Capitolo 33

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Pov's Alessandro

Vedo Samuele che viene verso di me, sono sicuro che è per vantarsi di quello è successo questa notte con lei.

Butto il mozzicone della sigaretta che avevo tra le dita e mi volto di spalle provando ad allontanarmi.

"Aspetta" mi blocca per una spalla.

Mi giro fulminandolo con lo sguardo.

"Senti amico, premetto una cosa, io non l'ho toccata, te lo giuro. E poi, vuole tornare da te, perché non la ascolti?"
Non ci sa proprio fare con le parole.

Incrocio le braccia e continuo a guardarlo male.

"Senti..." si gratta la testa.
"Okay, è vero, mi sarebbe piaciuto portarmela a letto, ma non l'ho fatto"
Allarga le braccia.

"Questo come dovrebbe farmi cambiare opinione su quello che è successo?" Lo continuino a fulminare con lo sguardo e vedo Melanie che ogni tanto ci lancia un'occhiata.

Mi manca, mi manca da morire. Ma quando ho visto quella foto non sono riuscito a rimanere in me. Oggi, vedere quella macchia sul collo di Samuele, e sapere che è stata proprio lei, la mia Melanie a fargliela, mi fa stare male, molto male.

"Ti prego, parla con lei" si gira a guardarla e lei abbassa lo sguardo.

Lascio andare le braccia lungo i fianchi e lo oltrepasso andando volontariamente a sbattere contro la sua spalla.
Vado verso di lei, e nei suoi occhi vedo un briciolo di speranza.

È rannicchiata su un muretto al coperto, in una piccola rientranza della parete, tiene le gambe accavallate e cerca di nascondere la sigaretta dietro di esse.
Non mi va a genio il fatto che due giorni con lui le sono bastati a prendere il vizio.

La guardo negli occhi e allungo la mano sperando che capisca che deve lasciarmi la sigaretta, e così fa.

Senza abbandonare i suoi occhi faccio un tiro per poi buttarla a terra.

"Non devi fumare" mi limito a dire.
Abbassa lo sguardo.
"Perché..."

"Non lo so" risponde prima che io possa finire la domanda.
"Qualsiasi cosa tu mi voglia chiedere, non lo so, non so cosa sia successo in questi giorni, e non so perché mi sono comportata di questo modo" sbuffa isterica.

Sorrido divertito e la squadro, anche se per pochi giorni, mi era mancato poterla guardare in questo modo, mettendola in imbarazzo.

Abbassa lo sguardo e giocherella con un braccialetto, di quelli dei 'desideri' , che hanno tutti. Per me è una sciocchezza, ma lei, ogni volta che è in soggezione, si attacca al polso e inizia a giocare con quello.

"Non ridere" dice con un filo di voce.
"Mi manchi.." torna a guardarmi negli occhi.

Io distolgo lo sguardo.
"Cosa è successo ieri sera?
Chiedo infastidito.

"Niente, te lo giuro, non è successo un bel niente, a parte quello che hai visto..." si indica il collo, riferendosi al succhiotto che aveva Samuele.

So perfettamente che tra loro non c'è assolutamente niente. A lui non importa di lei, e a lei, tanto meno, importa di lui. So che quel suo gesto non ha nessun valore, ma come avrebbe qualunque altra persona immagino, mi sono incazzato.

"Okay" rispondo freddo, a lei da fastidio, ma non può controbattere.
Torno a guardarla negli occhi, aspetta che io aggiunga qualcos'altro alla mia risposta.
"Mi sei mancata anche tu" mi alzo.

Mi blocca bruscamente per un braccio mentre mi allontano, e mi bacia.
Mi erano mancate così tanto le sue labbra.
Le prendo i fianchi e la tengo vicino a me, fino a quando non ha dovuto allontanarmi.
Sarei rimasto lì, ore e ore ancora.

"Non lasciarmi più..."
scompare tra le mie braccia, avvolgendomi in un abbraccio.

Le lascio un bacio tra i capelli e la allontano leggermente,
"Forse è ora che torniamo in classe.."

Pov's Melanie

"Ehm... dove sono tutti?"
Ero così felice, che mi avesse perdonato, nonostante tutte le cose sbagliate che ho fatto nei giorni precedenti, che non mi sono accorta che la campanella è suonata già da un po'.

Appena arrivo davanti alla porta della mia classe mi faccio il segno della croce.
Busso, per poi aprire.

"Signorina, dove è stata tutto questo tempo? La ricreazione è finita venti minuti fa." Il mio professore di igiene è seduto sulla cattedra, con quel tono cercava di rimproverarmi, ma mi adora, per fortuna.

"Prof mi scusi, ho avuto un problema, non capiterà più" mi scuso nel miglior modo possibile e vado a sedermi al mio posto.

Alla fine dell'ultima ora, saluto le mie amiche e cerco Alessandro all'uscita.

"Ehi.. possiamo passare da Samuele a prendere le mie cose?"

"Sì" risponde abbastanza freddo.

"Cosa succede?" Chiedo guardandolo che si porta la sigaretta alla bocca.

"Ho litigato con una professoressa" risponde guardando il nulla, e buttando fuori il fumo.

"Sì, ma succede spesso questo, perché questa volta te lo stai facendo pesare?" Lo guardo confusa.

"Ha minacciato di bocciarmi, anche quest'anno" sbuffa.

"Studia.. per favore" sospiro guardandomi intorno.

"Ehi aspetta" fermo Samuele afferrandolo per la giacca di pelle che ha sempre addosso.
"Dovrei riprendere le cose da casa tua... se è possibile"

"Oh avete fatto pace?" Ci sorride.

"Sì" Alessandro mi tira verso di lui, allontanandomi da Samuele.

"Ok.. beh, te le porto io oggi pomeriggio, non scomodatevi." Se ne va.

Saliamo macchina, e poggio il culo su quello cavolo di Lamborghini, non ancora riesco a realizzare che sia fuori dal parcheggio della mia scuola.

"Questa macchina mi ha stufato"

"Eh?" Lo fulmino con lo sguardo.

"È troppo appariscente" ridacchia.

"E che vorresti fare? Rivenderla? Qui non la comprerà mai nessuno..." dico abbastanza dispiaciuta.

Ride.
"Tu non hai idea di quanto mi piaccia spendere i soldi di mio padre" mette in moto e andiamo verso casa.

"E con questo cosa vorresti dire?" Rido.

Chi lo avrebbe mai detto?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora