17. Coinquiline

132 7 2
                                    

Quando apro gli occhi mi sento più stanca di prima. Credo di aver avuto un incubo riguardante Amber, ma non ricordo quasi nulla se non immagini confuse e distorte.

Mi metto a sedere e mi passo le mani sul viso, distendendone la pelle. Espiro rumorosamente e con decisione mi alzo. Sul letto di fianco vedo Pacey addormentato in una posizione che sembra anche abbastanza scomoda.

Il volto è rilassato, somiglia quasi ad un bambino...se non fosse un tipo così arrogante e sprezzante, potrei quasi definirlo tenero. Tuttavia è stato gentile con me prima, e gliene sono grata.

Decido quindi di non disturbarlo, prendo la mia roba ed esco dalla camera il più silenziosamente possibile.

Mi dirigo verso l'ufficio di orientamento, dove finalmente mi dicono che la mia stanza è pronta.

-Fantastico, grazie!-

-Tieni, cara-, mi dice l'anziana signora, porgendomi le chiavi. -Stanza 5A-.

Entusiasta, raggiungo la camera ed entro. Noto con sorpresa che al suo interno vi è già qualcuno. Avrei dovuto immaginare che non fosse solo per me.

-Ciao, scusami...-, dico poggiando la scatola sul pavimento per liberarmi del peso.

Sto per presentarmi, quando il volto che mi trovo davanti non è di altri se non di Diana Forbes.

-Oh, tu-, biascica lei.

I capelli ricci sono raccolti in una coda disordinata, indossa una vecchia tuta da ginnastica e nessun trucco contribuisce a nascondere le due profonde occhiaie che circondano gli occhi scuri. Noto solo ora che ha un piercing alla narice destra, un piccolo punto luce.

-Carino-, dico indicandolo. Spero di rompere il ghiaccio, ma il mio complimento suona molto tirato e me ne accorgo solo a danno compiuto.

-Non inizieremo a metterci lo smalto e a spettegolare indossando bigodini in testa e pigiami con unicorni, se è questo che ti aspetti-.

Diana mi da le spalle e prende il suo computer, posandolo poi sulle sue gambe una volta buttatasi sul letto.

-Non lo pensavo affatto-.

Il silenzio che segue è snervante e mi sento molto a disagio. Con Scarlett non esistevano momenti del genere, dovrò abituarmi ad una coinquilina silenziosa che sta sempre sulle sue. Forse mi piacerà, in fondo... ciò che più mi serve ora è non essere disturbata da niente e da nessuno.

Inizio a sistemare i miei vestiti lì dove trovo un po' di spazio libero. Le cianfrusaglie per il momento le lascio nella scatola, poi si vedrà.

Prendo una maglietta e un jeans puliti e vado in bagno, con la forte urgenza di fare una lunga e rilassante doccia.

L'acqua scivola tiepida sul mio corpo mentre lava via tracce di terra dalle ferite che ho su tutta la superficie. Non mi ero accorta che fossero così tante, devo essermele fatte cadendo. La sensazione è piacevole, ma non riesco a rilassarmi. Lavare via il terriccio mi ricorda solo che non troppe ore prima mi trovavo nel bosco accanto al corpo inerme di Amber.

Non so ancora se la notizia si è sparsa. Nei corridoi non c'era anima viva e non ho avuto modo di capire se gli studenti siano o meno a conoscenza di questa tragedia. Quando esco dalla doccia controllo sul display del cellulare l'orario: sono le 22:30. Ho dormito per circa otto ore, quasi sicuramente i media avranno già parlato di lei.

Torno nella stanza e cerco di attirare l'attenzione di Diana con qualche piccolo colpo di tosse. Al quarto tentativo, la ragazza toglie l'auricolare dall'orecchio destro e mi osserva spazientita.

-Hai...hai per caso visto qualche notiziario, o letto i giornali?-

Alla mia domanda vedo le sue labbra contrarsi per un instante. So che vuole sembrare una dura, ma nei suoi occhi leggo la stessa titubanza che avverto nei miei.

-No, ho dormito fino a poco fa-.

-Credo che...beh, dovremmo controllare-.

-Perché?-

-Non so, magari trapelano informazioni che noi ancora non sappiamo-.

-Certo, come i nostri nomi tra quelli dei sospettati? Onestamente, non ho voglia di vedere la mia foto accanto alla scritta "presunta assassina"-.

Diana si rimette la cuffia. Mi sporgo sul suo letto, togliendole di nuovo l'auricolare.

-Dico, sei fuori?-, sbraita.

-Ascoltami. Ciò che abbiamo visto è terrificante, non puoi negarlo. Siamo sospettati, ma io non credo che qualcuno di noi sia davvero il colpevole-.

-Come lo sai?-, mi domanda con aria diffidente.

-Non lo so-, rispondo con tutta sincerità.

La guardo negli occhi, sperando di cogliere un barlume di umanità dietro tutta quell'aria da ragazzina ribelle. Ed ecco che lei distoglie lo sguardo dal mio. Prendo la cosa nel verso giusto: la sto facendo ragionare. Si sente a disagio, perché sa che da questo momento in poi nessuno di noi potrà ignorare gli altri.

-Ho il numero di Carrey, posso dirgli di vederci in biblioteca tra un'ora-, mi dice, senza smettere di guardare altrove.

Sorrido compiaciuta.

-Perfetto. Io so dove trovare Pacey, e lui chiamerà Amy. Dobbiamo mettere in chiaro alcune cose-.

CINQUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora