Album (Klance)

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A casa di Shiro era in atto una riunione segreta composta da Pidge, Hunk e Lance che sfogliavano un album di foto che il padrone di casa, nonché fidanzato di Pidge, aveva lasciato incustodito su un mobile del corridoio per andare a fare delle commissioni.
Quando sentirono la porta aprirsi e chiudersi tutti e tre sobbalzarono sul divano, ritrovandosi davanti Shiro che li guardava perplesso.
-Quello dove lo avete preso?- Chiese indicando l'album che Lance reggeva tra le mani.
-Lo hai lasciato sul mobile.- Disse Pidge con un sorriso.
-Cosa ci dovevi fare?- Chiese Lance senza neanche distogliere lo sguardo dalla fotografia che aveva davanti.
-Dovevo darlo a Keith, l'ho trovato l'altro giorno tra la roba vecchia nello sgabuzzino, forse gli interessa...- Disse Shiro scrollando le spalle e arrivando davanti a Lance, si sporse un po' in avanti per vedere cosa stesse guardando con così tanto interesse e sorrise. 
-Che gli era successo?- Chiese Lance accennando alla moltitudine di cerotti colorati e ferite da cui era cosparso il piccolo Keith.
-Aveva appena fatto a botte con dei ragazzini un po' più grandi.- Disse Shiro.
-Come mai?-
-Non me lo ha mai detto.- 
-Beh non era messo bene, anzi...- La voce di Lance era triste, come se gli dispiacesse per il dolore che Keith aveva sopportato.
-Avresti dovuto vedere gli altri.- Rispose Shiro prima di prendergli l'album dalle mani e chiuderlo. -Per vedere le altre chiederete il permesso a Keith.- Detto ciò uscì di casa e andò al piano di sotto, dove un ignaro Keith non si aspettava di ricevere quell'oggetto pieno di ricordi.

Quella sera, quando Lance arrivò a casa dopo cena, Keith era seduto sul divano, che guardava la TV, aveva le gambe incrociate sulla seduta e lo sguardo attento, c'era un documentario sulle supernove.
-Ciao Keith.- 
Il corvino sobbalzò al sentire il proprio nome e lo guardò per un attimo spaesato.
-Oh, ciao Lance.-
Poi la sua attenzione tornò sullo schermo. Lance si avvicinò, accanto a lui, sul divano, c'era l'album che gli aveva portato Shiro quel pomeriggio.
-Hai cenato?- Chiese Lance spostandolo sul tavolino davanti al televisore e sedendosi accanto a Keith.
-Cenato? Che ore sono?- 
Lance scosse il capo e ridacchiò, tipico. Senza di lui, un giorno o l'altro, Keith sarebbe sicuramente morto di fame, e la cosa gli piaceva, si sentiva importante, si sentiva utile per qualcuno.
-Ti preparo qualcosa?-
-Hai già cenato?- Chiese Keith.
Il castano scrollò le spalle mentre si avviava alla cucina dove si mise a preparare qualcosa di commestibile, la risposta era sì, lui aveva già cenato, ma se glielo avesse detto Keith avrebbe cercato di convincerlo che avrebbe fatto da solo più tardi e sapeva perfettamente che quella frase voleva dire andare a dormire senza cena.
Mezz'ora dopo Lance tornò con un piatto completo, carne e verdure, tutto cotto a puntino e con un ottimo profumo.
-Non avresti dovuto.- Bofonchiò Keith prendendo il piatto.
-Allora facciamo così...- Era la prima volta che Lance gli chiedeva di restituirgli un favore. -Mi racconti la storia di una foto?- Chiese indicando l'album.
Pensava qualcosa di molto peggio, perciò accettò pur non capendo alla perfezione dove volesse andare a parare.
Lance prese l'album e lo sfogliò fino a trovare la foto che gli interessava e la indicò al corvino che, intanto, aveva iniziato a cenare.
-Oh... Quella...- Sussurrò Keith.
-Già... Quella.-
Keith guardò per un attimo Lance, non sembrava avere fretta, anzi era molto tranquillo, come se avesse davanti tutto il tempo del mondo.
-E' stato il giorno in cui Shiro è venuto all'orfanotrofio la prima volta.- Disse. -Non eri visto di buon occhio da quelli più grandi se avevi anche una sola, misera, possibilità di andartene.- Lance rimase in silenzio. -E io... Beh quello era il primo degli incontri che mi hanno portato ad andare a vivere con Shiro.-
Lance annuì, ma ancora non gli aveva detto nulla di particolarmente rilevante con la fotografia e con tutte le ferite che aveva.
-E loro... Loro avevano un modo particolare di risolvere la situazione... Ti picchiavano. E poi ti facevano passare per problematico e nessuno ti voleva più.- Keith quasi ridacchiò. -Non che io avessi bisogno di loro, voglio dire, ero problematico anche senza il loro aiuto.-
Lance poté giurare di vedere un vago segno di divertimento sul viso del corvino.
-E poi a Shiro non importava... Non so quante volte glielo dissi che gli avrei portato solo guai e non so quante volte lui mi ha risposto che li avrebbe affrontati tutti per me.-
-E lo ha fatto.-
-Sempre.- Keith annuì, d'accordo con l'affermazione di Lance. -E comunque non mi sono mai lasciato picchiare senza fare niente. Certo... Non ho neanche mai fatto nulla per evitare di prenderle...-
-Ti divertiva picchiare gli altri bambini?- Chiese Lance, quasi con paura che la risposta fosse sì.
-No... Mi piaceva provare dolore, però.- 
A quella risposta Lance ci rimase ancora peggio.
Era come se Keith, già ad otto anni, fosse un piccolo autolesionista a cui nessuno prestava attenzione, come se fosse solamente un effetto collaterale dell'essere lì.
-Voglio dire, pensavo di meritarlo. Se neanche i miei genitori mi hanno voluto, per quale motivo qualcun altro avrebbe dovuto farlo?-
-Perchè sei fantastico, ad esempio.-
-Solo tu e Shiro lo pensate.- Disse con un velo di tristezza negli occhi e Lance, vedendo tutta quella disperazione, quella sconsolatezza, non riuscì a fare a meno di abbracciarlo.
Un abbraccio dolce, silenzioso, a cui Keith non si ritrasse, ormai tra loro riuscivano ad avere qualche piccola effusione d'affetto senza far scattare i sensori di sicurezza del corvino.
Keith appoggiò stancamente la testa sul petto di Lance e si lasciò cullare per qualche battito dal cuore di Lance.
Se avesse potuto, Keith, avrebbe reso il battito di Lance il suo modo per segnare il tempo trascorso, era l'unico rumore che riusciva ad amare in ogni situazione, persino quando odiava qualsiasi cosa e chiunque.
-Keith, sei il nostro piccolo dolce Keith, e lo sei per tutti. Per Hunk, per Pidge, per Allura, anche Matt e Shay ti vogliono bene. Per Shiro sei come un fratello addirittura!-
Keith rimase in silenzio per qualche attimo, finché un brivido non gli corse lungo la schiena facendolo sussultare.
-E per te?- 
Aveva paura di quella domanda, la temeva fin dentro le ossa e la risposta era un'incognita a cui non era sicuro di voler dare un risultato, ma ormai era troppo tardi, quelle tre semplicissime parole erano già uscite dalla sua bocca e Lance gli stava per rispondere.
Non ebbe il coraggio di guardarlo nel viso, non lo fece neanche per un attimo, solamente si strinse di più a lui, strinse nel pugno la maglietta arancione dell'altro e piegò un po' di più contro il corpo del cubano.
-Keith, sei il mio fidanzato. Per me sei tutto ciò che esiste di bello al mondo.- Lance gli passò una mano tra i capelli. -Non so come ho fatto a vivere così a lungo senza di te... Anzi forse lo so. Ho vissuto così a lungo senza di te solamente perchè era destino che ti incontrassi e che tu rendessi la mia vita complicata, tremendamente complicata...- Ridacchiò. -Ma anche dannatamente stupenda.-
Lance gli fece alzare il viso e lo guardò in quelle due magnifiche pietre preziose che aveva al posto degli occhi, e sorrise, e il cuore di Keith fece una capriola nel petto, sussultò, cambiò ritmo e iniziò a ballare una danza che Keith non aveva mai sentito prima, ma si sentì bene. Si sentì felice.
Sorrise anche lui, in risposta a quel tenero sorriso che era nato sulle labbra di Lance. 
Il cubano si avvicinò pericolosamente al viso niveo del corvino, e si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Li bacerei tutti i tuoi sorrisi.- Soffiò contro le labbra rosate del compagno, prima di baciarlo dolcemente, lentamente, per tutta la notte.
E Lance aveva ragione, Keith sarebbe andato a letto senza cena anche quella sera.





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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 15, 2021 ⏰

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