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starry nightFin da bambino ho sofferto di insonnia.
I miei genitori hanno sempre provato ad aiutarmi; passando da un medico all'altro, ho sperimentato medicinali di ogni tipo, anche se non ho mai davvero collaborato.
Sapevo di non essere fatto per il giorno, la luce, le caotiche strade affollate, l'estuentante routine.
Non sapevo molto della notte, ma la notte sembrava sapere di me.Non era una novità che io non riuscissi a comprimere l'istinto di sgattaiolare nel terrazzo e vivere la tarda serata sulla mia pelle: era lì dove ogni nottata aveva inizio e dove ogni nottata si concludeva.
Da lassù scorgevo le vie deserte, laddove, in quella silenziosa penombra, si nascondeva la vera essenza della città.
Sembrava come se le strade fossero assorbite dal cielo, e la notte erano tutta in aria.Alzando lo sguardo riuscivo a perdermi in una miriade di stelle; Nel tempo avevo imparato a riconoscere numerose costellazioni: c'era l'Orsa Maggiore, Cassiopea, Drago, e nelle fredde notti invernali Orione, Toro, Cane Minore. E poi c'era lui, la mia costellazione preferita in assoluto: Cigno.
Era raro scorgerlo, poiché dominava i cieli solo nelle notti estive. Mi piaceva perdermi nella sua perfetta eleganza, e immaginarlo fluttuare, in tutto il suo splendore, nell'oscurità.Poi le stelle iniziavano a sbiadire, e per me quello era il momento peggiore della notte. Troppo tardi per ieri, troppo presto per domani.
Il cielo iniziava a tingersi di giallo, arancio, il blu affievoliva e i primi, pallidi, timidi raggi di sole sfioravano le strade.
Solo allora le palpebre diventavano pesanti, il respiro leggero. Ed ogni raggio dell'alba prendeva per mano i sogni notturni più belli, e li conduceva alla realtà.
Fu quando feci per rientrare in casa stretto nella mia giacca che notai qualcosa di diverso: la luce aveva illuminato, in un angolo, quello che sembrava un mucchietto di stoffa bruciacchiato.
Mi avvicinai incuriosito, sfiorando prima appena con l'indice l'oggetto non identificato. Era un messaggio dagli alieni, forse?
Scossi la testa, mia madre mi diceva sempre che ero dotato di una fervida immaginazione e, come al solito, non si sbagliava.
Presi un respiro ed esaminai l'oggetto, apparentemente innocuo.
Lasciai scorrere il materiale dal quale era composto tra le mani: una pellicola fragile, leggera, non poteva essere che carta. Gli angoli anneriti si sgretolavano sotto le mie dita.Come aveva potuto una lanterna volante arrivare sul mio terrazzo?
La sollevai in aria, con l'intenzione di gettarla nel cestino.
Era così fragile che avevo l'impressione potesse consumarsi tra le mie stesse mani, così affrettai il passo mentre mi avvicinavo al contenitore dell'immondizia.Quando il soffice suono della carta sfiorare gli altri rifiuti raggiunse le mie orecchie, mi chiesi a chi potesse essere appartenuta quella lanterna, e quale desiderio avesse espresso.
Sospirai e feci per, nuovamente, dirigermi verso l'uscita, quando udii un crepitare da sotto la suola delle mie scarpe.
Abbassai lo sguardo, e spostai inconsciamente il piede per rendermi conto di cosa avessi calpestato.
Un'espressione interrogativa si fece spazio sul mio volto: e quel biglietto da dove veniva?
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where the lanters end up [fillie]
Fanfiction"Ci amiamo di notte perché il giorno è troppo futile, troppo chiassoso per lasciar udire le flebili voci delle anime gemelle nascoste sotto un milione di maschere." Finn Wolfhard è cambiato: non è più lo stesso di due anni fa, e adesso i suoi occhi...