Capitolo tre

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Scrivo velocemente un messaggio ad Emily e capisco che è già ora di cena. Non solo perché il mio stomaco sta borbottando ma perché mio padre ha sempre avuto il vizio di far toccare fra di loro forchetta e coltello facendo un rumore assordante così da non dover urlare il mio nome da una stanza all'altra. Non so cosa sia peggio. Se sentirlo urlare, o le posate di acciaio sbattute una contro l'altra.

Mi alzo dal letto con il telefono in mano.

*A: Emy besty*

Perché Centineo ha il mio numero di telefono?

Partendo dal presupposto che io non sono mai stata troppo sdolcinata, è stata Emily a salvarsi in rubrica con questo ridicolo nomignolo. Ma non ho mai voluto cambiarlo. Un po' per pigrizia un po' perché quando le cose cambiano, a mio parere, è perché c'è qualcosa che non va.

Scendo le scale e nel frattempo il mio telefono vibra.

*Da: Emy besty*

O mio dio! Seriamente? Perché lo stai chiedendo a me?

Scuoto la testa e digito veloce sulla tastiera

*A: Emy besty*

Magari ne sai qualcosa?
Ora ceno, buon appetito barbie 😘

Sapevo bene che non le piaceva per niente quando la chiamavo barbie ma per me un po' lo era. Capelli biondi, occhi azzurri, sempre in tiro e sempre in prima fila quando si tratta di voti a scuola e sport. Un po' come me solo che io non sono quasi mai in tiro e non sono per niente bionda.

Non risponde. Appoggio il telefono sul tavolino al fondo delle scale così che possa riprenderlo in fretta quando salirò in camera e mi dirigo verso la cucina non trovandoci nessuno.

Dalla sala sento delle risatine e deduco che non saremo soli a cena. Non mangiamo mai in sala se non quando abbiamo ospiti. Non so perché ma ho una sottospecie di brutto presentimento.

Varco la soglia della stanza e quando arrivo sono già quasi seduti tutti a tavola.

Non ci credo.

Oppure si, un po' me lo aspettavo.

"Benvenuta fra di noi Emma" - dice in tono sarcastico mio padre

"Stavo studiando scusatemi" - mi affretto a dire cercando di sedermi il più lontana possibile dal ragazzo moro.

Mi mette già abbastanza in imbarazzo così, figuriamoci dovessimo mangiare vicini.

"Emma" - mi saluta lui con un sorrisino

Perché è sempre dannatamente elegante anche con una t-shirt bianca e un paio di jeans invece io sembro una psicopatica uscita dal manicomio? Guardo la mia felpa -leggera- più grande di me di due taglie e i leggins scuri e poi mi siedo.

Non pensiamoci.

"Noah"- dico io imitando il suo tono

Lui ride. Okei bene sta già ridendo di me.

"Allora vi conoscete" - la voce dolce sua mamma si fa spazio nella stanza.

Lei l'avevo già vista in ospedale quando andavo a trovare mia mamma. Ricordo anche quando era in cinta del fratello più piccolo di Noah, aveva un pancione enorme.

"Perché hai detto di non conoscermi?" - chiedo io fingendo un sorriso

Noah scuote la testa. E sua madre ride con suo padre.

Al di la di te -Noah Centineo- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora