19. already dead

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LOSER OR LOVER ?
( RICHIE TOZIER )

CHAPTER NINETEEN | already dead

CHAPTER NINETEEN | already dead

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SARAH'S POV

Sabato: l'unico giorno della settimana in cui potevo starmene nel letto tutto il giorno.
Eppure quella volta sapevo che non avrei nemmeno potuto nemmeno concedermi quello sfizio.

«Ma buongiorno, dormigliona!» la voce acuta di Bev mi fece borbottare qualcosa.
«E lasciala ancora dormire, no?» intervenne Stan in mia difesa, facendomi sorridere involontariamente.
Dio, ero così grata di avere degli amici come loro.

Mi spostai a pancia in su e vidi i volti dei due ragazzi.
«Si però che ansia che mi fate così vicini...» mi lamentai con voce roca, stropicciandomi lentamente gli occhi.

Me li sentivo pensanti e sapevo anche che, nonostante avessi pianto tutta la notte, erano ancora pieni di lacrime da versare.

«Scusaci... Ma è mezzogiorno e tra un'ora ritorna il papà di Bev a casa...» annuii e mi alzai dal letto.
«Scusate se ho dormito così tanto...»

«Hai dormito? Perché a me non sembra...» Bev mi guardò con un sopracciglio alzato e io scossi la testa.
«Credo di essermi addormentata verso le nove quindi si, ho dormito, anche se solo per tre ore!»

Mentre mi stavo cambiando, sentii il campanello di casa suonare.
Bev ci lanciò un'occhiata preoccupata e io e Stan ci guardammo confusi: suo padre non doveva arrivare tra un po'?

«Ragazzi, scendete dalla finestra della mia camera da letto, perché se è mio padre ci ammazza tutti e tre!»
Presi il mio zaino e, assieme al ragazzo, ci fiondammo nella camera di Bev.

«Vai prima tu, ti aiuto okay?»
Con un balzo agile e senza l'aiuto del ragazzo atterrai a terra, sotto lo sguardo ammirato di Uris.
«Come cazzo hai fatto? Da quando sei così ginnica?» borbottò Stan, cercando la giusta posizione per saltare.

Quando finalmente fummo entrambi nel giardino sul retro, in silenzio andammo nella parte davanti per sentire e vedere se il padre di Bev fosse già entrato in casa oppure no.
Eppure, tutto quello che riuscimmo ad udire furono delle grida, ed entrambe le conoscevo.

«Fammi entrare Beverly, cristo, lo so che Sarah è qua!»
«Ma chi cazzo ti credi per venire qua e dirmi cosa fare, eh? Tu da lei non ci vai, hai avuto fin troppe occasioni con Sarah e le hai sprecate tutte, coglione!»

«Ma che minchia vuoi rossa, saranno cazzi nostri quelli, ora fammi parlare con lei!»
«Non c'è Sarah, se n'è appena andata!»
«Allora fammi entrare a vedere!»

Beverly si morse il labbro, preoccupata che io e Stan fossimo ancora in camera sua.
Ma quando lanciò uno sguardo nella nostra direzione, si sentì più sollevata e fece un lungo respiro.

«Va bene, entra, ma fai veloce che tra poco torna mio padre!» disse a Richie con tono duro, facendogli spazio per entrare.
Nel frattempo io e Stan ne approfittammo per svignarcela e tornarcene a casa.

Eppure rivedere Richie non era stato un bel colpo, anzi, tutt'altro.
Avrei voluto andare da lui e baciarlo, dirgli che era tutto a posto e che lo amavo da morire.
Ma no, non potevo.
Non potevo perché lui era una testa di cazzo.
Non potevo perché lui era un fottuto casino, che mi aveva rovinata e salvata allo stesso tempo.

«Sarah, vieni, fai veloce!»
Seguii Stan in fretta e arrivammo sul marciapiede davanti alla casa di Bev.
«Ce l'abbiamo fatta Jones!» esclamò lui poco dopo, sorridendomi come un bambino quando riceve una caramella.

Stavo per ricambiargli il sorriso quando, dalla porta d'ingresso, uscii Richie di corsa.
Mi voltai di scatto e iniziai ad incamminarmi in fretta verso casa mia, seguita a passo svelto da Stan, ma Richie stava correndo e ci raggiunse subito.

Il corvino si sistemò davanti a noi, provocando in me reazioni non indifferenti.
«Sarah, cristo, dobbiamo parlare! Io... Io non ce la faccio a stare così senza di te e... Non sono passate nemmeno ventiquattro ore e io sono già devastato... E mi fa stare di merda sapere che tu ce l'abbia a morte con me e...»

Trattenni le lacrime e lo guardai dritto negli occhi.
«Io non ce l'ho a morte con te Richie, è diverso. Per me sei morto e basta!»

Lo sorpassai e, prendendo Stan per un braccio, ripresi il cammino verso casa mia.
Non mi voltai indietro nemmeno una volta, anche se morivo dalla voglia di farlo.
Mi sentivo lo sguardo del mio amico addosso e non capivo se la cosa mi desse fastidio o meno.

Arrivammo davanti a casa mia e mi fermai di fianco al cancello.
Non riuscii a trattenermi e iniziai a piangere, mentre Stan mi abbracciava e mi teneva stretta a lui.

«Stan... Non posso tornare lì... Mia mamma... Secondo me lei lo sapeva già e... E ora probabilmente sarà ubriaca...»
Uris mi accarezzò il viso bagnato e mi sorrise mestamente.

«Vuoi che venga dentro con te? Per supporto morale?»
Gli sorrisi tristemente di rimando e lui mi abbracciò ancora una volta.
Non avrei voluto nemmeno immaginare di entrare in quella casa di merda senza di lui, ma non volevo coinvolgerlo in quella situazione del cazzo.

«Tranquillo, ce la farò anche da sola... Ci vediamo poi, okay?»
Stan annuì e mi guardò preoccupato.
«Dopo ti chiamo, va bene? Se vuoi stasera possiamo fare qualcosa, non lo so...»
«Va bene, allora dopo ci chiamiamo!» gli risposi, e il ragazzo se ne andò.

Trovai le chiavi e le infilai nella serratura.
La porta cigolò e io entrai, sentendo una strana puzza nell'aria.
Storsi il naso e cercai di capire se mia madre fosse in casa.

La trovai coricata, come al solito, sul divano.
Aveva il viso pallido e sembrava più vecchia di quel che era veramente.

Certe volte mi sembrava addirittura morta.
Altre volte io avrei voluto essere già morta.
Così non avrei avuto paura di niente.
E non avrei sentito più niente.

* * *
scusate questo capitolo aborto
ma devo studiare
e sono un po' confusa

✓ | LOSER OR LOVER? ( richie tozier )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora