27. Il segreto di Mia pt.2

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Parte 2

Il giorno dopo arrivai a scuola con qualche minuto di ritardo. C'era aria di confusione nei corridoi, tutti sghignazzavano e mormoravano tra di loro.

Scarlett si avvicinò e iniziammo a camminare insieme.

"Che succede oggi? Quanto chiasso..."

"Oh, c'è aria di gossip in giro!" Risposte entusiasta.

"Ovvero?"

"Paula... qualcuno ha deciso di esporla totalmente scrivendo sul suo armadietto la lista di tutti i ragazzi della scuola con cui ha avuto delle avventure. Sono tantissimi!", mi disse ridendo. "Se lo merita dopo quello che ti ha fatto. Aspetta...tu nei sai qualcosa?", mi domandò alzando un sopracciglio.

Iniziai a sudare freddo.
"Io...n...no, cioè..."

"Tranquilla, so che non avresti avuto le palle. Ma qualcuno ti ha reso giustizia, sorella! Ora tutti parlano male di lei...poverina, dovevi vederla", commentò con finto dispiacere.

"Come sta?", domandai agitata.

"Che te ne frega? Ti ha tradita. Lascia stare lei e quello sfigato del tuo ex ragazzo. Meriti di più!"

Scarlett mi prese sottobraccio e mi trascinò quasi a peso morto. Mentre lei saltellava ed io sfregavo i piedi a terra, passammo davanti all'armadietto di Paula. La mia lista era lì, l'anta era aperta e lei tentava di prendere dei libri dall'interno mentre era circondata da ragazzi e ragazze che ridacchiavano e scattavano foto.

La guardai aggrottando la fronte. Mi sentivo in colpa per ciò che avevo combinato. Non pensavo che tutti avrebbero reagito così. Avevo agito contro la mia morale...io non pensavo nemmeno che il numero di partner potesse definire una persona, ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma avevo giocato sul fatto che molti la pensassero così ed ero diventata esattamente come loro.

Lei mi guardò. Aveva un'aria triste, ma non sembrava arrabbiata. Dalla sua espressione mi fu chiaro che sapesse benissimo chi fosse l'autore di quella lista.

Passai il resto della giornata aspettando di essere convocata dal preside, ma ciò non avvenne. Evidentemente non mi denunciò.

Con Sophie feci finta di essere contenta del risultato, e per non mostrarmi debole, quando gli altri ridevano di lei, facevo lo stesso. A volte mi giustificavo dicendo che si meritava un simile atteggiamento da parte mia, ma sotto sotto sapevo che così facendo stavo passando dalla parte del torto.

Passò qualche settimana. I pettegolezzi su di lei peggiorarono e iniziarono anche a prenderla di mira sui social. Dopo un mese eliminò tutti i suoi profili.

Ogni giorno, a scuola, stava sulle sue. Ormai le sue amiche l'avevano abbandonata, chi per paura di essere giudicata e chi per timore che Paula potesse tradire anche loro come aveva fatto con me.

Ogni tanto pranzava con una ragazza, ma nulla più di questo. Sembrava sempre più stanca ogni volta che si presentava a lezione.

Qualche settimana dopo l'accaduto ci eravamo scambiate qualche parola. Non fummo dirette, ma lei mi fece intendere che non mi odiava per ciò che avevo fatto. Io provai a farle passare il messaggio che le mie intenzioni non erano così brutte come le loro conseguenze.

Non potevo fare altro che provare rimorso e senso di colpa. In quel periodo la rabbia dovuta al tradimento era scesa dal piedistallo e passata in secondo piano. Avevo fatto un errore e dovevo pagarne le conseguenze, anche se a pagarle davvero era più lei di me.

Un giorno non si presentò a scuola. Era passato un mese e mezzo. Pensai avesse l'influenza, ma al sesto giorno di fila di assenza iniziai ad allarmarmi.

Chiesi un po' in giro. Mi venne detto che era sotto osservazione medica in quanto aveva avuto seri attacchi di panico e problemi respiratori.

Il resto dell'anno prosegui così. Lei si chiuse ancora di più in se stessa. Sapevo che era in visita da uno psicologo. I pettegolezzi andarono scemando sempre di più, ma ogni qual volta che veniva nominata Paula era comunque preceduta dalla sua fama.

Io non ebbi più il coraggio di rivolgerle la parola, e fui davvero una codarda. Ero sicura che quella faccenda mi avrebbe perseguitata e che non sarei riuscita a perdonare me stessa.

L'anno dopo, l'ultimo anno di liceo, Paula cambiò scuola. Ebbi sue notizie solo in occasione del suo compleanno. Vidi che i suoi profili sui social erano ricomparsi. Non pubblicava molto, ma il giorno del suo diciottesimo compleanno postò una foto con un gruppo di ragazze. Sembrava stare bene, in salute. Sorrideva ed era circondata da amiche. Questo mi fece sentire al contempo sollevata e, come sempre, in colpa.

Cercai di dimenticarmi di tutto questo. Promisi a me stessa che non avrei mai detto a nessuno di aver causato tutto questo ad un'altra persona...

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