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RICHIE'S POV
Uscii sbattendo la porta di casa, sentendo poi mia madre urlarmi qualcosa contro. Come se me ne fosse importato di quel che stava dicendo. Non me ne fregava un cazzo di niente e di nessuno, anche se Sarah era l'unica eccezione. Lei mi interessava eccome e mi faceva sentire di merda averla delusa così tanto.
Camminai sul marciapiede, diretto verso la scuola. Un altro lunedì, un'altra giornata di merda. In realtà, quella mattina, avevo paura: tutti ce l'avrebbero avuta a morte con me e io non ero pronto ad affrontarli.
Io, d'altro canto, ce l'avevo a morte con Bowers, per aver raccontato tutto a Sarah. Dovevo assolutamente trovarlo e staccargli le palle. Sempre che ne avessi avuto il coraggio.
Arrivai a scuola e mi fermai davanti al portone principale. Alcuni studenti mi stavano già squadrando e a me non restò che mandarli tutti a fare un culo. «Che cazzo avete da guardare? Eh?» feci il dito medio a quegli stronzi ed entrai nel liceo. Cristo, la giornata iniziava bene...
Alla prima ora avevo matematica assieme a Bowers, così avrei potuto anche approfittarne per chiedergli che cosa cazzo gli fosse passato per la testa.
Mi fiondai verso l'aula e la trovai vuota. Era ancora troppo presto. «Che sfigati del cazzo che siamo, addirittura per primi in classe!» sentii la voce di Henry alle spalle. Mi voltai e il ragazzo mi diede una pacca amichevole sulla schiena, sghignazzando divertito. «Allora, com'è andato il weekend, Tozier?»
Dopo quelle parole, non riuscii più a trattenermi e gli diedi uno spintone, anche se avrei preferito massacrarlo di botte. «Com'è andato il weekend? Mi stai pigliando per il culo, vero?» gli urlai contro, osservando la faccia di Bowers incupirsi.
«Ma che problemi hai, Tozier?» «Sono pieno di problemi cazzo, ma il peggiore è solamente per colpa tua!» «Ma di che stai parlando? Sei fatto?» «Non sono fatto! Cristo, Bowers, dimmi perché gliel'hai detto!» sbraitai e Henry aggrottò le sopracciglia.
«Detto cosa? E poi soprattutto, ti vuoi dare una fottuta calmata?» «Perché hai detto a Sarah la verità? Smettila di comportanti come un cazzo di cliché e dimmi il motivo di merda per il quale sei andato a dirle tutto!»
Nel frattempo alcuni nostri compagni erano arrivati in classe, ma non appena videro la sfuriata che stavo facendo a Bowers, se ne tornarono tutti nel corridoio.
«Che cazzo hai appena detto?» Alzai gli occhi al cielo e sbuffai. Perché non poteva semplicemente dirmi la verità? «Mi hai sentito Bowers!»
Il ragazzo iniziò a picchiettare la mano sul banco e mi guardò terrorizzato. «Sarah... Sarah sa che siamo fratelli?» mi chiese con voce tremante. Annuii controvoglia, confuso da quel suo comportamento e sbarrai gli occhi...
«Bowers, sei stato tu dirle tutto, vero?» Henry scosse la testa e se ne andò dalla classe. Cazzo. Se non era stato lui, allora chi? Gli altri ragazzi della gang? No, impossibile, non l'avrebbero mai fatto per paura di essere uccisi da Bowers.
In quel momento una baraonda di studenti entrò in classe e io mi sentii alle strette. Volevo semplicemente starmene da solo.
Mi diressi nella direzione opposta a quella dei miei compagni di classe e andai sulle scale antincendio della scuola. Rischiai di farmi vedere da un'inserviente, ma la scampai per l'ennesima volta.
Arrivai sul tetto e mi sedetti per terra. Nessuno sarebbe venuto a cercarmi, perciò potevo starmene lì in pace. Tirai fuori dal mio zaino un pacchetto sgualcito di sigarette e ne accesi subito una.
Ero perso nei miei pensieri del cazzo quando, dopo una decina di minuti, la porta alle mie spalle si aprì con un rumore fastidioso.
Una ragazza con una felpa nera e il cappuccio sulla testa arrivò sul tetto e si diresse verso di me. Mi sistemai gli occhiali e, solo dopo, realizzai che quella ragazza era Sarah.
Si sedette al mio fianco e prese una sigaretta dal mio pacchetto. Senza dire nulla, si mise davanti a me e l'accese dalla mia.
Non fosse stato un momento del genere, avrei trovato quell'azione fottutamente sexy. Eppure quel giorno non mi sembrava il caso di farglielo sapere.
Rimasi in silenzio, nonostante avessi voluto dirle mille cose. Perché avevo paura di dirle delle cose sbagliate? Che cazzo me ne poteva fregare ormai... Avevo già mandato tutto a puttane, quindi non avevo più nulla da perdere.
«Sapevo di trovarti qui» esordì lei, lanciandomi un'occhiata nervosa. Aspirò a lungo dalla sigaretta e fece uscire lentamente il fumo dalla bocca.
«Infatti non ho ancora capito perché cazzo io sia venuta fin quassù...» borbottò subito dopo, passandosi una mano tra i capelli arruffati.
«Non... Non volevi vedermi?» «Non lo so. Al momento non capisco ciò che provo... Sento troppe cose, troppe emozioni... Troppi sentimenti del cazzo...» Annuii in silenzio e accesi un'altra sigaretta.
«Eppure sei venuta fin qui... Ci sarà un motivo, no?» la provocai, sperando di ottenere una sua reazione, ma lei restò impassibile. «Ti ho detto che non lo so, Richie»
«Sarah... Io...» provai a parlare ma lei scosse la testa. «No, Richie, no... Sta' zitto...» «Perché Sarah? Perché devo starmene in silenzio? Non posso lasciare che tu mi ritenga una persona di merda, non posso lasciare che tu mi odi per un fottutissimo sbaglio, non posso semplicemente lasciarti andare... Sarah io ti amo da morire cazzo, e se non ti ho detto la verità l'ho fatto solamente per proteggerti...»
Vidi una lacrima scendere sul suo viso e mi morsi nervosamente il labbro. «Richie, io... Io non sono ancora pronta per parlarne... Non ne ho ancora parlato con mia madre, con Henry, con nessuno e...»
«Parlane con me! Io ci sono, lo sai...» «Dovevi esserci prima, non ora» replicò la bionda, spegnendo la sigaretta sotto alla scarpa. «Sarah...» «Ci vediamo in giro, ciao Richie»
La ragazza si alzò e se ne andò nel giro di pochi secondi. Cercai di trattenere le lacrime. Non mi ero mai sentito così solo in tutta la mia vita.
* * * domanda: vi sta piacendo questo sequel? perché a me sinceramente non sta facendo impazzire...
