Spalle tese, schiena dritta, mani sulle ginocchia. Le sottili gocce di pioggia hanno ormai impregnato tutti i miei vestiti mentre me ne sto seduta qui fuori, in cortile, completamente sola. Rigida.
Il mio sguardo è rivolto a ciò che ho di fronte, ma è come se non vedessi nulla.
Intorno a me è tutto nero, sento solo il rumore scrosciante della pioggia che cade e il battito ovattato del mio cuore, che procede lento e calmo, quasi come se non volesse distrarmi dai miei pensieri.
In questo enorme sfondo nero, improvvisamente mi sembra di scorgere un gruppo di ragazze che chiacchierano allegramente. Ed ecco che gli alberi, i cespugli, i sentieri e le panchine del cortile iniziano a prendere forma. Vedo il sole con i suoi caldi raggi nel cielo limpido, eppure sento ancora le punture delle gocce sulla mia pelle. Strano.
Una delle ragazze si volta verso di me e mi sorride. Coda tirata, uniforme da cheerleader, libri tra le mani. Amber mi guarda e mi fa un cenno di saluto, come faceva sempre.
Io accenno un sorriso, ma le mie labbra tremano. Mi chiedo come sia possibile tutto questo...forse non è davvero morta. Forse ho sognato tutto...
Vedo Amber che si scusa con le sue amiche, sembra dire loro che si sarebbe assentata solo per un secondo.
Con andatura pimpante inizia a camminare verso di me. Cammina, cammina, cammina...
Non ricordavo che il cortile fosse così grande.
Cammina, cammina, cammina...
Amber inizia a stancarsi. La coda di cavallo si scioglie piano piano, ciocche di capelli dorati sfuggono alla presa del fiocco rosso che li legava rendendo la sua acconciatura disordinata. La sua uniforme sembra sporcarsi ad ogni passo che fa, sgretolandosi e strappandosi in alcuni punti. Le spalle si abbassano, il petto fa su e giù per il fiatone dovuto allo sforzo.
Faccio per alzarmi, ma qualcosa mi dice che è meglio non farlo. Rimango seduta a guardarla.
Amber si accascia sul pavimento, portandosi una mano sull'addome. Una calda scia di colore rosso sgorga tra le sue dita, che la ragazza guarda con orrore dopo averle portate all'altezza del suo viso.
I suoi occhi blu scivolano dalla sua ferita al mio volto preoccupato. Muove le labbra, ma non riesco a capire cosa stia tentando di dirmi. Dopo pochissimi istanti, Amber si sdraia a terra. Muore.
-Amber!-, strillo, sporgendomi in avanti. Stringo le mani sui braccioli della panchina, così forte che diventano bianche e le vene si gonfiano. Una lacrima scende lungo la guancia, confondendosi con la pioggia.
Il mio respiro torna regolare quando mi accorgo che attorno a me nulla di ciò che ho appena visto è effettivamente accaduto. Sono sempre io, sola, sotto la pioggia, in questo maledetto cortile dove l'aria è così fredda da farmi battere i denti.
Mi guardo intorno per assicurarmi che nessuno mi abbia sentita e torno a poggiarmi sullo schienale, abbandonando la presa sui braccioli.
Passo entrambe le mani sul mio viso, cercando di stendere un po' la pelle. Dovrei dormire, dopo aver passato tutta la notte alla centrale sto iniziando ad avere le allucinazioni.
-Ehi, Rossa-.
Brian Pacey si mette di fronte a me. Si lascia travolgere dalla pioggia mentre sotto i capelli bagnati due grandi occhi verdi cercano di decifrare la mia espressione.
-Che ci fai qui?-, mi domanda, stringendo gli occhi mentre alza il viso per contemplare i nuvoloni neri che ormai si sono impadroniti del cielo.
-Che ci fai tu qui, piuttosto?-
-Beh-, dice alzando le spalle e accomodandosi sull'altro lato della panchina, il più lontano possibile da me. -Ti ho vista un po' agitata, sono venuto a vedere se fossi già diventata matta-.
Sorrido nervosamente.
-Forse...è che sono stanca, ho bisogno di dormire. Tutta questa storia mi farà diventare pazza per davvero-.Brian annuisce e si porta una mano sotto il mento liscio.
-Perché non vai a dormire, allora?-Non avevo voglia di rispondere a quella domanda. Mi limitai ad indicargli, con un cenno della testa, lo scatolone ormai rovinato che giaceva sul prato accanto alla panchina.
Poco prima avevo preso tutte le mie cose dalla vecchia stanza, accompagnata dalla voce di Scarlett in sottofondo che mi implorava di restare e di ascoltarla. Ha ripetuto così tante volte quanto le fosse dispiaciuto per quello che era successo che ora mi sembrava quasi di sentire la sua voce come un eco nella mia testa.
Non ho voluto sentire ragioni. Dopo quello che ho vissuto ieri notte, non voglio distrarmi. Devo concentrarmi sull'accaduto e devo trovare un modo per dare prova della mia innocenza. Il continuo ricordo della mia migliore amica avvinghiata al mio ragazzo peggiorerebbe solo la situazione.
Così eccomi qui, in attesa che mi venga assegnata una nuova camera.
Brian annuisce, osservando la scatola. Si alza in piedi e senza darmi la possibilità di replicare pronuncia solo poche parole: -Ok, Rossa. In camera con me-, e detto questo inizia a camminare senza preoccuparsi di verificare che io lo stia seguendo o meno.
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CINQUE
Mystery / ThrillerBeccata sul posto sbagliato al momento sbagliato, Mia si ritrova nei panni di principale sospettata in un crimine con il quale, però, non ha avuto nulla a che fare. Ad essere colta con le mani nel sacco non è da sola: altri quattro ragazzi si trovan...