Shiro consulente in amore (Hint Klance)

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Accenni Shidge
Klance

Il telefono di Shiro prese a squillare nonostante la notte fosse già inoltrata da parecchio. Pidge si rigirò tra le coperte infastidita mentre Shiro non stava facendo una piega.
Pidge si vide costretta a girarsi verso di lui e, se solo avesse potuto vedere i suoi occhi, sarebbe scappato impaurito.
-Shiro.- Ringhiò la ragazza. -Shiro?- Nessuna risposta.
Non ricevendo risposte e sentendo il cellulare che continuava a trillare insistente decise che doveva svegliarlo nell'unico modo in cui era capace.
Gli diede un calcio.
-Ouch...- Shiro aprì pigramente un occhio.
-Rispondi a quell'affare e va in salotto.- Disse Pidge prima di tornare a girarsi sotto le coperte in cerca di una posizione comoda.
Shiro scosse la testa e prese il cellulare.
Keith.
-Ehi che c'è?- Chiese mentre scostava le coperte e sgusciava fuori dalla stanza, mentre un'ondata di gelo gli fece accapponare la pelle.
-Ho un problema.- Rispose il corvino dopo un attimo di silenzio.
-Alle quattro di notte? Spero sia grave.- Ridacchiò Takashi.
-Lo è. Lo giuro. Lo è.- Disse Keith e Shiro, pur non potendolo guardare negli occhi capì che doveva stare veramente male.
-Dimmi.- Rispose serio.
Keith rimase in silenzio per un momento che parve durare un'eternità, ma alla fine si costrinse a rispondere visto che lo aveva disturbato.
-Un ragazzo...- Sussurrò.
Shiro trovò stupida quella risposta, a lui lo aveva già detto che gli piacevano i ragazzi, era persino uscito con uno per qualche mese un po' di tempo prima.
-O.K...- 
-Un ragazzo molto stupido.- Continuò.
-E?-
-Quando lo guardo mi viene voglia di prenderlo a pugni in faccia. Ma è anche dolcissimo. E irritante. E tremendamente carino.- 
Per un momento Shiro credette che Keith fosse bipolare, schizofrenico e sotto effetto di farmaci e alcol, tutto al tempo stesso, ma il suo tono di voce sembrava troppo serio e lui non era il tipo da fare scherzi. Lo conosceva troppo bene ormai.
-Quindi ti piace.-
-Certo ma... Non capisco.- 
-Cosa?-
-Perchè provo l'impulso di prenderlo a testate e poi baciarlo per chiedergli scusa? O tutti e due insieme?- Chiese Keith, come se Shiro potesse davvero dargli una risposta soddisfacente.
Shiro sorrise, nella penombra dell'ingresso dell'appartamento.
Keith riusciva a sorprenderlo ogni volta. La sua ingenuità così genuina, il suo non riuscire a trovare malizia in nulla, il suo sguardo dubbioso su ogni cosa, riuscivano a fargli tenerezza ogni volta che assisteva ad una scena del genere.
-E cosa faresti se dovessi parlargli?- Chiese Shiro mentre si sedeva sul divano, ormai aveva perso tutto il sonno che aveva.
-Credo che...- Keith si zittì per un secondo. -Lo prenderei a pugni.-
Shiro per poco non si soffocò con la propria saliva nel tentativo di nascondere una risata. -Non credo che funzionerebbe bene.- Disse.
-Lo so. Ma cos'altro potrei fare?- Keith era disperato e Shiro lo poteva capire da quell'infinita serie di domande che lui non poneva mai. Keith non faceva domande, agiva. Faceva cose stupide ma non se ne stava mai con le mani in mano a farsi problemi di quel genere.
-Potresti parlargli del più e del meno.- Disse Shiro.
-Non ci riesco.- Sussurrò.
Shiro poté giurare di aver appena sentito un singhiozzo. -Perchè?-
-Lui... Lui... Ha una... Esce con...- La voce di Keith si assottigliò fino a svanire e Shiro sospirò.
-Ti va se vengo da te?-
-Pidge?-
Shiro si sporse verso il corridoio, nulla, neanche un rumore, solo il respiro regolare della ragazza che rendeva quel silenzio ancora più silenzioso. -Dorme. Sto scendendo.-
La chiamata terminò così, con Shiro che si alzava dal divano e scendeva quei trenta scalini che li separavano e vedeva Keith, in piedi, davanti alla porta del proprio appartamento, il cellulare ancora in mano, il viso rigato dalle lacrime e strofinato così a lungo da essere arrossato.
Senza dire nulla Shiro si avvicinò al ragazzo e poco dopo lo abbracciò, sentì Keith singhiozzare contro il suo petto e lasciare andare tutte quelle lacrime che tratteneva da chissà quanto tempo.
Passarono diversi minuti prima che Keith si tranquillizzasse almeno un po' e riuscisse a rispondere alle domande del maggiore.
-Posso almeno sapere chi è che ti fa stare così?- Chiese Shiro appoggiandogli le mani sulle spalle per guardarlo negli occhi, occhi che il corvino teneva puntati verso il basso mentre si stringeva le braccia al petto, come per donarsi da solo tutto quell'amore di cui sentiva il bisogno ma che nessuno riusciva a dargli.
-Lance.- Sussurrò.
Shiro sorrise. -Avevi ragione a dire che è molto stupido.- Rispose Shiro ironicamente.
-Non sei d'aiuto.- Biascicò Keith mentre cercava di ricomporsi almeno un poco.
Rimasero a fissarsi in silenzio per qualche attimo prima che una delle porte del corridoio si aprisse e qualcuno si dirigesse verso di loro.
-Ehi ragazzi, c'è una festa qui?- Chiese Lance avvicinandosi a loro stropicciandosi un occhio. Si fermò accanto a Keith, che stava cercando di smettere di piangere senza dare troppo nell'occhio, e lo scrutò per alcuni attimi. -Chi è che ti fa stare così? Chi devo picchiare?- Lance guardò Shiro con una serietà che non sembrava appartenergli.
Keith singhiozzò mentre Shiro stava pensando ad una risposta sensata a quella domanda, ma il corvino fu più veloce di lui.
-Perchè non ti prendi a pugni da solo?- Gridò, nonostante fossero le cinque di mattina da poco, prima di percorrere a grandi passi il corridoietto e rintanarsi in camere propria sbattendo la porta.
Lance fissò Shiro senza capire e l'unica cosa che il maggiore riuscì a fare fu sorridergli e stringersi nelle spalle. -E' stanco e stressato per gli esami, quando vorrà parlarne lo farà.- Disse poi.
-Un po' mi sento ferito però.- Disse Lance con una certa nota di tristezza.
-Perchè?-
-Pensavo di essere importante per Keith, che avesse capito che di me si può fidare, e invece ha chiamato te... Voglio dire, sono il suo coinquilino, passiamo le nostre giornate a battibeccare insieme amichevolmente... Mi aspettavo che... Che mi tenesse un po' più in considerazione.- Disse Lance.
"Peccato che non avesse tutti i torti quando ti ha risposto che doveva prenderti a pugni da solo, sei tu che lo fai stare così..."
-Keith ha bisogno di tempo, tanto tempo, ma alla fine riesce ad apprezzare chiunque.- Disse Shiro ripensando a tutta la fatica che aveva fatto per avere un po' di fiducia da Keith.
-O.K... Allora... Buonanotte...- Disse Lance stancamente.
-'Notte.- Shiro risalì quei pochi gradini e tornò nel proprio appartamento, si coricò nuovamente e cercò di non svegliare Pidge che, già lo sapeva, non appena si fosse svegliata lo avrebbe ucciso.

Keith si chiuse la porta alle spalle e vi si accasciò contro mentre altre calde e amare lacrime gli solcavano il volto niveo fino al mento per andare ad infrangersi contro la sua maglietta arancione.
-Stupido. Sono uno stupido.- Si disse mentre si prendeva i capelli tra le mani. -Come posso anche solo pensare di interessargli?- Strinse i pugni con delle ciocche di capelli in mezzo. -Stupido.- Tirò i capelli fino a farsi male.
Pianse.
Piangere, in silenzio, in un angolo della propria camera era l'unico modo che conosceva per scaricare il dolore, mai avrebbe avuto il coraggio di farsi vedere in lacrime da qualcuno diverso da Shiro e il fatto che lo avesse visto Lance lo faceva sentire in imbarazzo fino a vergognarsi.
Sentiva un male acuto e martellante al petto. 
Un dolore ritmico e snervante che lo percuoteva dall'interno come se il cuore stesse di bucargli lo sterno per uscire e scappare lontano e, per un attimo, sperò che ci riuscisse. Senza cuore non si può provare amore e quindi non si può neanche soffrire per lui.
Continuò a piangere in silenzio per ore, fece uscire tutte le lacrime fino a sentirsi gli occhi secche e vuoti.
Pianse tutte le lacrime che aveva e, nonostante avesse voluto starsene lì da solo a piangersi addosso, non poté, i suoi occhi erano più aridi del deserto ormai, come se si rifiutassero di continuare a piangere per quel ragazzo che aveva strappato il cuore a Keith e poi lo aveva rimesso a posto montandolo male e lasciandolo dolorante.

La mattina dopo Shiro si svegliò perché Pidge lo stava violentemente scuotendo.
-Allora?- Chiese.
-Allora cosa?- Replicò lui.
-Chi era stanotte?-
-Keith.-
Gli occhi di Pidge si fecero cupi, non era da Keith chiamare o disturbare gli altri inutilmente, perciò presuppose che fosse qualcosa di grave. -Dunque?-
-Ha un problema con un ragazzo.- Disse Shiro sospirando.
-Chi dobbiamo picchiare?- Chiese Pidge con un'espressione che Shiro non riuscì a decifrare, era ironica o stava dicendo sul serio? E Shiro ebbe davvero il presentimento che Pidge sarebbe andata a picchiare il diretto interessato dei problemi di cuore di Keith.
-Ha detto la stessa cosa il problema.-
-Quando?-
-Ieri sera quando sono sceso da Keith.-
-Abita in questo palazzo?- Chiese Pidge sorpresa.
-Oh sì... E anche molto vicino.- Sospirò nuovamente il maggiore. -Troppo vicino.-
-E' una brutta persona?- Chiese Pidge preoccupata.
-E' solo un po' stupido.- Disse Shiro.
Shiro poté vedere gli ingranaggi del cervello di Pidge azionarsi e girare più velocemente di una trottola.
-Non è Lance vero?- Chiese con una nota molto evidente di speranza la ragazza.
Shiro annuì serio.
-Povero Keith... Devo fargli le mie condoglianze.- Sussurrò e, per la seconda volta in pochi minuti, Shiro non riuscì a capire se stava dicendo sul serio o no.
-E' distrutto.-
-Ci credo, Lance ci prova con qualsiasi creatura respiri.- Disse Pidge in uno sbuffo.
-Troveranno un modo.- Sussurrò Shiro, anche se neanche lui riuscì a capire se era una domanda o un'affermazione.

- Sussurrò Shiro, anche se neanche lui riuscì a capire se era una domanda o un'affermazione

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