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where the lanterns end upMillie
«Oh.» fu la mia risposta sussurrata a fior di labbra, in un borbottio tanto flebile e strozzato da risultare quasi impercettibile; bocca schiusa, a spalle ricurve lasciavo scorrere lo sguardo sul suo viso, e al contempo mi maledicevo: me lo sarei dovuta aspettare.
«Io...» continuai, e quella volta dovetti abbassare lo sguardo per trattenere le lacrime. E lui era lì, mi guardava con tanta innocenza, quei pozzi scuri che mai erano stati così vuoti; mai mi avevano tanto ferita.
I miei occhi si soffermarono nuovamente sul suo volto, contavano le sue lentiggini, scorrevano sui suoi ricci; e fu allora che, a gote umide, mi incurvai appena in quella che poteva apparire come una smorfia di dolore, ma altro non era che un sorriso appena accennato, lieve, enigmatico, sofferente.
«Sono la tua ragazza.» sussurrai; Finn schiuse le labbra, sbatté le palpebre, incontrò il mio sguardo. E anche lui, accennò ad un sorriso.
«Sei carina.» disse, causandomi un risolino tra le lacrime.
«Anche tu.» fu la mia risposta flebile, alla quale il corvino non destò molta attenzione; il suo sguardo era stato già attirato da qualcos'altro fuori dalla finestra, così mi voltai anche io. E quello che i miei occhi incontrano, altro non fu che una lanterna; luce opaca, tremolante, intravista dai vetri, che galleggiava nei cieli ormai incupiti.
«Dov'è che va a finire?» parlò, parole soffici, delicate, grondanti di malinconia. Mi toccarono il cuore.
«É una lanterna. Va a finire un po' dove finiamo tutti noi» e allora mi guardò, curioso, come per indicarmi di continuare. E lo feci, parlai in un sussurro:
«Dove ci porta il cuore.»I nostri sguardi si incontrano nuovamente, persi l'uno nell'altro. E, in fondo, mi convinsi che quegli occhi vacui li avevo sempre visti in lui; c'erano sempre stati, inculcati in quelle palpebre pallide, un po' lentigginose. E fu silenzio.
«L'orario di visita è terminato. Una sua parente si sta lamentando di non aver avuto la precedenza.» voce profonda, conosciuta; la stessa voce che mi aveva annunciato una tanta allietante notizia, adesso era arrivata a stracciare il silenzio, lacerare l'intimità di quel momento. E dovetti balzare in piedi, sotto lo sguardo severo del medico che mi aveva concesso quella tanto ardita visita.
Annuii appena, frettolosamente, mentre il con il dorso della mano mi asciugavo lacrime fuggitive; lanciai un'ultima, docile quanto malinconia occhiata a Finn, che mi guardò con iridi innocenti, vacue:
Il suo nuovo sguardo- scossi la testa. Il suo vero sguardo.
Perché quello sguardo, c'era sempre stato in lui.Le nostre mani si sfiorarono in un saluto, fu solo allora che le mie dita lambirono qualcosa di spigoloso, bisunto, fragile: cadde nei miei palmi in un movimento morbido, quasi naturale, abbandonando quelli pallidi di Finn.
E solo una volta abbandonata la camera mi consentii un'occhiata a ciò che avevo afferrato con delicatezza: in uno scricchiolio si aprì sul palmo quella carta sbilenca, annerita ai bordi, alla vista fin troppo delicata. Mi ci vollero un paio di occhiate: una, per capire cosa stessero a significare quei segni. L'altra, a realizzare cosa quel biglietto mi significasse.
E sgranai gli occhi, quando lo riconobbi; si inumidirono senza alcuna difficoltà, appannandomi la vista.
Quel giorno avevo pianto fino a quando non ci fossi più riuscita; era una sola, la lacrima che mi rigò il viso pallido, conservata timidamente, come riservata a quel momento; la stessa lacrima che scivolò lungo le mie gote ed il mento, e poi inumidì la carta.
La matita sbavò al contatto con l'acqua, ma la figura rimase indistinguibile; si stagliava nella carta ingiallita e, se chiudevo gli occhi, potevo ancora immaginarlo librarsi nei cieli stellati, tutelarci con affetto dall'alto:
Era lei, la costellazione che tanto aveva influito sulla nostra relazione frastagliata, che ci teneva legati da anni.
E mi toccò il cuore, pensare a quel biglietto e a come lui l'avesse attentamente costudito: lo portai al cuore in un sospiro, adesso consapevole di aver ottenuto una risposta.Finalmente, sapevo dove le lanterne andassero a finire.
the end
@carlaisafangirl on ig
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where the lanters end up [fillie]
Fanfiction"Ci amiamo di notte perché il giorno è troppo futile, troppo chiassoso per lasciar udire le flebili voci delle anime gemelle nascoste sotto un milione di maschere." Finn Wolfhard è cambiato: non è più lo stesso di due anni fa, e adesso i suoi occhi...