Verità (Klance)

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-VUOI SAPERE LA VERITA'?- Gridò Keith ad un tratto e Shiro, quasi, si spaventò. 
Lo conosceva da anni, fin da quando era poco più che un bambino, e mai una sola volta lo aveva visto alzare la voce, credeva che non fosse in grado di urlare, credeva non lo avrebbe mai sentito farlo e, se doveva proprio dirla tutta, sperava che non dovesse mai urlare contro di lui.
Si ritrovò ad annuire, semplicemente, e vide il corpo di Keith rilassarsi e ritirarsi il più lontano possibile da lui, come se emanasse qualche orribile radiazione.
Vide il suo viso contrarsi in una smorfia quasi di paura, i suoi occhi color ametista diventare quasi opachi dalla disperazione.
-Io... Lo amo. E' semplice.- Sussurrò, più a se stesso che a Shiro, ed eccolo lì, di nuovo davanti a lui, il solito Keith. Quel Keith impacciato, che usava l'aggressività solo per nascondere la timidezza e la rabbia per mascherare l'insicurezza. Quel Keith che lui aveva imparato a conoscere, amare ed apprezzare col tempo, con pazienza e con tanto affetto.
-Allora perchè...-
-Non gliele ho dette!- Si affrettò a dire lui. -Non gli ho detto nulla.- Disse.
-Allora perchè si è arrabbiato così tanto?- Chiese Shiro.
-Proprio per questo. Proprio perchè sono stato in silenzio. Voleva che gli dicessi qualcosa.- Keith aveva abbassato lo sguardo, i suoi occhi fissi sulle punte delle scarpe che erano diventate improvvisamente interessanti, mentre i suoi occhi di velavano di lacrime di tristezza e solitudine che, da quando aveva Lance, non provava più, ma che in quel momento stava tornando più forte che mai.
-Dovresti andare a parlargli.-
-Mi odia.-
-Non ti odia, non potrebbe mai.- La voce di Shiro era tranquilla e infondeva coraggio.
-Non vorrà mai più vedermi e io ho appena perso l'unica persona che è stata in grado di amarmi nonostante io sia un disastro. Un orribile disastro.-
Keith aveva cominciato a piangere e a Shiro non servì molto per capirlo, gli bastò guardare il suo corpo, che tremava scosso dai singhiozzi continui, e il pavimento, ormai macchiato di tante piccole goccioline che scendevano rapide per schiantarsi al suolo.
Shiro si avvicinò e lo abbracciò, Keith ricambiò quel gesto, più per bisogno di affetto e sostegno che non perchè fosse Shiro, probabilmente in quel momento si sarebbe lasciato abbracciare persino da Allura, la responsabile del condominio.
-Adesso ti calmi un attimo e poi vai a parlarci, va bene?- Disse Shiro con calma quando Keith cominciò a tranquillizzarsi.
-E se non volesse farlo?- Chiese il corvino asciugandosi una lacrima che era sfuggita.
-Lo farà.-
-Ma se non volesse.-
-Troveremo il modo, insieme. Promesso.-
Keith annuì mentre tirava su col naso, mai per nessuno era arrivato a ridursi in quel modo, con il petto che scoppiava di dolore, il viso in fiamme, arrossato dal continuo sfregare per asciugare le lacrime e gli occhi irritati dal pianto, si avviò verso l'appartamento al piano di sotto, il suo appartamento, quello che condivideva con Lance e Hunk.
Arrivato davanti alla porta fu sul punto di correre su per le scale e tornare da Shiro, ma si costrinse ad entrare.
Lance era seduto sul divano a fissare la TV spenta con aria imbronciata, adirata.
-Lance...- Un sussurro. Niente di più. Ma Lance si voltò ugualmente. 
I suoi occhi azzurri sembravano pezzi di ghiaccio, pronti a frantumarsi e ferirlo ma, quando lo osservarono in viso, si alzò di scatto e più che arrabbiato sembrava preoccupato.
Erano passate poche ore dal litigio e Keith sembrava esser stato preso a pugni. A pugni dalla proprie emozioni.
-Che ti è successo? Dove sei stato? Cosa hai fatto?-
-Come?- Keith face un passo indietro e Lance sembrò ricordarsi che avevano appena finito di litigare.
-Non importa.- Si costrinse a dire il cubano indietreggiando a sua volta.
Keith abbassò lo sguardo, facendo ondeggiare ipnoticamente i capelli corvini. 
-Volevo solo... Volevo... Chiederti scusa.- Sussurrò.
-Chiedermi scusa?- A Keith sembrò che Lance avesse appena riso, che gli avesse riso in faccia, davanti ai suoi sentimenti e a tutta la fatica che aveva fatto per esternarli, prima con Shiro e poi con lui. -Credi che chiedere scusa risolva tutto?-
E Keith sentì male, come una pugnalata in pieno petto.
-Io non...-
-Già, non sai mai nulla. Non le capisci mai queste cose.-
Lance fece un gesto vago con la mano prima di fare un passo per allontanarsi, ma la voce di Keith lo trattenne, lo immobilizzò.
-Tu capisci, invece, non è vero?- Chiese. -Tu capisci sempre tutto. Capisci così tanto che nonostante io cercassi di dirti cosa provavo poche ore fa mi hai cacciato!- Ringhiò.
-Tu te ne stavi zitto! E' diverso!-
-Se tu avessi provato ad ascoltarmi...- Ma Lance lo interruppe.
-I sentimenti, l'amore, non si pensano! Si fanno e basta!- 
-Lo dici a me? A me che ho sempre fatto di tutto per restare distaccato da qualsiasi cosa? A me che avevo cominciato ad odiarmi per questo? A me che dopo aver visto la tua stupida faccia da lontano, una volta, per pochi secondi, non capivo più nulla?- Keith lo guardò negli occhi. -Perchè è tua la colpa se ho ricominciato ad amare e quindi devi tenere la bocca chiusa, perchè non te ne sei accorto, tu che capisci tutto dei sentimenti.-
Lance rimase in silenzio. 
Questa volta toccò a lui restare senza parole e Keith lo prese come un invito per continuare il suo sfogo.
-Per non parlare di quanto mi odiavo, poi. Mi odiavo da morire. Mi sentivo sbagliato, inutile, dannatamente solo e incompreso.- La voce di Keith si affievolì. -E poi ho cominciato ad amarti e, diavolo, ti amo così tanto che ho dimenticato persino di odiarmi perchè il mio amore per te sovrastava ogni cosa.- Keith aveva smesso di guardarlo e aveva raccolto le braccia al petto, come se potessero proteggerlo, scaldarlo, coccolarlo come solo Lance sapeva fare e, in quel momento, si sentiva al freddo, solo e vuoto.
Si sentiva un vuoto incolmabile che si ingigantiva minuto dopo minuto crescergli nel petto senza che lui potesse fare niente per fermarlo.
-Visto che sai esprimerli i tuoi sentimenti quando vuoi?!- Lance sorrideva appena, aveva gli occhi lucidi e pieni di tristezza.
-Come?- Keith era sorpreso da quell'affermazione.
-Dove sei stato?- Chiese Lance ignorando la domanda e avvicinandosi a lui, che non si ritrasse, per scostargli una ciocca di capelli dal viso.
-Da Shiro.-
-Hai pianto, vero?- Keith annuì soltanto. -Non avresti dovuto.-
-Mi avevi appena cacciato.- 
Lance gli sorrise tristemente prima di lasciargli un leggero bacio in fronte e Keith lo abbracciò, stringendogli le braccia attorno al busto, come se non volesse lasciarlo andare mai più.
-Mi dispiace Keith, non avrei dovuto reagire così.-
-Dispiace anche a me... Dovevo farti capire prima quanto ti amo.-
E rimasero così, abbracciati e in silenzio per ore e ore, perchè alla fine, a loro, non importava di altro.




Angolo me
Perchè in fondo lo sappiamo tutti che io sono un po' masochista dentro e quindi mi piace scrivere queste cose.
Baci

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