☆═━┈thirty two┈━═☆

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xxxii.
chamber of reflections

Millie

Le avevo spiegato la situazione, rendendola più sorpresa del previsto; quando venne a sapere di quel bacio dovette trattenere un urletto e, saltellando euforicamente attorno alla mia figura, ripeteva di aver sempre saputo che sarebbe nato qualcosa tra me e Finn.

Dovetti ammutolirla in un gesto brusco, le mie dita sulle sue labbra di fragola.
«Vuoi per caso urlarlo a tutta la scuola?» la rimproverai, e lei, ad occhi sorridenti, annuì.

«Scusa, è che sono così...» farfugliò a voce ovattata, la sua bocca contro la mia pelle, prima di liberarsi in un balzo e saltare tra le mie braccia.
«Felice!»

E fu mentre stringevo il suo corpicino, mentre le sue braccia candide sfioravano la mia pelle, che balzò alla mia mente quella immagine; per un attimo mi tornò alla mente il profumo inconfondibile, delicato di Sadie, il suo aroma quasi primaverile, ed il suo riso familiare, allegro, risuonò ancora nelle mie orecchie.

Sbarrai gli occhi, che adesso balzavano attorno a me come se avessi potuto scorgerla da un momento all'altro; Sadie non c'era, e ne ero consapevole, ma il suo solo ricordo mi aveva provocato una profonda fitta al petto. Anche quella sera, a causa di Finn, dei suoi ricci e della sua ipnotica presenza, mi ero lasciata distrarre e non le avevo scritto.

Allora il senso di colpa si fece spazio, doloroso, tra la miriade di pensieri che borbottavano nella mia testa, lasciandomi credere che per la nostra amicizia non ci sarebbe potuto essere un lieto fine.
Per colpa mia.

«Lilia...devo posare i libri.» borbottai prima di allontanarmi a passo svelto, inevitabilmente fredda, provocandomi ancora più dolore. Non volevo ripetere lo stesso errore con lei, non avrei voluto ripeterlo con nessuno; forse, sarebbe stato meglio rimanere sola.

Sola, mi ripetetti, come un opprimente eco nella mia testa. Strinsi tra le dita gelide quelle copertine appena consumate sui bordi, pagine candide sporcate di inchiostro, il quale antico, soffice odore era stato rimpiazzato da un aroma chimico, e mi diressi verso gli armadietti.

Sola sarei rimasta, se non avessi smesso di comportarmi in quel modo; la mia cocciutaggine, il mio modo gelido di scappare dai problemi, la mia testa tra le nuvole. Erano tutti difetti che pesavano sulle mie spalle, che mi accompagnavano ogni mattina a scuola ed ogni sera a letto, e nonostante i multeplici tentativi non ero riuscita a liberarmene.

Iniziai a chiedermi se Finn non mi avesse davvero presa in giro, lui che avrebbe potuto ottenere qualsiasi altra ragazza, magari più carina, graziosa nei movimenti o prosperosa.

Perché proprio me?

Era questa la domanda che mi tormentava, riempiva la mia mente e ne occupava ogni angolo. Cosa aveva trovato di speciale uno come lui in me, una semplice ragazzina minuta e fastidiosa?

E fu quando raggiunsi l'anta metallizzata nel corridoio ormai libero di studenti, che risuonarono delle voci; per un attimo credetti che i miei pensieri avessero preso vita, ma presto realizzai che quei risolini appartenevano ad un gruppo di adolescenti.

Riuscivo a scorgerli appena, loro che borbottavano all'angolo opposto; non resistetti alla tentazione e così, anche
se avevo già posato i libri, non mi mossi. Il volto nascosto dall'anta in metallo, le orecchie ben aperte, lo sguardo fisso sui quaderni della quale il mobile era colmo.

«L'hai fatto davvero!» udii il sogghigno di una ragazza.

where the lanters end up [fillie] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora