xv.
immeasurableMillie
Lilia deglutì sotto il mio sguardo; il sorriso lieve sul suo volto si era spento, e mi pentii di averle posto una domanda tanto inopportuna in quel momento.
Solo quando ero sul punto di deviare il discorso, la biondina aprì bocca:
«Iris è stata cattiva.» disse amareggiata, in un mix tra malinconia e rabbia.Restai in silenzio, non volevo peggiorare la situazione. Avrei aspettato che Lilia continuasse di sua iniziativa, o che fosse lei a decidere di cambiare argomento.
«Iris... É stata lei a dirlo in giro, a dire che sono pazza.» continuò, e il suo sguardo si colmò di ira.
«L'ha detto a tutti, in prima superiore, e ancora adesso continua a dirlo a chiunque mi parli» serrò le labbra. Il mio sguardo si spostò sui suoi pugni stretti che, ora, si distendevano lentamente.
Quando rialzai lo sguardo al suo viso notai che i suoi occhi, precedentemente vivaci e brillanti, ora erano velati, venati di rosso, e il suo sguardo perse lentamente quella furia, quell'odio che ribolliva nel suo corpicino. Non era più arrabbiata. Lilia era triste, e mai prima di quel momento l'avevo vista in quelle condizioni.«Per quanto io possa provare ad essere simpatica, amichevole, per quanto io possa provare a reprimere ogni mio atteggiamento e comportarmi da, comune, noiosa studentessa, loro mi vedranno sempre come una pazza.» una lacrima rigò il suo visino immacolato; fui colpita da tremenda fitta allo stomaco. Riuscivo a percepirlo, riuscivo a percepire il dolore nelle sue sincere parole, nelle sue lacrime, nei suoi occhioni venati di rosso.
«Sono sempre stata evitata da tutti, tutto per lei, per colpa sua...» voce flebile, strozzata, che improvvisamente mutò in un disperato grido:
«E io lo sto diventando! Sto diventando pazza!»la campanella risuonava lontana nelle nostre orecchie. I corridoi si erano svuotati, e tra le pareti risuonavano solo i singhiozzi di Lilia, che adesso era scoppiata in lacrime.
E io la guardai, pietrificata. Mai avrei potuto immaginare nascondesse un lato così profondo o un dolore emotivo del genere. Lilia era davvero forte, e per quel motivo adesso stava piangendo davanti ai miei occhi; dinnanzi a me, una sconosciuta il quale primo incontro non risaliva a molti giorni prima.
Eravamo sconosciute ben connesse però, se riuscivo a provare il suo dolore sulla mia pelle, ad udire le sue urla, disperate richieste d'aiuto strillate dalla sua anima strutta.«Non capisco! Eravamo state amiche fino alla terza media, perché un'amica avrebbe dovuto farmi una cosa simile?» fu l'ultimo strepito scosso dai singhiozzi.
Lilia fu messa a tacere dal mio abbraccio.Non era stato un abbraccio compassionevole, ipocrita o forzato; stringerla era stato il più spontaneo gesto che avessi mai potuto compiere, tanto che non ci avevo nemmeno pensato. E adesso le mie dita sfioravano la sua pelle candida, il suo respiro irregolare soffiava come brezza sulla mia spalla bagnata dalle lacrime, e il suo corpicino ansimava tra le mie braccia.
Mi resi conto che abbraccio muto, dalla durata incommensurabile, a volte riesce a dare senso alla tua giornata.
Sospirai, i singhiozzi stavano lentamente affogando nella gola della ragazzina, che mi stringeva forte.
Avevi trovato una casa, Lilia, un rifugio sicuro, una spalla su cui piangere. Ed ero io la tua casa, così come il tuo piccolo mondo era casa per me.E per la prima volta, mi fu chiaro il concetto di amicizia.
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where the lanters end up [fillie]
Fanfiction"Ci amiamo di notte perché il giorno è troppo futile, troppo chiassoso per lasciar udire le flebili voci delle anime gemelle nascoste sotto un milione di maschere." Finn Wolfhard è cambiato: non è più lo stesso di due anni fa, e adesso i suoi occhi...