Guardo i fornelli.
Mi alzo. Giro intorno al tavolo. Jake mi guarda perplesso e divertito. Roteo i polsi. Giro su me stessa. Non so cosa stia facendo. Giro ancora. So solo che ho bisogno di lasciarmi andare.
Giro ancora e ancora. Mi siedo sul tavolo e poi sorrido a Jake. 《Ottima ballerina. Come mai ciò?》chiede. Alzo le spalle.
Sorrido. Jake mi mette sulle sue gambe e mi abbraccia da dietro. 《Ho sonno, Jake. Ma basta incubi.》Mi lamento. Senza dire nulla mi prende in braccio. La più bassa e minuta sono io perciò è facile sollevarmi.
Spegne la luce e mi porta in camera. Mi adagia sul letto. 《Sto qui?》chiede. Annuisco. Jake è un grande fratello stronzo. Ma gli voglio un mondo di bene. Sopratutto ora.
Si sdraia accanto a me e mi fa appoggiare la testa sul suo petto. Sorrido. Entrambi sprofondiamo in un sonno profondo e senza sogni.

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