«Quindi non posso annullare l'uscita?» chiese piano Jimin al direttore delle uscite che riguardavano i ragazzi. Avrebbe invitato Yoongi ad uscire un altro giorno.
«Mi dispiace tanto piccoletto, ma no. Ormai te l'ho segnata. Puoi anche non uscire, non sei obbligato, ma ormai hai perso la tua unica uscita del mese.» disse l'uomo. Era un vecchiaccio, ma in fin dei conti stava simpatico a Jimin, non gli aveva mai fatto nulla di male.
«Capisco, grazie lo stesso.» sussurró il piccolo incamminandosi verso il giardino.
Non gli andava di uscire, non avrebbe potuto. Aveva paura ad uscire da solo, si sarebbe potuto addormentare da un momento all'altro. Sarebbe rimasto a dormire in posti strani fino al momento del risveglio e sinceramente non gli andava di incombere in furti. Eppure da una parte gli sarebbe piaciuto. Addormentarsi in luoghi esterni, per poi risvegliarsi non avendo più nulla di suo. Anche se l'idea di non svegliarsi più lo intrigava maggiormente.
Dopo l'uscita di Yoongi rimase un'ora nella grande stanza, da solo. Non sapeva che fare, non aveva nemmeno avuto il tempo di dare il regalo a Yoongi. Lui era andato via così velocemente.
Il piccolo si mise un pantalone a caso di una tuta e sopra un grande felpone largo. Sentiva essere quello uno di quei momenti tristi, in cui aveva bisogno delle coccole di Jin hyung.
Il loro rapporto era sempre stato puro. Jin è un ragazzo d'oro e ogni volta che Jimin aveva bisogno di del suo aiuto, lui c'era. Il piccolo ebbe molti periodi di distruzione e autodistruzione. Nei periodi in cui cadeva nel buio profondo molto spesso, arrivando addirittura a dieci volte al giorno; tendeva ad essere stracolmo d'ira. Nei momenti in cui non dormiva, urlava. Litigava con tutti, non volendo vedere anima viva. Spesso ballava, ballava in modo eccessivo; faceva anche cinque ore consecutive di allenamento. Il che lo portava a svenire svariate volte. Alcune volte non mangiava, piangeva e tendeva spesso a distruggersi di proposito le ginocchia, le braccia, le mani o i piedi con l'allenamento.
In quei periodi oscuri, la sua unica luce era Seokjin. Ogni tanto lo andava a visitare, portandogli da mangiare. Lo coccolava e lo teneva stretto quando piangeva.
Quella volta, però, non ne sentí il bisogno. Voleva essere indipendente, voleva cavarsela da solo.
Si diresse lentamente verso il giardino, illuminato dai piccoli lampioni.
Di sicuro quella sera non avrebbe mangiato, non aveva per nulla fame.
Il gelo della notte lo colpì, al che esso rabbrividì e si strinse nalla sua felpa. Era davvero freddo, ma a lui non importava un granché.
Andó a sedersi sul dondolo, anch'esso gelato.
Alzó le gambe e le posò incrociate, sul dondolo.
Fissó il cielo, era davvero spendido. C'era una grande luna piena e splendente. Vi erano varie stelle luccicanti che rimpivano il nero; non c'era presenza di nuvole.
Il silenzio assordante gli riempiva le orecchie.
In giardino non c'era nessuno, si sentivano in lontananza le voci che provenivano dalla mensa.
«Forse non mi vuole nemmeno lui» sussurró Jimin.
Non si aspettava molto da Yoongi. In fondo non si ricordava nulla di quella notte. Si aspettava che almeno non lo trattasse male. Che poi nemmeno sapeva del perché stesse reagendo così. Voleva solo che Yoongi passasse una serata tranquilla e felice. Sicuramente con Hobi l'avrebbe passata.
Allora perché sentiva un vuoto dentro? Fremeva solo al pensiero di Hobi che entrava in camera per portarsi via Yoongi.
Adorava Hobi. Quel ragazzo è sempre stato pieno di vita e sprizzava positività da tutti i pori. Gli faceva bene stare in sua presenza ed era con lui anche nelle notti più buie.
S'infilava nel suo letto e lo riscaldava, riscaldava il suo cuore a pezzi quando non ce la faceva più a vivere.
Lo ringraziava mentalmente ogni giorno, molto probabilmente fu l'unica ragione per cui Jimin continuó a sopravvivere.
Da un tempo a quella parte, però, si era stancato di 'sopravvivere'. Voleva vivere, provando tutte le emozioni esistenti. Capì che i sentimenti, le sensazioni, le amozioni erano per lui inspiegabili. Perciò cominciò a non badarci. Lasció vagare il suo piccolo cuoricino nel grande oceano della vita. Capitava, a volte, che esso incappasse in errori, ostacoli. Molte volte finiva per smarrirsi, altre per rompersi.
Fino ad all'ora, aveva però i suoi amici a sostenerlo.
Si sentiva come un piccolo uccellino in una gabbia di cristallo. La sua gabbia erano i suoi fragili amici che cercavano in tutti i modi di proteggerlo. Quella gabbia era fin troppo delicata e prima o poi sarebbe finita con il rompersi.
Prima che potesse rompersi, però, Jimin decise che doveva uscirne. In modo da non far soffrire i suoi amici e da riuscire a cavarsela da solo.
Doveva iniziare a pensare con la sua testa, doveva rialzarsi da solo.
E in quel momento, doveva far fronte a quella situazione, da solo.
Anche se si stava parlando di un'apparente amicizia, Jimin doveva cavarsela.
Se Yoongi non sarebbe voluto essere suo amico, Jimin se ne sarebbe dovuto fare una ragione.
Probabilmente le emozioni provate quella notte erano solo dovute dall'adrenalina del momento.
Perché però si sentì morire quando lo rivide?
Perché mentre Yoongi era sul quel lettino e Jimin gli teneva la mano, quest'ultimo non avrebbe mai voluto mollarla?
«Perché piangi?»
Eh?
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sᴏ ғᴀʀ ᴀᴡᴀʏ ||♡ᴍ.ʏɢ+ᴘ.ᴊᴍ♡||
Romance❁In revisione❁ Min Yoongi è sempre stato un ragazzo lontano dal resto del mondo. Gli bastava la musica per entrare nel suo mondo, dove anche le sue sofferenze venivano alleviate. La musica era l'unico mezzo per fuggire dalla sua vita disastrata. A s...
