23. È andato

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L'uomo avanza con passo pesante, spezzando le foglie secche che si trovano sul terreno. Quando ormai è praticamente accanto a noi, spegne la torcia.

I miei occhi ci mettono qualche secondo per abituarsi nuovamente al buio e riconoscere il volto preoccupato del professor Sanders.

-Siete impazziti per caso? Cosa vi passa per la testa? In un cimitero, da soli, alle due e mezza di notte...-. Il tono della sua voce è allarmato e fa passare lo sguardo su ognuno dei nostri volti confusi.

D'istinto, ripongo l'annuario che stringevo ancora tra le mani nella mia borsa. Cerco a tentoni l'altro volume, ma non riesco a trovarlo nel buio. Faccio finta di niente e continuo ad osservare il professore.

Pacey tenta inutilmente di inventare delle scuse poco plausibili del perché ci trovassimo li. Il professore non crede ad una sola parola, è palese, ma lo lascia parlare.

Si pulisce gli occhiali con il lembo della giacca e li posa nuovamente sul naso dritto.
-Lasciate stare. L'importante è che stiate bene...ma non fatelo mai più, intesi?-

-Come faceva a sapere che eravamo qui?-. Diana inarca un sopracciglio e lancia un'occhiata di diffidenza a Sanders.

-Vi ho visti uscire dal dormitorio. Credevo che si trattasse di una semplice passeggiata nel campus, e avrei chiuso occhio nonostante l'orario...ma quando ho visto che non stavate facendo ritorno mi sono allarmato-.

-Non volevamo spaventarla-, mormoro abbassando la testa.

-Mi aspetto maggiore responsabilità da voi, ragazzi. Con quello che è successo solo due notti fa, poi...vagare nel bosco di notte non mi sembra una scelta brillante-.

Ha ragione. Fulmino Brian con lo sguardo per aver avuto questa idea. Nonostante l'omicidio di Amber ci mettiamo comunque così tanto in pericolo da soli...siamo stati davvero stupidi.

Credo che anche gli altri stiano pensando la stessa cosa. Osservo i loro volti e sembrano imbarazzati quanto me.

-Andate, ora. Dritti al dormitorio!-, dice il prof, facendoci intendere che per questa volta lascerà correre.

Lo ringraziamo silenziosamente, afferiamo in fretta i nostri effetti personali e a passo svelto ci allontaniamo.

-Fermi!-, sussurro poi. -L'annuario. Uno dei due...è rimasto lì-.

-Che aspetti, vai a prenderlo no?!-, mi attacca Amy.

Ignoro il suo tono e torno indietro, ma mi accorgo che ormai è troppo tardi.

Noto una sagoma nel buio. Si china per raccogliere il libro, lo sfoglia un po', poi lo richiude di scatto. Si guarda intorno, ma per fortuna sono nascosta dietro un cespuglio ed è buio pesto. Cerco di capire chi possa essere, ma non riesco a distinguere alcun tratto di questa persona. Sono abbastanza convinta, però, si tratti di una donna.

Quando la sagoma si allontana dal cimitero, mi arrendo e torno dagli altri.

Scuoto la testa.
-Qualcuno lo ha preso-.

-Ti prego, dimmi che quello completo lo abbiamo noi...-, mormora Woody.

Afferro l'annuario che sono riuscita a nascondere e lo apro. Chiudo gli occhi e respiro profondamente.

-No. Noi abbiamo il falso-.

Ci scambiamo degli sguardi, ma non diciamo nulla. Nessuno sa cosa fare.

-Dobbiamo riprenderlo-, dice Diana.

-E come?-, domanda Amy seccata. -Non sappiamo chi ce l'ha ora-.

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