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L'aria che tirava all'esterno era gelida e l'erbetta del prato era intrinsa di umidità. Era bel tempo, non vi erano nuvole in cielo e ciò permetteva la tranquilla osservazione delle varie stelle sparse per la galassia.

Yoongi rabbrividí tremendamente appena mise piede fuori dall'edificio, forse perché faceva veramente freddo o probabilmente perché i suoi occhi si posarono immediatamente su una figura sopra il dondolo. I suoi occhi non si persero nemmeno un secondo a visualizzare il resto del giardino, essi vennero attirati repentinamente, come se fossero destinati a bearsi di quella figura fin dal primo giorno della loro esistenza.

In realtà non si fermò come avrebbe tanto voluto fare, ma con uno scatto fulmineo si avvicinò al dondolo tenendo lo sguardo su quella persona.
Quando si trovò abbastanza vicino al dondolo il cuore sembrò placarsi, la sensazione d'angoscia che lo attanagliava venne spinta altrove dalla serenità: lo aveva trovato.

Era Jimin, che seduto a gambe incrociate sul dondolo ascoltava la musica e osservava il cielo pieno di puntini luminosi.
Yoongi lasciò fuori un sospiro di sollievo per averlo ritrovato sano e salvo, poi si sedette piano vicino il ragazzo.
Jimin continuò a fissare un punto non determinato dell'immenso nero sopra le loro teste.
Il menta si perse a fissarlo, illuminato da un lampione poco funzionante alla destra del dondolo.

Il piccolo aveva un'espressione mistica, forse apatica, ma il suo volto grazioso come quello di un angelo, a dire di Yoongi, gli donava un qualcosa di unico. Yoongi avrebbe tanto voluto accarezzarlo, chiedergli del perché sparisse così spesso e avrebbe tanto voluto dirgli che sarebbe rimasto per sempre con lui.

Eppure non fece nessuna di quelle cose, molto probabilmente Yoongi sapeva che non era in grado di potergli promettere delle cose importanti come quella. Non perché il ragazzo non lo meritasse o perché Yoongi non volesse davvero rimanere al suo fianco, semplicemente si conosceva bene e sapeva che non sarebbe mai riuscito a mantenere quel genere di promessa.

Il silenzio venne rotto da Jimin, che con noncuoranza cominciò a parlare, pur avendo ancora le cuffiette nelle orecchie.
«Ho capito Hyung» esalo flebile, non voltandosi verso l'altro.
Yoongi ne rimase sorpreso, Jimin non aveva dato alcun segno di averlo visto arrivare.
Il menta sussultò leggermente, sia per la sorpresa di averlo sentito parlare e sia per la vocina debole con cui aveva detto quelle parole che per lui non avevano alcun senso.

Yoongi stava per chiedere cosa volesse dire quando l'altro lo anticipò «Ho capito che non è questo il mio posto» continuò con voce che non lasciava trasparire emozioni.
Jimin allungò il braccio destro verso il cielo e si girò completamente verso sinistra, indicando la grande luna che illuminava la notte.

«Quello... Quello è il mio p-posto, Hyung.» concluse poi con voce rotta e sempre più debole.
Yoongi non riusciva a vedergli il volto perché l'altro gli dava le spalle e perciò non sapeva cosa tradí l'espressione calma che aveva Jimin, facendolo balbettare.

Yoongi si sporse verso l'altro e gli afferrò il braccio ancora teso, facendogli girare il corpo nella sua direzione.

In un attimo la maschera dura di Yoongi cedé, facendo spazio alla preoccupazione più assurda.
Jimin lo guardava con le guance arrossate, i capelli scompigliati come se si fosse appena svegliato, la bocca aperta per la sorpresa e gli occhi lucidi come due pozzanghere. La musica nelle sue orecchie era cessata quando lo Hyung gli strappò via gli auricolari.

«Jiminie...» gli sussurrò piano, guardandolo con preoccupazione.
Gli posò le mani sulle spalle e lo scuoté leggermente «C-che stai dicendo Jiminie...?».
Jimin rimase ammaliato dalla bellezza che traspirava, pur essendo agitato era semplicemente stupendo ai suoi occhi.

sᴏ ғᴀʀ ᴀᴡᴀʏ 	||♡ᴍ.ʏɢ+ᴘ.ᴊᴍ♡||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora