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SARAH'S POV
Camminavo più in fretta di quanto avessi mai fatto in tutta la mia fottuta vita. Nemmeno nell'ora di educazione fisica mi avreste vista così motivata e energica. Eppure, nonostante da fuori sembrassi normale e impassibile, dentro di me era l'esatto opposto.
Dentro di me era tutto rotto. Non riuscivo più nemmeno a pensare. Nella mia testa le uniche parole che si ripetevano erano quelle che mi aveva detto Stan.
«Sarah, lo so che può sembrare davvero impossibile, ma è davvero così... Tu... Tu sei la sorella di Bowers, Richie te lo sta tenendo nascosto dalla fine dell'estate...» «Ma che cazzo dici Stan! Ti rendi conto di quello che stai dicendo?» scoppiai a ridere e lo guardai con un sopracciglio alzato. Forse quello fatto era lui, non il mio ragazzo.
«Cristo Sarah, devi credermi! Non ti mentirei mai su una cosa di questo genere! E poi oggi, per confermare i miei sospetti, sono stato nella clinica psichiatrica...» Il riccio tirò fuori dalla giacca dei fogli stropicciati e me li mise in mano. «Leggi e, ti prego, non dare di matto...»
Li guardai riluttante e iniziai a leggere la prima frase. Era il certificato di nascita di Bowers. Alzai lo sguardo verso Bev e la vidi pietrificata. Cazzo, aveva già letto quello stupido foglio.
Padre: Oscar Bowers. E fin lì nulla di nuovo. Eppure, quando i miei occhi caddero sulla riga dopo, credetti di aver visto male. Madre: sra. Jones. Sorella: Sarah Jones.
Mi sentii svenire, ma i due ragazzi riuscirono a prendermi in tempo. «Sarah, porca puttana... Io non so che...» Bev provò a dire qualcosa, ma nemmeno lei sapeva che cosa dire. Cosa cazzo poteva venirmi a dire?
"Scusa, mi dispiace da morire che tuo padre e tuo fratello siano degli psicopatici del cazzo! Ah, mi dispiace anche che quello stronzo del tuo fidanzato non te lo abbia mai detto!".
«Dov'è» domandai di punto in bianco, subito dopo che mi fu passato il capogiro. «Dov'è chi? Cosa?» «Richie. Dove cazzo è Richie adesso?» «Io... Avevo sentito che aveva un'esibizione nel solito locale e...» non appena Bev mi rispose, mi alzai dalla sedia sulla quale ero seduta.
