Jungkook, in quella giornata tempestosa era felice. Stava sul divano della sua camera. Scherzava con Seokjin mentre Tae gli teneva un braccio lungo le spalle, ridendo alle battute del piccolo. Vicino a Taehyung era seduto Hoseok, nelle cui braccia vi era Yoongi. Egli era seduto tra le gambe di Hobi e aveva un computer sulle ginocchia. Il menta stava creando qualche base, con l'aiuto di Namjoon che era seduto vicino Hobi. Era tutto così armonioso, loro erano in armonia.
Improvvisamente Jungkook sentì una pressione che si faceva largo nel suo petto. Se lo toccò, poggiando una mano sul cuore; gli faceva male. Non ci fece molto caso, pensò fosse dovuto dalle tante risate.
Senza alcun senso logico, i ragazzi si spostarono per la strada. Essi si aggiravano per i dintorni di una città molto popolata. Vi era molta gente che passeggiava, creando un gran caos. Era sera tardi, la luna brillava nel cielo scuro. I giovani si aggiravano per le varie bancarelle caotiche, sembravano essersi ritrovati in una grande festa di città. Le urla di bambini felici che correvano riempirono le orecchie di Jungkook. Quest'ultimo era meravigliato, sembrava essere tutto così irreale; la felicità colmava le menti stanche dei ragazzi.
«Piccolo, che hai?» Jungkook fremette quando sentì la mano del suo Tae attorno al proprio fianco.
Piccolo?
«Tae...ma tu...non ti senti male?»
Taehyung difficilmente usciva dalla sua camera, spesso non andava nemmeno alle lezioni. Era terrorizzato ogni volta che varcava la soglia della porta della sua camera. Probabilmente sarebbe morto per sua stessa mano solo se non avesse conosciuto Jungkook in tenera età
La paura oramai lo dominava, era più grande di lui. Quella sensazione se lo mangiava fin dal profondo. Quando si trovava in luoghi ampi e sconosciuti l'anima pareva uscirgli dal petto, insieme al cuore. Aveva le palpitazioni, eppure, nei periodi più calmi, Jungkook riusciva a portarlo in giardino. A Taehyung bastava sentire la mano del più piccolo prendere la sua per calmarsi. Il suo tocco lo faceva sentire male, si, ma solo per altri motivi. Per certi versi, stare vicino al più piccolo era peggiore della sua fobia. Se con la sua paura il cuore gli usciva dalla gabbia toracica; vicino a Jungkook, Tae sentiva il cuore arrivare fino alle stelle. Ed esso si sentiva alto, insieme al suo cuore. Si sentiva potente, completo, irraggiungibile; se non da Jungkook.
«Tae torniamo a casa, non voglio vederti stare male, non ancora.» Jungkook stava tirando per la giacca il più grande, facendo girare curiosi gli altri ragazzi.
«Kook, sto bene, dico davvero.» disse il moro avvicinandosi a Jungkook.
Quest'ultimo cercò di mettere di seguito un paio di parole, in modo da far tornare tutti a casa. Tutto ciò gli fu impedito dal suo stesso cervello, che ormai aveva smesso di funzionare decentemente. Tae aveva il viso a un dito da quello di Jungkook e lo guardava intensamente.
Il moto della Terra si arrestò. Aveva davanti il suo amato Tae e nessuno sarebbe più riuscito a distrarlo da tenere gli occhi fissi sul suo volto. Le voci altrui gli risultavano ovattate, come il resto.
Teneva ancora la mano sulla giacca dell'amico che man mano stringeva più forte; come un bambino che non voleva lasciasciare il suo giocattolo preferito. Taehyung aveva la mano appoggiata ancora sul fianco sinistro di Jungkook e lo teneva saldamente.
Jungkook continuava a fissargli il volto. Era semplicemente in estasi. La sua figura era così divina. Ogni volta che lo guardava pensava potesse dissolversi di li a poco, come fosse un sogno. I capelli castani macchiati di verde gli cadevano sulla fronte ambrata non molto ampia. Erano lisci e morbidi come la seta, lo ricordava benissimo. Molte sere li teneva tra le dita e li accarezzava. Gli occhi in quel momento erano poco visibili, quasi coperti interamente dai capelli. Il piccolo li scostó di poco per guardargli meglio quegli occhi che ormai conosceva benissimo. I grandi e allungati occhi neri lo fissavano, facendogli contorcere le budella. Il suo sgurdo gli faceva sempre un effetto strano. Quello sguardo era sicuro e duro, ma allo stesso tempo troppo affascinante. Jungkook avrebbe da sempre voluto chiuderli e baciarli in modo da addolcirli. Il naso era non molto grande, perfetto a dire del piccolo; avrebbe voluto baciare anch'esso.
Sorrise. Taehyung sorrise, notando Jungkook così assorto. Il minore amava quel sorriso, si ritagliava una forma squadrata ed era contornato da due bellissime labbra. Quelle labbra erano sempre più rosee, non erano grandi, ma fine ed eleganti.
Senza accorgersene, Jungkook passó il pollice sulle sue labbra, che si chiusero dal sorriso appena videro avvicinarsi il dito. Egli era così sovrappensiero che nemmeno se ne accorse, era semplicemente rimasto ammaliato dalla grande bellezza dell'amico. Sapeva benissimo fosse bello, ma in quel momento, libero da ogni problema, tranquillo, spensierato; era decisamente più bello.Taehyung strinse maggiormente la presa sul fianco del piccolo e lo avvicinò. Posó la mano libera dietro il capo di Jungkook.
Tae riusciva perfettamente a specchiarsi negli occhi scuri e limpidi del ragazzo davanti a se.Jungkook sarebbe caduto a terra se non ci fosse stato Tae a tenerlo. Le gambe cominciarono a temargli e il cuore era ormai da un'altra parte.
Mise le braccia attorno al collo dell'amico in modo da tenersi stabile. Chiuse gli occhi lentamente e non avrebbe mai voluto riaprirli.
Perché l'ultima cosa che vide fu Taehyung.
L'ultima cosa a cui pensó fu la stetta di Taehyung sul suo fianco.
L'ultima cosa che le sue mani desiderano fu di tenere i capelli di Taehyung.
L'ultima cosa che il suo corpo voleva era abbracciare Taehyung.
L'utima cosa che le sue labbra voleno era sfiorare quelle di Taehyung.
L'ultima cosa che il suo cuore voleva era stringersi a quello di Taehyung.
L'ultima, la prima e l'unica cosa che avrebbe voluto Jungkook dalla sua patetica vita, era Taehyung.
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sᴏ ғᴀʀ ᴀᴡᴀʏ ||♡ᴍ.ʏɢ+ᴘ.ᴊᴍ♡||
Romance❁In revisione❁ Min Yoongi è sempre stato un ragazzo lontano dal resto del mondo. Gli bastava la musica per entrare nel suo mondo, dove anche le sue sofferenze venivano alleviate. La musica era l'unico mezzo per fuggire dalla sua vita disastrata. A s...