Mentre grido, indietreggio tremolante senza guardare dietro di me.
La mia schiena urta contro qualcosa, e subito una mano si posiziona sulle mie labbra e zittisce le mie urla acute.
Cerco di dimenarmi, di mordere quella mano che con tanta forza mi impedisce di parlare, ma ottengo solo insuccessi.
-Shh-, mormora una voce maschile alle mie spalle.
In questo momento i miei sensi iniziano a farsi più acuti. Forse è l'istinto di sopravvivenza. Mi sembra di udire ogni singolo scricchiolio, di cogliere qualche dettaglio in più del luogo in cui mi trovo, di sentire ogni odore...e quello che sento in questo momento è davvero nauseante.
-Se tolgo la mano, prometti di non urlare più?-
Annuisco con foga. Il ragazzo rimuove il palmo dalle mie labbra, così mi volto immediatamente.
-Tu?-, esclamo sorpresa nel trovarmi di fronte al bulletto del campus, il famigerato Brian Pacey.
Avvicina il suo volto al mio.
-Avevi detto che saresti stata zitta-, mormora con voce grave, inclinando la testa verso un lato.Brian ha due profonde occhiaie scure che circondano i grandi occhi verdi. È sudato, i capelli castani sono spettinati e tra una ciocca e l'altra ci sono delle piccole foglie. È sporco di terra, e sul viso ha qualche taglio sottile. Sta tremando, anche se vuole fare il duro.
Non nascondo, però, che mi incute un certo timore in questo momento. Con la coda dell'occhio, osservo ciò che mi ha fatto gridare più di quanto non abbia mai fatto nella mia vita.
Il corpo inerme è posato sul letto di foglie secche in posizione supina. Le braccia sono aperte, il viso è rivolto verso destra e i lunghi capelli biondi sono distesi attorno alla testa come un'aureola dorata. Le lunghe gambe scoperte dal vestito di paillettes sono tese, coperte di graffi e lividi. Non indossa le scarpe. Ma ciò che più mi fa rabbrividire sono quei due grandi occhi azzurri ancora aperti che mi hanno guardata come se avessero voluto dirmi qualcosa.
Ho paura di trovarmi di fronte ad un assassino. Torno a guardare Brian, implorandolo con lo sguardo di non farmi del male. Mi stringo nelle spalle, mi mordo le labbra, inizio a tremare e non sento più le gambe.
Brian sembra capire quali pensieri stiano invadendo la mia mente, mi afferra con entrambe le mani e mi scuote leggermente.
-Ehi, sei pazza? Non crederai che sia stato io!--Cosa ci fai qui, allora?-, domando spaventata.
-Io...-
Pacey lascia libere le mie braccia.
-Era con me-, mormora una voce femminile.
Dirigo la torcia del mio cellulare in direzione del suono. Amy è seduta per terra, con la schiena appoggiata ad un albero e le ginocchia strette al petto. Ha il trucco colato su ogni centimetro del suo viso, il suo colorito è pallido e i suoi occhi chiari guardano un punto indefinito. I lunghi capelli neri sono arruffati, e per la prima volta questa sembra essere l'ultima delle sue preoccupazioni.
Mi accorgo ben presto, grazie alla luce, che Amy e Brian non sono gli unici che mi fanno compagnia in questo momento.
Riconosco il ragazzo che mi fece quello scherzo il primo giorno di lezione, ed accanto a lui la ragazza antipatica che rifiutò scortesemente di aiutarmi in biblioteca. Non conosco i loro nomi.
Mi meraviglio di essermene accorta solo adesso, ma deduco sia a causa dello shock. Ancora adesso non riesco a pensare con totale lucidità.
Il ragazzo è in piedi, appoggiato allo stesso albero dove si trova Amy. Continua a passarsi la mano tra i capelli scuri e a ridere nervosamente, come se volesse negare a se stesso che questa situazione possa essere reale.
La ragazza invece gioca con la zip della sua giacca militare, ed anche lei, come Amy, ha lo sguardo perso. Anche tra i suoi capelli ricci ci sono delle foglie e dei rametti.
Siamo tutti, me compresa, sporchi di terra dalla testa ai piedi, graffiati, spettinati. Sembriamo appena usciti dal ventre di un tornado.
Nessuno parla.
Trovo il coraggio di guardare ancora una volta la ragazza stesa per terra, perché temo di averla riconosciuta.
Un ultimo sguardo al suo viso angelico mi da la conferma: è Amber.
Guardo gli altri, uno ad uno. Tra di loro potrebbe esserci l'omicida, colui o colei che ha sparso tutto questo sangue. Inizio a tormentarmi con questo pensiero. Non so cosa fare. Dovrei fuggire, dovrei gridare aiuto, dovrei chiamare qualcuno, rimanere qui ed aspettare?
La risposta sembra arrivare da sé quando il bosco si illumina di rosso e di blu.
Brian con un colpo di mano fa cadere per terra il mio telefono, facendo in modo che la torcia si rivolga verso la terra così da non illuminarci.
-È tardi, genio-, dice il ragazzo degli scherzi. -È la polizia. Siamo fregati-.
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CINQUE
Mystery / ThrillerBeccata sul posto sbagliato al momento sbagliato, Mia si ritrova nei panni di principale sospettata in un crimine con il quale, però, non ha avuto nulla a che fare. Ad essere colta con le mani nel sacco non è da sola: altri quattro ragazzi si trovan...