Hoseok non capiva come mai ci volesse così tanto tempo per sapere quali esami avrebbe dovuto fare.
Adorava la danza, e sperava di tornare presto a calcare i palchi dei teatri che tanto amava, e riprovare l'anno successivo ad entrare all'accademia di perfezionamento.
Era suo padre ad avergli trasmesso quel profondo amore che provava verso la disciplina, fin da quando era bambino. Suo padre che, prima di essere avvocato erabambasciatore di esattamentenonricordavacosa, spesso viaggiava per il mondo e con lui portava Hoseok, in particolare ricordò il viaggio in Italia: in un momento libero erano stati al teatro La Scala a vedere un famoso ballerino, Roberto Bolle.
Al rosso, che allora aveva appena dieci anni, era piaciuto davvero tanto.
Da quando i suoi genitori si erano separati, però, vedeva il padre molto di rado, e quest'ultimo era diventato decisamente scostante nei suoi confronti, e questo l'aveva ferito.
Aveva abbandonato la scuola a 16 anni, per dedicarsi con anima e corpo alla danza, ed ora ci si mettevano in mezzo i polmoni, come se tutti i suoi problemi non fossero mai stati abbastanza.
Non era mai stato un ragazzo obbediente, spesso si allenava così tanto che collassava in sala prove, e riceveva continue sgridate e rimproveri da parte dei suoi maestri per questo suo sforzo massimo.
Un altro problema che si presentava a volte erano gli attacchi di panico, ma per fortuna accanto a lui prima delle esibizioni c'era sempre Jeena, la sua migliore amica e consigliera, che da quando si era fidanzata lo stava praticamente costringendo a trovare una dolce metà per avere finalmente una coppia di amici gay: sì, era una ragazza strana, ma un'ottima amica ed un ally eccezionale per la comunità LGBT+ del paese e sognava che il proprio migliore amico trovasse un ragazzo anzichè una ragazza.
Solo che... Hoseok non era certo, non sapeva. Lui voleva ritenersi etero, nonostante avesse detto ai suoi genitori la sua omosessualità, stava cercando di convincere sè stesso che non sarebbe successo.
Non si sarebbe mai innamorato di un ragazzo, per far felice almeno suo padre.
Dopo un po' di tempo, lo chiamarono agli ambulatori del terzo piano, per fargli una radiografia ai polmoni, classico procedimento per i casi come il suo. Non era proprio entusiasta all'idea, ma avrebbe dovuto farlo.
Aveva tanta, troppa paura, mentre i medici gli spiegavano che cosa doveva fare, e lui cercò di non dar a vedere cosa provava, riuscendoci.
Dentro di sè, sentiva un puro terrore, qualcosa che gli diceva che forse avrebbe dovuto smettere con la danza se si fosse trattato di qualcosa di troppo serio. E così, mentre aspettava i risultati, si sfogò al telefono con Namjoon, un amico che non vedeva da tanto tempo, che lavorava come rapper in uno studio nel centro di Seoul, suo ex-compagno di scuola.
"Qualsiasi cosa succeda, Hoseok, non dimenticare il mondo di speranza che da bambino disegnavi spesso con quei pennarelli coloratissimi." gli ricordò, con tono calmo e tranquillo.
"Namjoon, e se mi dicono tipo, morirai tra una settimana?" chiese, cercando di non piangere. "Hope, se tu muori tra una settimana giuro che ti faccio un bellissimo funerale, promesso."
Chiacchierarono per un po' di tempo, fino a quando l'amico lo avvisò di dover andare a pranzo con un collega di lavoro e con il suo capo, per discutere della discografia e del nuovo album che aveva in mente di rilasciare. Forse, la track principale "Expensive girl" non era adatta al pubblico più giovane, per i temi trattati.
Quando un'infermiera gli consegnò una busta con le analisi del medico e un allegato a parte, il ragazzo la aprì immediatamente, sentendosi morire.
Come poteva sopportare ciò che aveva appena letto? Stava davvero succedendo? La sua vita sarebbe stata uno schifo da quel momento in poi.
Non pianse.
Avrebbe voluto urlare, scappare, stare solo in una stanza vuota e piangere, abbracciare sua madre... ma non poteva, non voleva farla preoccupare.
Si alzò, stringendola, e si diresse dal medico per ricevere ulteriori informazioni su che cosa sarebbe successo da quel momento in poi.
Purtroppo o per fortuna, anche sua madre era stata avvisata, e appena Hoseok uscì dallo studio del dottore, corse ad abbracciare il figlio, con gli occhi lucidi. "Il mio Hoseokie. Tesoro, mi dispiace tanto." sussurrò, accarezzando delicatamente il viso del figlio. "Non dire nulla in casa." pregò il rosso, cercando di calmare la madre, che ora piangeva. "Affronterò da solo tutto questo, mamma. Prendi una pausa dal lavoro e stai con mia sorella, te ne prego. Ti chiamerò se succederà qualcosa, va bene?"
Si salutarono, con la promessa di telefonarsi in caso di bisogno, e il ragazzo tornò in camera.
Posò la lettera nel cassetto, e osservò il suo compagno di stanza: sembrava assorto nei suoi pensieri, ma agli occhi attenti di Hoseok non sfuggirono le bende che spuntavano dalle maniche del maglione che portava il ragazzo: che fosse stato vittima di sè stesso? La depressione era una cosa orribile, Hoseok lo sapeva bene, era stato male quando i suoi genitori si erano separati, ma non così tanto. Certamente a Yoongi-hyung doveva essere successo qualcosa di davvero importante... e doloroso.
Non sapeva, però, che anche quest'ultimo lo stava osservando, incuriosito da alcuni particolari che una persona non allenata al dolore forse avrebbe sottovalutato.***
Omai erano passati vari giorni da quando Hoseok aveva fatto la sua prima visita, e Yoongi ci aveva fatto caso ogni giorno di più...
Portava una mascherina.
È una cosa normale in un ospedale, ma non in un reparto protetto dove non ci sono infezioni o malattie contagiose.
Non sembrava per nulla un ragazzo iperattivo come aveva sentito dire.
Restava tutto il giorno a letto, quasi come se lì si potesse nascondere da tutto.
Usciva per fare praticamente, a quanto diceva, una visita al giorno, ed era strano...
I pazienti di quell'ospedale, ormai Yoongi lo sapeva bene, ricevevano il calendario delle visite (a parte le urgenze) e non ne avevano più di tre la settimana, di solito.
E poi, da quando era arrivato in ospedale, il suo colorito roseo si era pian piano spento.
Yoongi non era certo uno stupido, e decise di provare a parlare con quel ragazzo, magari avrebbe potuto capire come stavano davvero le cose, e forse anche aiutarlo, non sapeva il vero motivo che lo spingeva a fare ciò, o meglio: lo sapeva, ma era troppo doloroso. E come sempre, venne trascinato via, attraverso quei dolorosi momenti.
"Yoongi" la sua mente ricordò un momento particolare del suo passato. "Non mentire mai, nemmeno quando ti guardi dentro. Guarda gli altri come faresti con te stesso, spesso nascondono verità che fanno male, come ho fatto io." Jimin gli aveva sorriso, tendendo la sua piccola mano per afferrare saldamente quella di Yoongi. E quel giorno, sarebbe stato uno dei suoi ultimi.
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𝐌𝐲 𝐚𝐧𝐠𝐞𝐥-𝐘𝐨𝐨𝐧𝐬𝐞𝐨𝐤 ✔
Fanfiction[Completata] 𝐘𝐨𝐨𝐧𝐠𝐢, 𝐢𝐧 𝐨𝐬𝐩𝐞𝐝𝐚𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐯𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐬𝐢 𝐫𝐢𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐮𝐧 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐦𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐬𝐚 𝐦𝐚𝐥𝐚𝐭𝐭𝐢𝐚 𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐠𝐥�...