Capitolo quindici

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Il weekend era volato.

Noah mi aveva preparato il pranzo e la cena e mi aveva assolutamente vietato di cercare di aiutarlo. Se anche solo avessi alzato un dito mi avrebbe chiuso in qualche stanza della sua casa.

Non credevo tanto a questa cosa, ma comunque, era stato davvero un cavaliere.

I miei genitori non mi avevano vista e sentita e non si erano affatto preoccupati, per fortuna.
Sapevano anche loro che con Noah ero in buone mani.

Ero passata a casa solo a prendere la roba per la scuola e anche la domenica sera ero rimasta a dormire con lui.

Aveva impostato la sveglia, ci eravamo messi sotto le coperte e lui aveva avvolto completamente il mio corpo fra le sue grandi braccia.

Quando la sveglia era suonata alle 6.45 Noah l'aveva subito spenta e si era soffermato a baciarmi il collo, la spalla e tutto il braccio fino alla punta delle dita tornando poi indietro.

Svegliarsi così era il sogno di qualsiasi ragazza e  io adesso ne avevo la possibilità. Ovviamente questa possibilità era finita dato che era iniziata un'altra settimana scolastica.

Noah non aveva smesso con i baci, facendomi trovare il suo viso di fronte al mio aveva cominciato a baciarmi le labbra delicatamente mentre le mie mani sistemavano i capelli che aveva sul viso.

Adesso però, eravamo in ritardo.

"Forza Centineo, o arriveremo tardi" - dissi mentre mi allacciavo la cintura del suo pickup

Lui fece la stessa cosa e mise velocemente in moto.

In pochi minuti eravamo già davanti all'istituto e sembrava che la campanella non fosse ancora suonata.

Parcheggiò e io scesi dall'auto recuperando il mio zaino dal sedile posteriore.

Quando lui scese e mi raggiunse dandomi un bacio sulle labbra tutti i ragazzi della sua squadra che lo aspettavo all'entrata cominciarono ad urlare e applaudire come se fossero allo stadio.

"Perché i giocatori di football sono tutti dei grandissimi idioti?" - gli chiesi a poco centimetri dalle sue labbra

Lui rise allungando il braccio verso i suoi compagni di squadra e facendo il dito medio.

"Io sono un'idiota?" - mi chiese

Annuì. Gli e lo dicevo sempre.

"Solo perché adesso stai con me non vuol dire che prima non eri un idiota" - continuai - "donnaiolo aggiungerei"

Avevo sempre pensato al fatto che lui prima di me avesse avuto parecchie ragazze o che comunque era stato con la maggior parte delle cheerleader della scuola. O anche di altre, chi lo sa. E in Danimarca? Sì c'era quell'Amanda e quante altre?

Mi fidavo, perché l'unica cosa che c'è da fare in quei casi è fidarsi e lasciarsi andare.

Mi spezzerà il cuore? Può darsi di si come può darsi di no. È che sarò io a farlo. Non si può mai sapere.

"Ciò che pensi di me mi infastisce un po' Cooper" - mi disse serio

Gli presi la mano, cosa che non avevo mai fatto prima d'ora, però mi era venuto spontaneo.
Lui guardò le nostre mani legate e cominciò a tirarmi verso l'entrata.

"Perché non è così che ti vedono tutti?" - gli chiedo

Lui si gira a guardarmi mentre oltrepassiamo i suoi compagni di squadra e scuote la testa.

Al di la di te -Noah Centineo- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora