xxv.
emotionalFinn
L'aria tintinnò allo spontaneo risolino di Millie;
«Non ne ho la minima idea» furono le parole che, leggiadre, abbandonarono le sue labbra.
La bruna sospirò, lo sguardo rivolto al cielo stellato, e, sebbene ancora sorridente, continuò seria:
«Mi piacerebbe scoprilo, però.»Quelle parole attraversarono le mie membra come una scarica elettrica; raddrizzai la schiena prima di domandare prontamente:
«Oh, e perché?»«Una volta ne ho lanciata una» rispose sognante, un po' svampita.
«Chissà dove é andata a finire.»Nonostante sapessi che tante domande l'avrebbero fatta insospettire, non riuscii a trattenermi:
«Quanto tempo fa?» sbottai entusiasta.
Millie mi lanciò un'occhiata confusa, per poi rispondermi:«Forse due, o tre anni fa. In estate.» disse; gli indizi divenivano sempre più chiari, fin troppo per parere quasi casualità.
E, inaspettatamente, il mio animo si caricò di entusiasmo, il mio sguardo, i miei occhi pece, sebbene per un attimo solo, scintillarono di speranza. Quei pozzi scuri, troppo profondi, adesso flebilmente illuminati, sembravano aver ritrovato uno scopo, una risposta. Tuttavia, quella vitalità non durò a lungo:«Me la ricordo bene quella sera, quando diedi il mio primo bacio.» continuò calma, quasi divertita Millie, e per poco non sobbalzai; fui invaso da una sensazione ignota, una furia incontrollabile, una rabbia focosa che si diffondeva dal cuore e raggiungeva le membra.
«Il tuo primo bacio?» non mi potetti trattenere dall'esclamare.
Mi maledissi, perché fino a quel momento non avevo mai pensato che Millie potesse portare nel cuore altri ragazzi o mettermi in secondo piano; nessuna l'aveva mai fatto, nessuna ne aveva mai parlato in mia presenza né io avevo dato a quel pensiero tanta importanza. Ma Millie? Lei non si era mai comportata come le altre nei miei riguardi, così come io non avevo mai assunto tali comportamenti in precedenza.
Perché tanto accanimento, perché tante emozioni ignote per una ragazzina impertinente?«Oh, un certo Romeo. Un amore estivo, niente di che. Quella sera vidi quella costellazione.» parlò lei, che sembrava non fare neppure caso a me; non uno sguardo, non un'occhiata, solo i suoi ricci ondeggiare nel buio quella notte.
Nella mia mente ingarbugliata non riuscii a comporre una sola frase sensata, e non una sola parola, un solo suono fu rilasciato dalle mie labbra. Solo il silenzio della sera che, opprimente, cascò su noi due.
Non fui capace di spezzarlo, così fu la voce di Millie a risuonare nella notte:«Perché?» chiese, e finalmente i suoi occhioni ambrati si posarono su di me; lo sguardo dell'uno inciampò in quello dell'altro, pietrificandomi.
«Io- nulla...» blaterai, balbettando appena.
Millie mi guardò, sotto il suo sguardo docile, curioso, inestimabile. Voleva dirmi qualcosa.«Finn.» mi richiamò a voce bassa, guardandomi dritto negli occhi. Fu difficile rimanere cosciente.
«Si?» fu la mia risposta priva di esitazioni, pronunciata in un sussurro tremolante.
«Perché... Perché non venivi mai su questa terrazza?»
«Oh.» percepii una morsa allo stomaco, costretto a distogliere lo sguardo. Proprio in quel momento ulteriori pensieri negativi si aggiunsero al caos che urlava dentro di me, rovinando in così poco quell'atmosfera così intima, profonda, sognante.
«Brutti ricordi.» fu la mia secca risposta. Vi era tanta confusione nella mia mente, tanto che avrei voluto smetterla di pensare, tanto che la mia mente stessa strillava, pregandomi di finirla con quella tortura.«E adesso perché ci vieni?» sapevo che non sarei riuscito a mettere freno alla sua curiosità, non sarei riuscito ad oppormi alla sua cocciutaggine; non mi restò che deviare la discussione.
«Io... Oh, si è fatta una certa ora. E poi non hai freddo, vestita così leggera?» mi raddrizzai. Non ero più appoggiato alla ringhiera, adesso mi dirigevo a passo svelto verso casa sotto lo sguardo deluso di Millie, ancora impaziente di ottenere una risposta.
«Dove vai?» mi chiese in un rimprovero.
«A dormire! secondo te?»
«Aspetta!» si decise ad allontanarsi dalla ringhiera e, a passo svelto, si avvicinò per poi lamentarsi:
«I miei vestiti non sono ancora asciutti!»«Non importa» risposi.
«Puoi portare la mia maglia.» ancora una volta non pensai prima di parlare; avevo pronunciato quelle parole con tanta spontaneità mentre la accompagnavo alla porta, maledicendomi per quel tono delicato, gentile, così contrastante con la mia personalità. Ma era davvero la mia personalità, quella che mostravo ogni giorno?«Finn...» sussurrò ancora, appena davanti la porta.
«Si?» risposi allo stesso modo, senza alcuna esitazione. Un brivido di aspettativa brillò nel mio animo spento, vuoto da troppo tempo. Cosa stava succedendo?
«Io-»
«Tu?»
«Io- volevo dirti grazie.» disse, guardandomi con occhioni luccicanti. E un po' ne fui deluso, a dir la verità; sembrava aver scelto le parole sbagliate.
Tuttavia, risposi ancora preso dalla miriade di emozioni che avevo provato durante quella serata; l'ultima che stavo vivendo in quel momento era stata la più intensa, e quella sensazione di star cadendo nel vuoto continuò a tormentarmi a lungo.«Oh- grazie a te, cioè, prego!» farfugliai. Le mie gote presero colore mentre Millie lasciava casa mia, salutandomi con un cenno della mano, e mi maledissi per l'ennesima volta.
«Che figura di merda.» borbottai tra me e me una volta chiusa la porta, poggiandomi sfacciatamente ad essa;
quel sentimento continuava a tormentarmi, il cuore martellava forte nel petto e milioni di farfalle prendevano il volo nel mio stomaco.
Cos'era quella patetica sensazione da ragazzine?Mi trascinai appena in camera mia, quando mi accorsi che le gambe mi tremavano. E quando mi gettai sul letto, non riuscii a pensare ad altro che a lei, alla sua risata, ai suoi occhioni e a i suoi ricci ondeggiare nella sera. Alla sua figura esile, alla mia t-shirt ricadere sul suo corpicino armonioso, al suo profumo inconfondibile.
Fu in quel momento che mi accorsi di non aver mai provato nulla di simile prima di quel giorno, prima di quella sera.
Fu in quel momento, che mi accorsi di essere innamorato.
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where the lanters end up [fillie]
Fanfiction"Ci amiamo di notte perché il giorno è troppo futile, troppo chiassoso per lasciar udire le flebili voci delle anime gemelle nascoste sotto un milione di maschere." Finn Wolfhard è cambiato: non è più lo stesso di due anni fa, e adesso i suoi occhi...