Malinconia (Hint Klace)

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Lance c'era sempre per tutti; c'era per Hunk quando aveva bisogno di sperimentare nuove ricette e aveva bisogno di cavie, quando aveva bisogno di lamentarsi per qualcosa che era andato male o quando voleva divertirsi; c'era per Pidge quando voleva fare qualche scherzo e quando volevano parlare un po' di cose di cui Lance non sapeva assolutamente nulla, ma si divertiva ad ascoltarla; c'era anche per Shiro quando aveva bisogno di qualcuno che gli ricordasse che era lui l'unico in grado di tenerli uniti e compatti; ma nessuno c'era mai per Lance e lui, ormai, se n'era fatto una ragione. 
Stava fissando il soffitto di camera sua in una notte d'estate, la porta della camera aperta in modo che l'aria che passava dalla finestra potesse fare corrente con quella proveniente dalla sala.
Stava pensando alla sua famiglia, a quanto gli mancassero le spiagge di Cuba e guardare il tramonto sull'oceano, quando qualcuno bussò sullo stipite della porta.
-Oh... Ciao Keith... Non riesci a dormire?- Chiese tirandosi a sedere sul letto.
Keith annuì e solo in quel momento Lance si rese conto che tra le mani, il corvino, teneva una tazza rossa e gialla fumante.
-Neanche tu.- Disse poi mentre si portava la tazza alla bocca e ne sorseggiava lentamente il liquido caldo che era al suo interno.
-Certo che sei strano... Ci saranno quaranta gradi e tu bevi quella roba fumante.-
-Trentadue.- Lo corresse il corvino.
-Ero ironico.-
Keith si strinse nelle spalle con noncuranza, l'ironia non era il suo forte, prendeva ogni cosa troppo seriamente e ormai ne erano tutti al corrente.
-Come mai non riesci a dormire?- Chiese senza muoversi di un solo passo, ma appoggiandosi con la spalla allo stipite della porta.
-Oh... Beh... Io... Pensavo. Già, pensavo.-
-A cosa?-
Lance sembrò rimanerci male per la domanda, poi parlò.
-Ma come, niente battutine del tipo "Non sapevo che tu pensassi" o cose del genere?- Questa volta persino Keith riuscì a cogliere il sarcasmo delle sue parole e a notare chiaramente, nonostante la penombra, la smorfia ironica mista a dolore che si dipinse sul volto del cubano.
-No. Non credo che tu sia stupido o che non sappia pensare.- Rispose molto tranquillamente il corvino.
-E cosa pensi, allora?-
-Penso semplicemente che ti piaccia farlo credere. E' più semplice, forse.- 
Lance rimase sorpreso dalle parole di Keith, da chiunque si sarebbe aspettato delle parole carine e di conforto, ma sicuramente non da lui, però gli fecero piacere perchè sapeva che Keith non parlava mai a sproposito e non diceva mai cose che non pensava e, se gli aveva detto che non lo riteneva stupido, allora ci credeva davvero.
-Dunque, a cosa pensi?- Chiese nuovamente Keith.
-Oh... Ehm... Vieni a sederti, prima.- Disse Lance indicando il bordo del letto.
Keith, con un passo un po' più incerto del solito, si diresse verso l'angolo più lontano del letto e vi ci si sedette, continuando a sorseggiare il suo intruglio caldo.
-Vedi... Pensavo a casa... Mi manca, sai?- Keith annuì. -Mi manca la spiaggia, la mamà, i pranzi in famiglia... Mi manca guardare il sole tramontare nel mare e il vento carico di salsedine a spettinarmi i capelli. Mi manca tutto. Capisci?-
Keith non rispose, non subito almeno, forse stava cercando le parole giuste da dire in un momento così delicato come quello in cui vengono esternati dei ricordi così sereni eppure così dolorosi come quelli della propria famiglia lontana.
-Mi spiace, posso solo immaginare.- Disse infine il corvino, cercando di essere il più delicato possibile. 
Lance dimenticava sempre che lui non ce l'aveva una famiglia, che l'unica persona che considerava suo parente era Shiro.
-Scusa, hai ragione...- Disse Lance.
-Però posso capire, in parte, il fatto che ti manchi la tua famiglia. Quando Shiro se n'è andato in Europa credevo che non ce l'avrai fatta a sopportare la lontananza.- Disse Keith.
-Non ti manca niente di quando eri bambino?- 
-No. Sai, in orfanotrofio ero solo. Ero un bambino problematico, nessuno voleva avere davvero a che fare con me, è per questo che non sono mai andato in affidamento o adottato.-
-Non potevi essere così terribile.- Disse Lance. Tutti sapevano che il carattere di Keith non era dei migliori, una testa calda ribelle, indisciplinato e a volte irresponsabile, certo, ma era davvero ad un livello tale da non far desiderare a nessuno di averlo accanto?
-In effetti ero molto peggio.- Ridacchiò il corvino, come divertito da un qualche ricordo che gli era passato per la mente proprio in quel momento.
-Non avevi amici o cose del genere?-
-Avevo un amico, sì... Luke. Era un tipo O.K... Però, quando venne adottato, ci perdemmo di vista... Sono anni che non parliamo più.- La sua voce non sembrava triste, o malinconica, era come se stesse raccontando di un qualsiasi avvenimento della sua vita, di un esame andato bene ma neanche troppo.
-Sei mai stato in vacanza in qualche posto particolare?- Chiese Lance.
-Beh una volta siamo andati alla casa di riposo...- Disse Keith, come se quella fosse una vacanza.
-No, intendo dire, sei mai stato al mare o in montagna per qualche giorno?-
-No.-
-Non sei mai stato al mare?-
-No.-
-Come no? Non puoi dire di aver vissuto se non hai passato un'intera giornata sotto il sole, se non ti sei ustionato i piedi camminando nella sabbia bollente, se non hai nuotato in mezzo agli scogli o...-
-Non l'ho mai fatto.- Lo interruppe Keith prima di sorseggiare nuovamente il liquido della tazza che, presumibilmente, si stava raffreddando.
-Bene, quando finiscono le lezioni ti ci porto io. Non puoi non aver mai guardato un cielo stellato sdraiato sulla sabbia, è un'emozione che non puoi perderti.-
-Lo dici come se fosse la cosa più bella del mondo.-
-Lo è! Lo dico come se fosse la cosa più bella del mondo perchè lo è!- Ripeté Lance che ancora non poteva credere al fatto che Keith non fosse mai stato su una spiaggia.
-Uhm... O.K.- Sussurrò Keith. -E la tua famiglia? Com'è?- Chiese Keith.
-Oh beh... Ci sono nonna Yisel e mio nonno Fidel, vivono in una casa nella città vicina a quella in cui vive la mia famiglia, poi ci sono mia madre Rosa e mio padre Jaime e poi ci sono i miei fratelli!- Lance stava sorridendo, forse inconsapevolmente. -Veronica, Marco, Luis e Benjamin... Dovrei proprio farteli conoscere.-
Keith sorrise, era la prima volta che qualcuno gli diceva, anche se non direttamente, che sarebbe stato bello fargli conoscere qualcuno di importante.
Lance si sdraiò e sorrise.
-Sei proprio un'ottima compagnia, sai?-
-Uhm...- Borbottò mentre si apprestava a sorseggiare la sua bevanda ormai fredda, anche se al massimo era della stessa temperatura esterna, trentadue gradi.
-Già, scusa, per oggi hai già parlato abbastanza, non posso pretendere altro.- Disse Lance ridacchiando.
Anche Keith sorrise, sorrise perchè Lance, nonostante gli mancasse la sua famiglia, non era più triste come prima.

Anche Keith sorrise, sorrise perchè Lance, nonostante gli mancasse la sua famiglia, non era più triste come prima

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E no niente, continuo a non aver scuse per non aver pubblicato ma ho smesso di cercarle perciò pace.

Spero vi piaccia.

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