Cuori infranti (Hint Klace)

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Keith era solo, seduto sul salotto di casa, con la TV accesa ad illuminare la stanza buia e una scatola di gelato alla menta e cioccolato finita per metà tra le mani.
Aveva gli occhi arrossati e il viso stanco segnato da due profonde occhiaie che da giorni troneggiavano sulla sua carnagione pallida.
La porta si aprì e sobbalzò appena stringendosi nella coperta in cui era avvolto.
Chiunque fosse stava cercando di fare silenzio e si fermò quando vide la TV accesa e la testa di Keith che sbucava dall'altra parte dello schienale.
-Keith?- La voce di Lance gli giunse come un sussurro ovattato.
Il corvino non rispose ma cercò di asciugarsi le ultime lacrime che avevano solcato il suo viso. 
Lance gli si avvicinò fino a sedersi dall'altra parte del divano e poi stese un braccio sulla testiera e, quasi, arrivava a sfiorare Keith.
Aveva le gambe raccolte al petto, era avvolto in una coperta rossa, decine di i pacchetti di fazzoletti che erano sparsi in giro, così tanti che Lance non provò nemmeno a contarli.
Il cubano guardò la televisione, c'era un film d'azione, sicuramente non era uno di quei film che facevano piangere, o che avrebbe fatto piangere Keith.
Alla TV passò una scena luminosa e Lance poté notare che gli occhi del corvino erano lucidi, tra le ciglia erano ancora incastrate perline d'acqua che luccicavano al cambiare delle ombre che si susseguivano in TV.
-Tutto bene?-
Keith annuì appena, sapeva che se avesse parlato la sua voce si sarebbe incrinata facendo capire tutto a Lance, ma non sapeva che il castano aveva già capito.
-Sicuro? Non ti va di parlarne?-
Keith scusse la testa, stava ammettendo che qualcosa non andava, ma la cosa non lo fece sentire meglio, anzi, si sentì estremamente debole e impotente.
Lance si avvicinò a lui di una manciata di centimetri e Keith non si mosse, troppo occupato a cercare di controllare le lacrime che premevano insistenti per uscire.
-Hai litigato con qualcuno?- Chiese Lance ma Keith scosse solamente la testa, mentre una lacrima scendeva sul suo viso e lui la asciugava velocemente. -Sei sicuro che non mi vuoi dire cosa è successo?- Chiese ancora Lance.
Keith scosse la testa.
-E' troppo complicato...- Sussurrò.
-Proverò a capire, davvero.-
-Andrai a dirlo a Pidge o Hunk... O peggio ancora, a Shiro...-
-Ti giuro che rimarrà tra noi.- Disse Lance.
Keith lo guardò per un secondo, sembrava davvero preoccupato per lui e, per qualche ragione, sentì di potersi fidare.
-Sei sicuro di volerlo sapere?-
-Certo.-
Lance si avvicinò ancora un po' a Keith e si rilassò contro i cuscini. Erano forse a due palmi di distanza o poco più.
Keith inspirò profondamente, come per farsi forza, poi parlò.
-Uscivo con una persona...- Disse fermandosi un attimo a guardare Lance, che con sua grande sorpresa era serio e concentrato. -E niente... Mi ha lasciato... Anzi, in realtà l'ho lasciato... O forse neanche ci teneva veramente al fatto che stessimo insieme.- La sua voce si affievolì sempre di più, fino a diventare un sussurro.
-Stavate insieme da tanto?-
-No... Qualche mese...-
Lance assunse un'espressione sorpresa.
-Qualche mese? Come abbiamo fatto a non accorgercene?- Chiese Lance.
-Abbiamo gli esami e siete tutti molto presi.-
Lance non riusciva a capire come fossero riusciti a non accorgersi che Keith era fidanzato e soprattutto che stava soffrendo.
-Quando è successo?-
-Quattro giorni fa... Sono ridicolo, lo so... Dovrei...-
-Non sei ridicolo.- Lo interruppe Lance. -Essere lasciati o lasciare che sia, fa male. E' normale.-
-Ma lui non mi amava...-
-Ma non importa ciò che provava lui. Tu soffri per i tuoi di sentimenti, se tu lo amavi è ovvio che soffri. Ora devi solo trovare qualcuno che lo possa sostituire.- La voce di Lance era calma e per niente ironica o divertita, era palese che volesse aiutarlo.
Keith tirò su col naso e si strofinò una mano sul viso, Lance non lo aveva mai visto in quelle condizioni, non lo aveva mai visto piangere o mostrarsi debole, eppure, evidentemente, anche Keith provava delle emozioni molto forti.
Senza pensarci, Lance, si sporse un po' di più verso il corvino e lo strinse in un caldo e amichevole abbraccio da cui Keith non si ritrasse ma, al contrario, si strinse. Keith appoggiò il viso contro la spalla dell'amico e rimase lì, a singhiozzare, per un tempo indefinito, Lance gli accarezzava dolcemente la schiena e gli passava delicatamente una mano tra i capelli, con fare protettivo, fin quando Keith non gli si allontanò inspirando profondamente.
-Grazie.- Sussurrò.
-E' a questo che servono gli amici.- Disse Lance con un sorriso rassicurante.
-Già, a questo...-
Keith si alzò in piedi tirandosi dietro la coperta in cui era avvolto e fece per uscire dalla stanza, ma la voce di Lance lo fermò.
-Posso chiederti chi è il ragazzo?-
Keith lo guardò per un attimo come se cercasse di capire se poteva dirglielo o no, ma poi scosse la testa e, dato che gli aveva già raccontato tutto, tanto valeva dirgli anche il suo nome.
-Chris Rodriguez.-
-Il pilota da combattimento?-
-Sì.-
-Quello che aspirava tanto al tuo posto?-
-Sì.-
-Wow. E posso anche chiederti come mai vi siete lasciati?-
-Avevamo interessi diversi... Sulla relazione.- Lance lo guardò senza capire e, probabilmente, Keith se ne accorse dato che continuò la spiegazione. -Voleva solo usarmi.- Lance poté giurare di sentirlo quasi ridere dall'ironia. -Io no...-
-Troverai qualcuno migliore Keith. Sta' tranquillo.-
-Sei sempre così ottimista.- 
Lance gli lanciò uno dei suoi sorrisi migliori, uno di quei sorrisi magnifici e veri, di quelli che avrebbero potuto tranquillamente migliorare l'intera esistenza di qualcuno soltanto guardandoli.
-E' la vita Keith, è una bilancia che tende all'equilibrio. Se un periodo va molto male verrà sicuramente seguito da uno che andrà molto bene, per trovare la parità e restarci il più possibile.-
Keith lo guardò sbalordito, la notte doveva fargli un brutto effetto, diventava saggio.
-E non guardarmi così, ti giuro che sono sobrio!- Ridacchiò il cubano.
-E' solo che... Grazie, ancora.-
-Non è che ti va di finire quel gelato? Ormai non possiamo più rimetterlo in freezer.- 
Keith guardò il posto in cui era seduto poco prima e decise che, per una volta, poteva dimenticarsi la sua impenetrabile corazza e farsi vedere come un ragazzo normale almeno da Lance. Andò a sedersi accanto a lui e, insieme, finirono di guardare il film e mangiarono fino all'ultima cucchiaiata di gelato, restando svegli tutta la notte a parlare come se il destino stesso avesse deciso che la loro relazione, da quel momento in poi, sarebbe stata importante per entrambi.



Quasi un mese che non pubblico nulla e no, non ho scuse tipo la scuola o la vita o che ne so io, solo non avevo voglia di farlo.
Pace e Amore.
Alla prossima.

Una Vita Insieme || KlanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora