7. Cala la notte

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-Oh mio...scusate!-, strilla Scarlett. È entrata nella nostra stanza senza bussare, ma non si aspettava che io non fossi da sola.

-Tranquilla, Scar! Non stavamo facendo nulla-, ride James.

Scarlett apre gli occhi che aveva prontamente chiuso e ci osserva. Nota che siamo semplicemente seduti sul letto, dato che stavamo chiacchierando. Tira un sospiro di sollievo e si accomoda sulla sedia.

-Questo esame mi distruggerà-, si lamenta, buttando la testa indietro.

-Vedrai che andrà benissimo-, la rassicuro.

Una notifica sul cellulare la distrae, ma noto che appena posa gli occhi sul display la sua espressione cambia. È confusa, aggrotta le sopracciglia e riduce gli occhi a due fessure. Si alza e rimane così, in piedi, con lo sguardo sul cellulare.

-Tutto bene Scarlett?-, le domando preoccupata.

-Si...è solo Travis. Dice che dobbiamo parlare-.

-Non agitarti. Avete resistito già per mesi a distanza, cosa potrà mai essere successo!-

Scarlett annuisce.
-Hai ragione. Forse dovrei chiamarlo...ci vediamo dopo-.

Quando rimaniamo soli, James mi circonda con le sue braccia e inizia a giocare con i miei capelli.

-Credi ci siano problemi?-, mi domanda, riferendosi a Scarlett.

-Spero di no-, mormoro. Scarlett e Travis stanno insieme da più di due anni...se la relazione dovesse finire, la mia amica ne uscirebbe devastata.

Passiamo la mattina in camera a rilassarci, poi ci separiamo. James ha gli allenamenti, io ho lezione con il professor Sanders. Più passa il tempo, più quell'uomo mi apre la mente.

Questi sei mesi qui al college sono stati intensi, ma le sue lezioni sono state le più belle da seguire. E poi lui...lui è così amichevole che sembra quasi uno studente come noi.

Mentre sistemo le mie cose prima di abbandonare l'aula, mi squilla il cellulare.

-Mia!-

È Scarlett. La sua voce è spezzata, roca. Credo stia piangendo, riesco a percepire dei singhiozzi ad intermittenza.

-Scar...che succede?-, chiedo con tono agitato.

-Quel bastardo!-

Rimango in silenzio, purtroppo ho capito.

-Tesoro, mi dispiace...-, mormoro.

-Mia...mi ha lasciato per telefono! Dopo anni insieme...una telefonate e stop! Fine della storia! E si è inventato un sacco di scuse...so che ha mentito! Lo so!-

-Scarlett, davvero, mi dispiace tantissimo. Dove sei ora?-

-Sono nell'aula di chimica. È vuota, sto piangendo come una disperata e sembro una pazza-, singhiozza, seguita da un suono paragonabile al barrito di un elefante. Scarlett dovrebbe imparare a soffiarsi il naso con più delicatezza.

-Tra poco verrò da te. Tu aspettami e...-

-Signorina Laurence-, mi sento chiamare.

-Scusami, ora devo andare-, dico al telefono, interrompendo la chiamata.

Mi volto verso il professore. Ormai la classe si è quasi svuotata.

-Si, signor Sanders?-

-Volevo farti i complimenti per questo-, dice agitando dei fogli.

-Il mio saggio-, sussurro, sorridendo.

-Mia...hai del talento. Davvero. E poi i tuoi pensieri sono così...contorti. Prendilo come un complimento. O almeno, al tuo posto lo considererei come tale-.

-Sono contenta le sia piaciuto. Sa, non sapevo se consegnarglielo. So che non era un compito assegnato da lei, ma...-

-Hai fatto bene a desiderare un parere professionale-, mi interrompe, capendo dove volevo arrivare. -L'ho apprezzato. Spero che questo sia solo uno dei tanti saggi che avrò l'onore di leggere-.

-La ringrazio-, sorrido.

Mentre cammino verso l'aula di chimica, tento di nascondere il mio buonumore. Sorridere mentre la tua amica piange non è corretto.

Quando entro la vedo li, seduta, da sola. Ha la testa tra le braccia e la sua schiena fa su e giù a causa del fragoroso pianto.

Poso una mano sulla sua spalla, facendola sussultare. Appena mi vede, getta le sue braccia attorno al mio collo. Mi racconta tutto quello che è successo, mente io cerco di consolarla con parole dolci.

-Stasera c'è una festa-, dice tirando su col naso. -Forse dovrei andare e divertirmi un po', alla faccia di Travis-.

-Scar...non credo che uscire e divertirti con qualche sconosciuto sia ciò di cui hai bisogno adesso-.

Scarlett mi guarda con aria indispettita.
-Non intendevo divertirmi in quel senso. Per chi mi hai preso?-

-No, è che...-

-Credi che ora che sono single farò la facile con tutti i ragazzi?-, chiede.

La guardo sorpresa.
-Certo che no! Non lo penserei mai-.

-Allora perché hai presupposto che lo avrei fatto?-

-Non mettermi in bocca parole che non ho detto-, rispondo rigida. Cerco di non arrabbiarmi per le sue accuse dato il suo stato d'animo.

Scarlett non mi risponde.

-Credo che almeno per oggi dovresti stare in camera, sfogarti, vedere un bel film sotto le coperte...-

-Ci penserò. Tu che farai?-, mi domanda senza lasciarmi finire di parlare.

-Io sarò in biblioteca. Ho un test fra cinque giorni e devo studiare-.

-Quindi non starai con me-, dice annuendo, rivolgendo il suo sguardo verso i suoi piedi. Suona come un'affermazione. Esce dalla sua bocca come il sibilo di un serpente.

-Posso stare con te adesso-, le rispondo, indecisa su quale tono scegliere. Quando Scarlett è in queste condizioni, bisogna fare attenzione e misurare ogni singola parola.

Mi fulmina con lo sguardo.
-Grazie dei tuoi consigli, Mia-, mi dice, poi esce dalla classe e mi lascia da sola.

Rimango perplessa. Conosco Scarlett, è una testa calda e sotto certi aspetti è ancora una bambina. È gelosa, impulsiva, vendicativa. Spesso non capisce che la mia vita è costituita anche da altre cose oltre che da lei. Quando ho avuto bisogno di lei in passato, non mi ha di certo asciugato le lacrime in ogni singolo momento! Perché dovrei farlo io?

Vado in mensa per prendere la cena e la porto con me in biblioteca. Per qualche ora provo a studiare, ma proprio non riesco a concentrarmi . Forse sto sbagliando, forse devo fare compagnia Scarlett. Chiudo i libri e mi dirigo in camera, ma la trovo vuota. Vedo tutte le borse dei trucchi aperte e vestiti buttati sul letto.

Scuoto la testa. Non posso credere che sia davvero andata alla festa in quelle condizioni. Per impedire che faccia qualcosa di cui potrebbe pentirsi, esco dal mio dormitorio e mi dirigo verso uno degli altri, dove so esserci la festa in questione.

Indosso ancora i miei jeans e la mia semplice t-shirt nera, ma non mi interessa. Sto andando lì solo per prendere la mia amica e portarla via.

Già molto prima di arrivare a destinazione sento la musica fortissima.

Entro nel dormitorio. Ci sono così tante persone che faccio fatica a farmi strada. Chiedo un po' in giro, descrivendo Scarlett, ma nessuno sembra averla vista.

Con riluttanza, salgo al piano di sopra dove si trovano le camere da letto. Spero davvero che Scarlett non abbia fatto qualche stupidaggine.

Finalmente, sento la sua risata alla fine del corridoio. Corro verso il suono, ma ciò che vedo fa congelare tutto il mio corpo.

Non mi muovo più. Non respiro più.

CINQUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora