2. Mi osservano

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Il mio sguardo rimane basso, rivolto alle mie converse bordeaux ormai consumate, mentre a piccoli e silenziosi passi mi muovo tra le varie sale dell'Università. Avrei preferito andare in giro con Scarlett, mi sarei sentita meno sola.

Probabilmente nessuno bada a me, ma ogni volta che mi trovo in pubblico senza nessuno accanto inizio a sentirmi fuori posto. È come se la compagnia di un'altra persona mi proteggesse dai pensieri che gli altri potrebbero rivolgere verso di me. Incrocio qualche sguardo, qualcuno mi sorride, ma per il nervosismo non ricambio e mi limito a guardarmi intorno.

Mi faccio forza. Sono qui per iniziare una nuova vita, il che implica creare una versione migliore di me stessa: più sicura, più intraprendente, meno timida.

Uno dei volantini che mi è stato dato ieri indicava un centro comune in cui, a partire da oggi, per tutta la settimana avrebbero allestito degli stand per pubblicizzare le varie attività che si svolgono al campus.

Dubito che inizierò un'attività extra, ma sono abbastanza incuriosita da andare a vedere quali sono le proposte.

Quando entro nella sala, noto una grande folla. Non c'è agitazione, i ragazzi sono disposti in modo ordinato e non fanno troppo baccano...eppure mi sento soffocare.

Mi concentro. Sono solo un pesce in un oceano pieno di pesci. E di squali. Ma a quello non devo pensare.

A tal proposito, il primo stand che mi si presenta davanti è composto da tre ragazze con indosso delle uniformi da cheerleader e non posso far altro se non storcere il naso. Non che io abbia la mente chiusa e creda ai soliti stereotipi su questa particolare categoria, d'altronde anche Scarlett era una cheerleader al liceo ed ora è la mia migliore amica...il problema è un altro.

Ho un terribile ricordo legato alle cheerleader. Non voglio pensarci ora, quindi cerco di superarle a testa bassa.

-Ehi!-, sento alle mie spalle.

Mi blocco un istante, mordendomi la lingua. Ora sono costretta a tornare indietro, cosa che faccio con le spalle strette e un sorriso tirato.

-Sei interessata a fare un provino?-
La ragazza mi guarda con un sorriso smagliante. I capelli biondi sono legati in una coda di cavallo molto alta e stretta. Ha un viso pulito, gli occhi verdi sono circondati solo da un velo di mascara. Ha le guance piene, un naso molto piccolo e labbra carnose. È molto bella e sembra anche gentile. Mi sembra impossibile riuscire a trattenere un sorriso sincero. Tuttavia, sono sorpresa dalla sua domanda.

-Dici a me?-

-Certo!-, esclama lei. Le altre due, una brunetta ed un'altra bionda, annuiscono assieme a lei.

Rivolgo uno sguardo al mio corpo, poi torno a guardarle, perplessa.

-Non credo di essere adatta-, dico.

-Sciocchezze! Sarai anche un po' bassina, ma ciò che importa è l'agilità. Tieni, prendi questo-.

La ragazza mi porge un volantino. Ci sono tutti i dettagli per il giorno dei provini.
-Pensaci-, dice facendomi l'occhiolino. -Io sono Amber, e loro sono Tessa e Susan. Piacere di averti conosciuta, speriamo di trovarti giovedì prossimo!-

Sorrido nervosamente.
-Io...ci rifletterò-, dico, allontanandomi lentamente.

-Ah!-, affermo poi, ormai un po' più lontana. -Comunque mi chiamo Mia. Piacere di avervi conosciute-.

Loro mi salutano con la mano ed io passo al prossimo stand. Il mio umore è migliorato. Le persone qui sembrano gentili, forse fare nuove amicizie non sarà così complicato.

-Ciao, sei interessata a partecipare a dei giochi dal vivo?-

-Cosa sarebbero?-

-Hai presente i videogiochi? Quelli fantasy, con maghi, streghe ed orchi? Ecco! Le trame saranno quelle, ma ci si vestirà con dei costumi e si creeranno le varie storie...dal vivo! Elettrizzante, non trovi anche tu?- esclama il proprietario dello stand con un grande entusiasmo ed una luce negli occhi.

Guardo il ragazzo riccio di fronte a me con un po' di riluttanza. Non voglio sembrare scortese nel rifiutare.
-Ehm...faccio un giro, magari torno dopo-.

Mi dileguo il più velocemente possibile e mi dirigo verso il club successivo.

-Ciao-, dico, appoggiandomi al bancone. Una ragazza dai capelli neri mi guarda come se le avessi appena spezzato un'unghia. Intimidita, mi allontano leggermente. -Cosa...cosa fate qui?-, domando.

Un ragazzo alle sue spalle risponde con voce piatta.
-Lezioni di chitarra, pianoforte e batteria-.

-Forte!-, esclamo. Questo è il primo corso che mi sembra davvero interessante.

-Amy, dalle un volantino-, dice il ragazzo.

Amy mastica rumorosamente una gomma e mi porge un foglio. Sembra lo faccia controvoglia.

Me ne vado, salutandoli con un cenno della testa.

Guardando l'orologio mi accorgo che manca poco all'ora di pranzo, quindi evito di terminare il mio giro tra gli stand e cerco la mensa. Tento di consultare la mappa, ma non riesco a capire in quale direzione devo andare.

Un gruppo di ragazzi molto chiassosi mi passa accanto. Ridono, si spingono e si danno pacche sulle spalle. Provo ad attirare la loro attenzione.

-Scusatemi-, balbetto, spostando una ciocca dei miei lunghi capelli rossi dietro l'orecchio. -Sapreste dirmi dov'è la mensa?-

-Certo bambina-, dice uno di loro, mentre gli altri continuano a spintonarlo per scherzare. -Sei nuova?-

-Nuovissima-.

Il ragazzo scambia un'occhiata con i suoi amici, poi torna a parlare con me.

Mi circonda le spalle con un braccio e mi fa voltare.
-Devi andare alla fine del corridoio, a destra e poi a sinistra. La terza porta sulla sinistra è la mensa. Buon pranzo!-

-Oh, grazie mille!-

Seguo le istruzioni. La porta è chiusa.

La spalanco senza troppi problemi, facendo anche abbastanza rumore. Mi pietrifico quando un centinaio di studenti si voltano verso di me, in silenzio.

Il professore che sta parlando interrompe la lezione e mi osserva anche lui.

Deduco che mi abbiano presa in giro.

CINQUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora