2. Arancione?

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Yoongi pov
Toc...
toc...
toc...

Sentii un lieve rumore provenire dalla grande finestra aperta di camera mia.
«Via dei...» dissi con voce tremante avvicinandomi alla finestra, ancora con il telefono attaccato all'orecchio. Quando mi sentii strattonare il pigiama.
Il mio telefono cadde a terra con un tonfo sordo.
Cosa sta succedendo? 

Trattenni il fiato e serrai gli occhi quando sentii l'aria fresca soffiarmi in faccia. Udii in lontananza macchine che sfrecciarono lungo la via. Poi il silenzio più assoluto s'impadronì della notte che mi avvolse completamente. Alzai lentamente gli occhi e cacciai un urlo strozzato. Mi ritrovavo lungo il muro di casa mia, nel vuoto. 

Il mio sguardo andó al mio braccio che sentivo esser trattenuto.
Vorrei tanto cadere in questo silenzio buio. 
Quello che intuii fosse un ragazzo si trovó sopra di me, sul cornicione esterno della finestra. Mi tiró con entrambe le mani il braccio, cercando di tirarmi su. Perchè? Io voglio sprofondare in questo nero.

«Ehi tu! CRETINO, AIUTAMI!» aveva gli occhi chiusi mentre si sforzava di tirarmi su.
Chi è questo ragazzo?
Continuai a fissarlo allibito. Cosa sta facendo? E perché non riesco a rispondergli?
Non voglio continuare a vivere in quel mondo maledetto. 

«Laciami.» dissi semplicemente, cercando di fare un sorriso al ragazzo sopra di me.  «Lasciami, non ho altro da fare qui.» continuai.
Di qui a poco saró diventato troppo pesante e il ragazzo mi avrà lasciato, ne ero sicuro.  

«MA SEI PAZZO PER CASO?! NON TI LASCERÓ MAI ANDARE!» urlò poi più forte.
Non mi lascerà mai andare? Sentii la faccia umida. Sto piangendo? Io? Anch'io a stento mi credo. Non ho mai pianto per nulla...Sto davvero crollando.
Mi sento come se stessi per andare in frantumi, cominciando dalla mia forza di reagire davanti a quella situazione. Non ho motivo di vivere. I miei genitori sono morti. Desidero solo che il mio corpo si schianti al solo, lasciando vagare la mia anima.

Il ragazzo continuava a tirare e senza nemmeno accorgemene mi trovai seduto sul davanzale della grande finestra. Cominciai a fissare il cielo buio vicino l'alba, mentre cercavo di placare i battiti rapidi del mio cuore. 

Sentii posarmisi una mano sulla spalla e mi ricordai improvvisamente di non essere solo.
Girai frettolosamente il volto verso il tipo. Lo vidi aggiustarsi nervosamente i capelli... Arancioni?

«Come stai?» disse allontanando la mano dalla mia spalla.
Come dovrei stare? Bene? Potrei mai stare bene? Sto veramente uno schifo.

Lo guardai, era illuminato dalla fioca luce del sole che stava sorgendo.
Sembró esser stato dipinto da Michelangelo. Dei lineamenti non molto marcati, grandi occhi neri, un piccolo naso più largo alla fine e due carnose labbra rosee.
Dire che è bellissimo è forse minimizzare il tutto, però è davvero superbo.
Aveva un'espressione da bambino e subito sentii il dovere di tenerlo al sicuro che si fece strada dentro il mio cuore. Ma non ero in grado di aiutare qualcuno.

Perciò decisi di affidare a quel ragazzo dalla bellezza eterea la mia fragilità. 

Mi fiondai letteralmente nelle sue braccia. Venni travolto immediatamente dall'odore di fragola, probabilmente usava come bagnoschiuma un sapone per bambini.
Ruppi la calma quiete con i miei singhiozzi mentre stringevo forte le braccia attorno a quel ragazzo che parve essere un piccolo bambino.

In un primo momento rimase scioccato dal mio gesto.
Lo sentii irrigidirsi nelle mie braccia. Poi però capì, rabbrividì e ricambió l'abbraccio. A dirla tutta non fu un vero e proprio abbraccio, dato che mi aggrappai con tutto me stesso alla sua maglia, a lui. Non mi soffermai a chiedermi perché quel tipo fosse lì e del perché del suo aiuto.

Non pensai nemmeno se avessi potuto dargli fastidio o risultargli strano.
Fui eternamente egoista, per questo mi maledii.
Ciononostante non ci potei fare nulla.

Pensai questo, almeno finché...
Finché mi mise una mano fra i capelli e inizió ad accarezzarmi. Continuai a singhiozzare tenendolo stretto, ma da una parte il mio cuore era felice di avere una persona vicino in quel momento. Anche se quello era solo uno sconosciuto.

Mi avvicinai di più e conficcai la faccia nell'incavo del collo. Non mi disse nulla, nessuna obiezione, nessun no, nulla.
Mi prese tra le braccia, stringendomi.
Restammo in quella posizione per un po'. Lui continuó ad accarezzarmi, passando dai capelli alla schiena. Io continuai a piangere.
Piansi tantissimo, fino a quando mi calmai.

Il ragazzo prese tra le sue mani il mio viso e passó varie volte il pollice sulla mia guancia e sui miei occhi. Così asciugó tutte le lacrime ed il mio cuore sussultó. Lo guardai con occhi speranzosi, avrebbe dovuto portarmi con sé, in qualche luogo sperduto. Per dimenticare, per stare bene.

«Alziamoci, ti va?» mi disse sottovoce. Quella voce mi fece tremare. Era calma, anche se mi parve quella di un bimbo.
Annuii.
Si alzò e mi porse le mani, le afferrai con le mie tremanti.
Mi feci forza per alzarmi e lui mi aiutó ad entrare in camera.

Feci per parlare quando la stanza cominciò a girare.
Mi tennì appoggiando le mani sulle braccia del ragazzo.
Non ce la feci, mi lasciai cadere. Aspettai di toccare il pavimento della mia camera, ma ciò non accadde.
Caddi tra due braccia.

Arancione...

Chi diavolo sei ragazzo arancione?

sᴏ ғᴀʀ ᴀᴡᴀʏ 	||♡ᴍ.ʏɢ+ᴘ.ᴊᴍ♡||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora