Capitolo diciassette

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18 novembre.

Dannato giorno della partenza.

Ero piazzata davanti a casa di Noah con una valigia più grande di me ad aspettare che uscisse di casa.

Il freddo mi stava entrando persino nelle ossa e non riuscivo più a muovere le dita delle mani.

Continuavo a muovere animatamente i piedi, prima uno e poi l'altro, cercando di scaldarmi un po'.

Oltre al freddo anche l'ansia faceva la sua gran parte. Non avevo idea di come dire a Noah che non avevo mai neanche provato a sciare.

Era ovvio che lui fosse capace, tralasciando il fatto che lui sa fare bene tutto quanto, erano cinque anni che partecipava alla gita, ed io, beh, erano tre anni che evitavo di andare.

Quest'anno un po' per colpa di Emily e un po' per non voler lasciare Noah da solo avevo deciso di andare rompendo la tradizione del no gite sulla neve. La mia paura maggior era tornare a casa con qualcosa di rotto.

Nel caso in cui avessi potuto scegliere se rimanere in hotel o andare a sciare, io sicuramente avrei scelto di rimanere in camera e infatti mi ero portata dei libri da leggere in valigia.

Mia mamma si era raccomandata: niente sesso.

Poi si era messa a ridere e si era corretta dicendomi che se avrei voluto fare sesso, con Noah ovviamente, avrei dovuto usare i preservativi.

In realtà tra una cosa e l'altra era da un po' che non pensavo al nostro rapporto in quel modo. Nel senso che, lui non mi aveva ancora chiesto nulla e io.. beh, a me andava bene così.

Alzai lo sguardo da terra quando sentì qualcuno chiudere la porta di casa Centineo.

"Era ora" - dissi togliendo le mani dalle tasche della giacca e prendendo la mia valigia.

"Perdonami principessa" - mi disse lasciandomi un bacio sulle labbra - "avevo dimenticato i pattini"

O beh certo, sa anche pattinare adesso.

Ottimo.

Salgo in macchina mettendo la cintura. Lui posa la sua valigia nei sedili posteriori e poi sale al suo posto allacciandosi anche lui la cintura.

"Sei pronta per questa avventura?" - mi chiede mettendo in moto

Io scuoto velocemente la testa e accendo il riscaldamento al massimo.

"A dirla tutta non so sciare, e neanche pattinare" - dico mentre sfrego le mani fra loro - "a dire il vero è già tanto se so nuotare"

Parlare con Noah di qualsiasi mio problema era facile. Mi veniva spontaneo. Sapeva di tutte le mie incertezze e le mie insicurezze. Sapeva del mio non sentirmi mai abbastanza per nessuno. Sapeva che mi buttavo giù per qualsiasi stupida cosa che non riuscivo a fare.

La mia autostima era sempre sotto i piedi, o anche più sotto.

"Innanzitutto, smettila di dire che non sai nuotare perché lo fai come sport e neanche ci credo" - mi dice in modo abbastanza duro - "e poi puoi farti insegnare a pattinare"

So che cosa sta insinuando. Ma non mi verrebbe mai in mente di chiedere a lui di insegnarmi a pattinare invece che pensare a divertirsi con i suoi amici.

Alzo le spalle.

Lui parcheggia al solito posto davanti alla scuola e poi scendiamo dall'auto.

Sono quasi tutti presenti e noi siamo tra gli ultimi a salire sul pullman.

"Sicuramente non chiederò a te di farlo" - dico sedendomi nel posto accanto al finestrino

Al di la di te -Noah Centineo- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora