15.

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"Ti auguro qualcuno che possa amarti per due anche quando non t'ami"

"Chiamami dopo" sussurra abbracciandomi, sul porticato di casa. Appena atterrati, abbiamo preso un taxi che ci ha portato a casa mia.

"Tranquillo"sussurro baciandolo "Adesso vai, altrimenti il tassista ti lascia qui, visto che ha suonato già due volte".

Sorride e lasciandomi un ultimo e lungo bacio, sale sul taxi, che parte a tutta velocità.

"Amy!" urla una vocina dietro di me,poi le mie gambe vengono strette attorno a due braccia minuscole. La testolina mora di mia sorella sbuca da in mezzo alle mie gambe ed io le sorrido.

"PePe" sorrido, girandomi e prendendola in braccio.

"Mi sei mancata" sussurra abbracciandomi ed io lasciandole qualche bacio tra i capelli,chiudo gli occhi, stringendola forte a me.

"Anche tu.La mamma?"

"È dentro. Ha fatto cucinare il tuo piatto preferito" sorride, mentre si sbilancia per poter scendere. Poi mi prende per mano e mi trascina dentro casa.

"Mamma,mamma, è arrivata Amy!" urla PePe mentre saltella.

Ed eccola lì Amanda Young, bella anche nella sua disabilità e fragilità. Chiacchiera tranquillamente con Amelia, la donna di servizio, che ha su per giù una sessantina di anni.

"Bambina mia" sorride mia madre, venendomi incontro. Vederla ogni volta su quella sedia rotella è una stretta al cuore. I capelli biondi sono raccolti in un chignon, mentre la stanchezza le disegna il volto.

"Mamma" sussurro sorridendo, piegandomi per abbracciarla. "Stai bene?".

"Alla grande e tu?" chiede guardandomi per bene.

"Pure" dico stringendole la mano "Ciao Amelia".

"Ben tornata signorina".

"Amy, Amelia. Quante volte devo dirtelo?" chiedo sorridendo.

Lei alza le spalle e sorride.

"Hai fame? Ho aiutato a cucinare Amelia"annuncia la mamma, mentre si avvicina ai fornelli.

"Molta fame, comincio ad apparecchiare allora" annuncio.

"Signorina faccio io" dice Amelia.

Scuoto la testa e le sorrido, girandomi verso mia sorella chiedo:"Pepe, mi aiuti?".

"Amelia, usciamo a fare una passeggiata. A dopo" avviso la domestica, dopo aver mangiato.

Lei annuisce e sorride.

"Mamma, hai chiamato Sasha?" chiede Pepe, mettendosi le mani suoi fianchi e picchiettando il piede sul pavimento. Sasha è un amica di classe di mia sorella.

Trattengo una risata, mentre la osservo e conferma di essere proprio mia sorella.

Mia madre scoppia a ridere e dice: "Si, ti aspetta al parco".

"Perfetto" urla mia sorella cominciando a saltellare come una cavalletta.

Uscite da casa, mentre io spingo la sedia rotelle di mia madre, Pepe cammina leggermente più avanti di noi canticchiando una canzone, con la sua bambola tra le mani.

"Come va con Paul?" chiedo a mia madre.

"Tutto bene. Due giorni fa è partito per un congresso di lavoro in Germania. Torna stasera e viene a cena da noi" mi informa mia madre, mentre sorride.

Paul è il compagno di mia madre da più di sei anni. È medico e conobbe mia madre proprio in ospedale. Per tutti voi, potrà sembrare un incontro abbastanza triste, visto il contesto e le circostanze, ma per mia madre, e sono sicura anche per lui, è stato l'incontro più bello di tutta la sua vita: dopo la tempesta, ha incontrato la quiete. Ecco cosa significa per lei l'incontro con Paul. È un uomo affascinante, buono e con sani principi. Anche lui ha un divorzio alle spalle, ma non figli e probabilmente è anche per questo che a me e mia sorella, ci tratta come se fossimo sue figlie e fidatevi se vi dico, che per noi è un affetto totalmente nuovo, non avendo mai ricevuto amore paterno. Ma di questo, parleremo più in là.
Mia madre con lui è rinata e a testimoniare e confermare questo amore, sarà il loro matrimonio e che si terrà tra meno di sei mesi. Una volta marito e moglie, Paul vivrà sotto il nostro stesso tetto.

Sorrido:"Sono contenta".

"Tu hai conosciuto qualcuno?" chiede mia madre, correggendosi subito dopo "Quanti ne hai conosciuti?".

Scoppio a ridere. Mia madre ha sempre saputo della mia vita sessuale molto attiva: non che io abbia mai fatto mettere piede in casa mia a tutti loro, ma semplicemente gliene ho sempre parlato, perché il nostro rapporto è aperto. Certo, non ne è rimasta felice, ma sono maggiorenne e non può fare niente se non accettare le mie decisioni, e le rispetta.

"Conosciuti molti, con cui è successo qualcosa pochi.. Ma non ho conosciuto nessuno in particolare.." dico, sussurrando l'ultima frase. Non voglio che sappia di me e Cole, semplicemente perché lo ritengo ancora molto presto: sia perché lo conosco davvero da poco e sopratutto perché il nostro rapporto, da come avete ben notato, è molto, ma molto travagliato.

"Va bene, ma ho preso comunque appuntamento dalla ginecologa domani" annuncia mia madre, mentre io sorrido, essendo ormai abituata. So che è giusto e non me ne lamento affatto.

"L'avrei preso io"dico subito dopo.

"Ma come sempre, io ti anticipo in tutto" dice ed io rido dandole pienamente ragione.


Appena torniamo a casa, decido di chiamare Cole.

"Ehi" risponde dopo il quinto squillo.

"Stai sopravvivendo senza di me?"chiedo ironicamente.

"Sono sopravvissuto per ventiquattro anni senza di te, sopravvivo anche adesso"dice acidamente.

"Era una battuta.. Che hai? Sei strano" chiedo alzando un sopracciglio e sdraiandomi sul letto.

"Niente"dice, mentre sento un rumore di sottofondo.

"Ci vediamo un attimo?"chiedo.

"Va bene. Ti passo a prendere a casa tua. Cinque minuti e sto la" detto questo, attacca e mi lascia con mille dubbi in testa.

"Mamma, vado al volo da Ethan"avviso mia madre, una volta arrivata in salone.

"Va bene tesoro. Stai attenta"risponde, alzando al volo gli occhi da una rivista di moda che stava leggendo.

"Tranquilla".

Uscita da casa, trovo la moto di Cole e lui appoggiato su di essa, un po' più distante da casa mia. Lo raggiungo e i suoi occhi non hanno mai spostato lo sguardo dalla mia figura.

"Ciao" sussurro, lasciandogli un bacio sulle labbra, mentre lui indurisce la mascella. Corrugo le sopracciglia e girandosi leggermente, prende un casco bianco che poi mi passa.

"Dove andiamo?"chiedo, ma ottengo solo silenzio.

"Cole, parli?Non salgo sulla moto finché non mi dici qual'è il problema" dico attirando la sua attenzione.

"Andiamo a parlarne da un altra parte" è l'unica risposta che ottengo, quindi salgo e stringendo le braccia intorno al suo bacino, mi lascio trasportare dalla velocità, senza sapere a quale direzione siamo diretti e sopratutto, senza sapere cosa c'è che , questa volta,non va.

Eternamente noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora